NOTIZIE DAL MONDO

ECCO A VOI CARISSIMI NEL SIGNORE UNA ULTERIORE PAGINA CON NOTIZIE DAL MONDO DOVE I NOSTRI CARI FRATELLI SONO GRAVEMENTE PERSEGUITATI A CAUSA DELLA LORO FEDE IN CRISTO... PREGHIAMO PER FAVORE AFFINCHE' LO SPIRITO SANTO INTERVENGA DANDO FORZA A QUESTI CARI PER RESISTERE E NON VENIRE MENO.... UNIAMOCI IN PREGHIERA PER LORO, QUINDI, NON DIMENTICHIAMOLI MAI...PACE A TUTTI. Vostro in Lui. 

past. GIUSEPPE TRAMENTOZZI

SCOZIA

Scozia, evangelico arrestato: predicava, accusato di “omofobia”

8c0aacb686di: Marco Tosatti

DUNDEE (Scozia) – Un predicatore di strada americano, Tony Miano, è stato arrestato a Dundee, in Scozia, il 9 gennaio, dopo che una donna, che aveva assistito a una sua predica all’aperto, lo ha accusato di aver parlato contro i peccati sessuali. La notizia è stata data nei giorni scorsi dal Christian Legal Centre, un’organizzazione evangelica che difende in Gran Bretagna i cristiani da un punto di vista legale. Tony Miano, che in precedenza era un funzionario di polizia (Deputy Sheriff) a Los Angeles, dovrà apparire in giudizio a Dundee il 22 aprile prossimo per rispondere dell’accusa di disturbo della quiete pubblica con l’aggravante di espressioni “omofobiche”.Tony Miano faceva parte di una squadra di predicazione per le strade, che stava compiendo una missione di una settimana in Scozia. Era il secondo predicatore a parlare quel giorno. Il suo argomento era la natura del peccato, e cioè sui diversi peccati da cui Gesù era venuto a salvare la gente. Secondo i suoi confratelli, stava predicando in generale sul peccato; e poi ha cominciato ad elencare in maniera più dettagliata i peccati legati al sesso, citando l’adulterio, la promiscuità e la pratica omosessuale. A quel punto una donna che passava da quelle parti ha cominciato a gridare contro di lui.

La donna gridava contro Miano, e gridava che suo figlio (della donna) era omosessuale. Un collega di Miano, il pastore Josh Williamson della Chiesa battista riformata di Perth sostiene che «Tony non si stava focalizzando solo sulla pratica omosessuale, stava parlando di tutti i peccati. Una donna ha cominciato a gridare contro di lui, e un’amica che stava con lei ha visto che stavano registrando la predica, così è corsa verso di me e ha cercato di rompere la videocamera».

Nel frattempo la donna che aveva urlato stava chiamando la polizia con il cellulare, proprio mentre un agente stava arrivando. L’agente ha detto ai predicatori che anche se non stavano facendo nulla di male, c’era il diritto di parola, era meglio spostarsi. Miano ha terminato la predica in qualche minuto e insieme al collega hanno cominciato a impacchettare le loro cose per andare via. Ma nel frattempo sono arrivati due agenti. Una era una donna, che ha cercato di prendere la videocamera a Williamson; cosa che è riuscita al suo collega, che ha gettato lo strumento nel furgone della polizia. Anche Miano è stato caricato nel furgone; e l’accusa è stata disturbo della quiete e uso di linguaggio omofobico. Il predicatore si è dichiarato “non colpevole” di fronte al giudice; è stato liberato su cauzione, e dovrà tornare in tribunale il 22 aprile; nel frattempo è libero di tornare a casa, negli Stati Uniti.

Andrea Minichiello Williams, capo esecutivo del Christian Legal Centre afferma che l’incidente porta alla luce il problema della comprensione della legge in casi come questo. «Sembra che ci troviamo di fronte a una reazione iper-zelante da parte della polizia. L’incidente si aggiunge alla lista di arresti di evangelizzatori di strada cristiani che predicano prendendo spunto dalla Bibbia. È indicativo della soppressione di libertà di parola e di dare vita alle parole di Gesù Cristo in pubblico, e di presentare l’insegnamento della Bibbia». La Williams afferma che il Centre è pronto a difendere chiunque abbia problemi per aver espresso i suoi convincimenti cristiani.

INDIA

India
5 gennaio - Tornando a casa il pastore Vijayan e sua moglie sono stati buttati giù dal loro scooter da otto estremisti indù. Pregate per questa coppia, che a causa del maltrattamento subito ha dovuto essere ricoverata in ospedale per accertamenti.
6 gennaio - Dopo aver pregato per un malato, il pastore Ram Chandra è stato percosso ferocemente da alcuni estremisti indù che lo stavano aspettando vicino alla casa del malato.

IRAK

IRAQ (posizione n° 4 WWLIST)

 

12 gennaio - Sin dalla primavera si sta verificando un aumento di violenze e attentati. Pregate per la pace nel paese e per la tranquillità di tutti i suoi abitanti.

13 gennaio - L'unità fra le chiese e fra i cristiani costituisce una grande testimonianza in un paese che già da tanto tempo è sostanzialmente in guerra. Pregate affinché i cristiani siano pronti a mettere da parte le loro divergenze culturali e dottrinali e a collaborare.

14 gennaio - Pregate per i cristiani che ogni giorno condividono il Vangelo tramite le stazioni radio cristiane. Pregate affinché la Buona Notizia raggiunga gli iracheni che hanno tanto bisogno del messaggio d'amore di Gesù.

COLOMBIA

Colombia (25° posto della WWLIST)

 

19 gennaio - In molte parti della Colombia i pastori vengono minacciati di morte se non collaborano con i guerriglieri o con i gruppi paramilitari. A volte le chiese vengono costrette a consegnare i soldi delle collette. Pregate affinché i pastori siano forti e coraggiosi sotto queste gravi pressioni.

20 gennaio - Jaime Tenorio sta scontando vent'anni di carcere perché si opponeva alla tradizionale venerazione degli avi della sua tribù. Pregate anche per sua moglie Marleny e per i loro figli.

21 gennaio - Yairo è un giovane credente del nord della Colombia. Studia in una scuola biblica per poi tornare alla sua tribù per tradurre la Bibbia nella lingua locale. Pregate affinché Dio benedica il suo lavoro.

NOTIZIE DALLO SRI LANCA

CHIESE ATTACCATE DA VANDALI IN SRI LANKA

16 gennaio 2014 News

Sri Lanka church attackHikkaduwa, SRI LANKA (ANS) - Violente proteste hanno interrotto il servizio della domenica mattina del 12 gennaio, in due chiese a Hikkaduwa, una piccola città costiera nel sud dello Sri Lanka. Testimoni oculari riferiscono che una folla guidata da monaci buddisti hanno assediato una chiesa delle Assemblee di Dio e la Chiesa “Calvary Free Church”, minacciando i fedeli e compiendo atti vandalici nelle due chiese. Secondo Kristel Ortiz, che scrive per il sito delle “Assemblies of God World Missions” (http://worldmissions.ag.org ), i monaci sostenevano che le chiese erano centri di preghiera illegali e ne hanno chiesto la chiusura. Tuttavia, i fedeli sostengono che usano quei locali fin dal 1997.

 

Entrambe le chiese sono state gravemente danneggiate, e le apparecchiature audio, gli strumenti musicali, i mobili, la letteratura e le Bibbie sono state distrutte.

 

Un responsabile delle Assemblee di Dio ha dichiarato: “La polizia ha fatto sgomberare i credenti dal retro dell’edificio e li ha fatti rifugiare nelle case vicine, e siamo grati a Dio che nessuno di loro ha subito danni.”

 

Ortiz ha anche detto che sebbene la polizia aveva promesso protezione alle chiese e le aveva consigliate di continuare con i loro servizi, al momento dell’attacco la presenza della polizia era insufficiente per trattenere quella

 

“Chiediamo il vostro sostegno con la preghiera perché la giustizia, la pace e il buon senso possano prevalere e per la protezione di questi pastori, dei credenti e delle loro famiglie. Per favore pregate per la leadership delle Assemblee di Dio nell’incontro che avremo per discutere sul da farsi in questa incerta e sleale situazione “, dice il pastore della chiesa delle Assemblee di Dio.

 

Il Dr. George Wood, sovrintendente generale delle Assemblee di Dio e presidente della “World Assemblies of God Fellowship” (AGWM) esorta i credenti a sostenere i fratelli dello Sri Lanka che sono perseguitati per la loro fede e per i locali di culto, anche perché la costituzione dello Sri Lanka dà chiaramente loro ragione. Egli aggiunge: ”Preghiamo che nei giorni a venire siano trattati con giustizia.”

 

Secondo un portavoce della polizia, 24 persone della folla assalitrice, tra cui otto monaci, sono stati identificati, e i loro nomi trasmessi al giudice. Inoltre, una completa relazione dell’attacco è stata redatta, e consegnata al ministero degli affari religiosi.

 

“Pregate che Dio dia forza e saggezza ai nostri fratelli in Sri Lanka che soffrono per la loro fede”, dice Greg Mundis, direttore esecutivo delle AGWM. ”Hanno bisogno di un’abbondante misura della grazia e della potenza di Dio, mentre cercano di mostrare la compassione di Cristo e di dimostrare il suo amore a coloro che si oppongono al messaggio del Vangelo.”

 

 

NOTIZIE DALL'INDONESIA

INDONESIA – Cristiani in crescita ad Aceh, ma niente permessi per costruire chiese

11 gennaio 2014 NOTIZIE DAL MONDO EVANGELICO

indonewwswswwswwwwwwiaBanda Aceh – La piccola comunità cristiana nella provincia indonesiana di Aceh, nel Nord dell’isola di Sumatra, prospera ed è in crescita ma ottenere permessi per costruire chiese risulta impossibile, riferiscono all’agenzia di stampa Fides le Chiese cristiane locali. Nella provincia, nota perché ha approvato parti della sharia (la legge islamica) nella legge civile, i cristiani, secondo i dati del censimento 2010, sono l’1,2 % della popolazione che in totale conta circa 4,5 milioni di abitanti. Esistono solo tre chiese nel capoluogo Banda Aceh (una cattolica e due evangeliche) e, anche se la popolazione cristiana di Aceh risulta in crescita, gli stretti requisiti per ottenere autorizzazioni e le pressioni dei gruppi radicali islamici sulle autorità civili hanno reso oltremodo difficile per i non musulmani costruire nuovi luoghi di culto. Inoltre l’attuale governatore della provincia, Zaini Abdullah, eletto nel 2012, promuove un dichiarato programma di islamizzatone della società.

Le regole per concedere permessi di costruzione variano da provincia a provincia, in Indonesia. Secondo Zulfikar Muhammad, coordinatore della “Aceh Human Rights Coalition”, che accoglie circa 30 organizzazioni, “ queste regole limitano di fatto minoranze nel libertà di praticare la loro fede e non sono coerenti con al Costituzione indonesiana”.

Un’ordinanza del Ministero degli Interni indonesiano stabiliva nel 2006, come requisiti necessari, la richiesta firmata da almeno 90 membri di una comunità e, in più, una lettera di sostegno firmata da almeno 60 residenti locali, non appartenenti alla comunità. Ad Aceh, nel 2007, la normativa è stata modificata in senso restrittivo dal governatore locale: per la provincia sono necessarie le firme di almeno 150 fedeli e, inoltre, le firme di sostegno di 120 residenti. Con tali requisiti, non solo i cristiani non riescono a ottenere nuovi permessi ma alcune sale di preghiera esistenti sono state chiuse: a ottobre 2012, l’amministrazione si Banda Aceh ordinato chiusura di nove luoghi di culto appartenenti a cristiani e buddisti, citando il mancato rispetto delle leggi vigenti. In sei casi, sono risultate decisive le rumorose proteste dei militati dell’Islamic Defenders Front (FPI). Sei mesi prima, nel sud della provincia di Aceh le autorità hanno ordinato la chiusura di altri 17 luoghi di culto cristiani. (PA) (Agenzia Fides 10/1/2014)

NOTIZIE DI PERSECUZIONI NEL MONDO

World Watch List 2014

Analisi della persecuzione nel mondo

 

WWListMappa2013

 

La WORLD WATCH LIST elenca 50 paesi secondo l’intensità della persecuzione che i cristiani affrontano per il fatto di confessare e praticare attivamente la loro fede. E’ compilata da analisti di Porte Aperte specialisti della persecuzione, ricercatori ed esperti sul campo operativo e indipendenti all’interno dei vari paesi. I livelli assegnati sono basati su vari aspetti della libertà religiosa, nella fattispecie identificano principalmente il grado di libertà dei cristiani nel vivere apertamente la loro fede in 5 aree della vita quotidiana: nel privato, in famiglia, nella comunità in cui risiedono, nella chiesa che frequentano e nella vita pubblica del paese in cui vivono, a cui si aggiunge una sesta area che serve a misurare l’eventuale grado di violenze che subiscono.

Dalla WWList 2014 (quindi basata su dati 2013), la metodologia della WWList è stata sottoposta al controllo e alla valutazione dell’organismo internazionale indipendente International Institute for Religious Freedom (http://www.iirf.eu/) per mostrare la massima trasparenza e utilità dell’immenso lavoro di raccolta e analisi dati fatto da Porte Aperte e sfociante nella WWList. L’IIRF ne ha attestato la professionalità e l’affidabilità dei contenuti.

 

SCARICA LA MAPPA WWLIST 2014 IN PDF

 

 

 

 

 

 

Cosa cambia rispetto alla precedente lista

Vi proponiamo una sintesi dei cambiamenti avvenuti nella WWList 2014 rispetto a quella dell’anno precedente, ricordandovi che il periodo coperto dalla WWList dal 1 Novembre 2012 al 31 Ottobre 2013.

 

• La Corea del Nord è al °1 posto per il 12° anno consecutivo. Si stima che tra 50.000 e 70.000 cristiani soffrano negli orribili campi di prigionia nordcoreani. Coloro che vengono trovati in possesso di una Bibbia affrontano lunghe detenzioni o addirittura la morte.

 

• Nella top 10 della lista oltre alla Corea del Nord troviamo Somalia, Siria, Iraq, Afghanistan, Arabia Saudita, Maldive, Pakistan, Iran e Yemen: 9 di queste 10 nazioni sono a maggioranza islamica. L’estremismo islamico è il motore della persecuzione in 36 dei 50 stati della WWList. Tutto ciò riflette un’intensificazione del trend che negli ultimi 15 anni ha reso l’estremismo islamico la fonte principale di persecuzione dei cristiani.

 

• In ben 34 nazioni la persecuzione è aumentata rispetto all’anno precedente (64%). In 5 nazioni la persecuzione è diminuita, ossia la situazione per i cristiani è migliorata (10%). Nel resto delle nazioni la situazione è rimasta più o meno la stessa (26%).

 

• Per la prima volta una nazione sub-sahariana, la Somalia, raggiunge la seconda posizione. Sempre in Africa, il Sudan è all’11°. I paesi africani assumono un ruolo determinante nella WWList. La Repubblica Centrafricana è la nuova new entry, direttamente al 16° posto: violenze orribili sono state dirette contro i cristiani dai ribelli Seleka nel periodo preso in esame.

 

• Per la prima volta la Siria (dall’11° alla 3°) e il Pakistan (dalla 14° all’8°) entrano nella top 10. La terribile guerra civile in atto in Siria è un’ovvia ragione di questa scalata. Il Pakistan invece diventa sempre più per i cristiani un posto dove è difficile vivere. Gli islamici più radicali hanno ampio margine di manovra e spesso commettono crimini e discriminazioni contro i cristiani rimanendo impuniti: il governo non sembra in grado di garantire la sicurezza della minoranza cristiana.

 

• La violenza contro i cristiani è stata più visibile nei cosiddetti paesi “in crisi” o in via di dissoluzione. Basti pensare a stati come Somalia, Siria, Iraq, Afghanistan, Pakistan, Yemen e Repubblica Centrafricana, per capire di cosa si tratta, senza dimenticare Libia e Nigeria.

 

• Le nazioni uscite dai primi 50 stati dove esiste la persecuzione e quindi dalla WWList 2014 sono l’Azerbaigian (al 38° posto l’anno scorso), Kirghizistan (49°) e l’Uganda (47°), che rimangono sorvegliati speciali. Oltre alla Repubblica Centrafricana, entrano Sri Lanka direttamente al 29° posto e il Bangladesh al 48°.

 

• La Colombia fa un enorme salto nella WWList, dalla 46° alla 25° posizione, dimostrando come sia possibile in una nazione cristiana parlare in molte aree di persecuzione dei cristiani.

 

• I paesi con il più elevato numero di violenze contro i cristiani (assassini, rapimenti, stupri, distruzioni di chiese) sono: Repubblica Centrafricana, Siria, Pakistan, Egitto, Iraq, Myanmar, Nigeria, Colombia, Eritrea e Sudan.

 

• Una buona notizia è la discesa notevole del Mali, dalla 7° alla 33°. Anche la Tanzania passa dalla 24° alla 49°.

 

EGITTO

Egitto: un capodanno di minacce

02-01-2014EGITTO

Nonostante le tante minacce a moltissime chiese, il capodanno è passato tutto sommato pacificamente, per la grande comunità cristiana egiziana. Ce ne parla il fratello Michael, collaboratore egiziano di Porte Aperte.

“Grazie di cuore per le vostre premurose e genuine preghiere che noi, Chiesa egiziana, abbiamo sentito nel corso di questi ultimi giorni dell’anno. Voci parlavano di possibili attacchi a molte chiese e ai cristiani di tutte le denominazioni da parte dei sostenitori della Fratellanza Musulmana, soprattutto durante la notte dell’ultimo dell’anno. Vogliamo insieme a voi ringraziare Dio perché il capodanno è passato tutto sommato pacificamente, con molte riunioni dove milioni di cristiani egiziani si sono potuti incontrare liberamente e rinnovare così la loro fede nel Signore e nel Suo piano per le loro vite e la nostra nazione”, ci scrive un nostro collaboratore egiziano, il fratello Michael (nome inventato per ragioni di sicurezza). Michael sarà presente al nostro convegno annuale a Rimini il 2-4 maggio 2014, dove ci parlerà approfonditamente delle testimonianze delle sorelle e dei fratelli egiziani e del difficile momento del suo paese.

 

Tra la comunità cristiana egiziana vi era un’atmosfera di grande preoccupazione per queste festività (che tuttavia continua in questi giorni), a causa delle minacce lanciate dai più radicali dei Fratelli Musulmani. Di fatto tra il 23 dicembre e la fine dell’anno, l’Egitto è stato al centro di un’escalation di violenze che ha portato a decine di morti e feriti. Poco prima del 25 dicembre, un’autobomba a Mansoura vicino alla stazione di polizia ha ucciso almeno 15 persone, mentre il 26 una bomba è esplosa al Cairo presso l’Università Al Azhar e altri 3 ordigni sono stati invece disinnescati. È subito scattata la messa al bando del movimento dei Fratelli Musulmani da parte del governo, considerati la mente e il braccio di questi attacchi, e, il giorno dopo, la loro reazione con una serie di manifestazioni che ha portato a scontri in piazza, all’incendio di un edificio della stessa università del Cairo e ad altri morti e feriti. In mezzo a questa estrema tensione, le minacce contro la comunità cristiana sono state più o meno continue.

 

“Un paio di attacchi purtroppo sono stati registrati. In uno di essi, un giovane cristiano di 23 anni ha perso la vita, mentre un commando di estremisti islamici, legati alla Fratellanza Musulmana, apriva il fuoco contro una Chiesa Ortodossa in un quartiere del Cairo”, ci ha confermato Michael, per poi affermare: “Tuttavia entriamo in questo nuovo anno rassicurati dalle promesse di Dio e dal supporto della famiglia cristiana mondiale che prega per noi e ci sostiene, cosa che noi consideriamo come un grande privilegio”.

 

L’8 gennaio prossimo uscirà la nuova WWList, la lista dei paesi dove esiste la persecuzione, in contemporanea in tutti i paesi dove opera Porte Aperte, quindi anche in Italia. E’ facile prevedere che l’Egitto, oggi al 25 posto della WWList, sia una di quelle nazioni che purtroppo salirà in questa classifica

DAL MONDO NOTIZIE

Marocchino Cristiano imprigionato a causa delle sua attività evangelistiche.

 

Mohamed El Baldi, 34 anni, cittadino di Ain Aicha,cittadina vicino a Fes, è stato condannato a pagare 5.000 dirham(450€) per aver "scosso la fede di un musulmano", da un giudice il 3 settembre.

E' stato arrestato dopo che la sua casa è stata perquisita il 28 agosto e sono stati confiscati tutti gli oggetti legati alla sua fede, come la Bibbia.

Diffondere il Cristianesimo in Marocco è vietato. Infatti nel paese, ai sensi dell'articolo 220 del codice penale,la legge stabilisce che è illegale far cessare ad una o più persone la pratica della propria religione mediante l’uso della forza, tramite violenza o minacce.

Secondo la legge, la pena massima per questo reato è la reclusione dai tre ai sei mesi, e una multa da 200 a 500 dirhams . Tuttavia, El Baldi è stato punito molto più severamente.

El Baldi, che si sarebbe convertito al Cristianesimo circa sette anni fa, ha ammesso l'amicizia con due Cristiani Americani, che gli hanno fornito materiale cristiano, e ha confermato che ha frequentato le riunioni cristiane nelle città di Meknes e Rabat.

Durante l'udienza, la madre è sta colpita da una crisi isterica, arrivando a pregare Allah di vendicarsi di chiunque "avesse manomesso" la mente di suo figlio.

Il Marocco si classifica al 39° posto della World Watch List.

Nel 2010, un certo numero di Cristiani stranieri sono stati dichiarati "un pericolo" per il paese e quindi espulsi

Dei 33 milioni di abitanti del Marocco, oltre il 99 per cento è musulmano. Il resto è composto in prevalenza da cristiani ed ebrei.

ECCO A VOI UNA LETTERA DI FRATELLO ANDREA CHE CONTIENE UN INSEGNAMENTO UTILE SULLA PREGHIERA

 

Recentemente ero in un villaggio cristiano che è stato completamente distrutto da una folla di musulmani, che ha lasciato 10 o forse 20.000 cristiani senza un tetto e con tutte le loro proprietà rovinate. Abbiamo avuto una grande riunione fra cristiani e musulmani subito dopo l’accaduto e abbiamo parlato di perdono e riconciliazione.

 

Perché? Perché la vita continua persino durante e dopo la persecuzione. Dobbiamo preoccuparci di quelle opportunità, non solo dei bisogni, non solo della crisi, ma anche delle opportunità e delle soluzioni che Dio offre a coloro che sono consacrati a Lui.

Nello stesso giorno ho ricevuto una telefonata dall’imam principale di quel paese. Mi ha detto: “Fratello Andrea, puoi venire a pregare con me? Sono molto malato”. Così mi ha accompagnato un pastore locale che era appena stato rilasciato dalla prigione, un uomo che aveva sofferto per via della sua fede e a causa dei musulmani locali. Insieme con altri membri della squadra di Porte Aperte siamo andati a trovare questo imam. Lì gli ho spiegato chi è Gesù e gli ho testimoniato la mia fede personale in Lui. Quindi ho cominciato a pregare per questo imam e ho poggiato le mie mani su di lui. Mentre pregavo ho sentito una mano sulla mia, era quella del pastore che era appena uscito dal carcere. Che perfetta illustrazione dell’insegnamento di Gesù: “Pregate per quelli che vi perseguitano”.

 

I cristiani hanno una risposta nelle situazioni in cui il mondo non sa dare risposte. Come seguaci di Cristo dobbiamo fare un passo coraggioso: dobbiamo rimuovere l’immagine del nemico che abbiamo di coloro che ci perseguitano. Fintanto che li vediamo come nemici di qualcuno, l’amore di Dio non può lavorare attraverso di noi per raggiungerli!

Dobbiamo pregare e persino amare coloro che ci odiano.

 

In realtà il modo con cui i cristiani si comportano verso gli altri è il più potente messaggio che possiamo condividere. Esso trascende di gran lunga le parole o i metodi che possiamo cercare di usare per avere un impatto sul mondo e per rispondere alla domanda provocatoria: “Chi è Dio?”

 

I cristiani devono essere capaci di indicare il loro cuore e dire: “Dio è qui! Vive in me. Ed io sono pronto a morire per Lui e sono pronto a morire anche per te, perché questo è ciò che ha fatto per noi sulla croce del calvario”.

 

In questi tempi di conflitto nulla funzionerà fino a quando ogni cristiano non sarà pronto a dare la propria vita per gli altri. Io sfido i cristiani del mondo a pregare per i fratelli e le sorelle perseguitati, ad agire per loro e a vivere la vita di Gesù in questo mondo bisognoso intorno a noi.

Solo allora vedremo un radicale cambiamento nella vita della gente. Solo allora vedremo l’amore di Cristo sostituire l’odio di questo mondo.

 

Vostro,Andrea.

DECINE DI CHIESE “RUMOROSE” MESSE A TACERE IN CAMERUN

 

Il Governo del Camerun ha ordinato la chiusura di decine di chiese, nel tentativo di mettere fine a quello che ritiene essere un fenomeno di anarchia tra le diversa denominazioni Cristiane.

Queste misure restrittive, che le autorità hanno iniziato ad imporre dal 23 Agosto, prendono soprattutto di mira le chiese pentecostali, le quale non sono ufficialmente riconosciute.

Il Ministro per le Comunicazioni, Issa Tchiroma Bakary, ha detto durante una conferenza stampa il 28 Agosto che queste chiese assumono pratiche “malsane” e “indecenti” contrarie con l’obiettivo della crescita spirituale delle persone.

Bakary ha anche denunciati fenomeni come “estorsioni di denaro a persone indigenti”, “ripetuti schiamazzi notturni” e “proselitismo”.

 

“Dinnanzi ad una situazione del genere il governo non poteva rimanere indifferente e inattivo” ha detto. “Le autorità amministrative, le quali sono responsabili della conservazione dell’ordine pubblico dovevano prendere le loro responsabilità.”

 

Circa 10 chiese hanno dovuto chiudere le loro porte nella città di Yaoundè, nella capitale. In Bamenda, la principale città del nord-est del paese, dove vive la maggior parte della comunità cristiana, circa 20 chiese sono state colpite dalla stessa ordinanza.

 

In totale, secondo Bakary, sono state chiuse ben 35 chiese.

 

Il pastore Naida Lazare, Presidente del Cameroon’s Christian Media Network, ha detto che diverse chiese hanno cercato l’approvazione governativa per più di 10 anni ma non hanno mai ricevuto risposta.

“Molte chiese e organizzazioni Cristiane hanno cercato invano di ottenere i requisiti legali. Hanno percorso tutte le vie legali ma non hanno mai ricevuto una risposta, ne in caso di rigetto della loro richiesta ne,tanto meno, in caso di approvazione. Invece di dare la colpa ad organizzazioni cristiane o uomini e donne spesso insospettabili, il governo guadagnerebbe molto dalla regolamentazione di tali associazioni” ha detto il pastore a World Watch Monitor.

La decisione di chiudere le comunità non registrate non è nuova nel Camerun. Un certo numero di chiese pentecostali nel paese è stato chiuso nei anni passati dalle autorità locali per via delle lamentele di alcuni residenti nelle zone attigue le comunità.

Anticristianesimo diffuso in Asia Centrale, soprattutto in Uzbekistan. Arresti e condanne, oltre che multe e pressioni sociali di vario tipo caratterizzano la vita dei cristiani uzbeki. Eccovi alcune testimonianze recenti.

Tutte le nazioni che compongono la cosiddetta Asia Centrale (Uzbekistan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan) hanno governi che negli anni hanno implementato legislazioni restrittive nei confronti della libertà religiosa (in particolar modo contro la confessione cristiana). A diversi gradi (quindi non tutte alla stessa maniera) le autorità sembrano volersi mantenere chiuse all’influenza esterna, considerando il cristianesimo un segnale di ingerenza straniera. In tutta l’area si respira un anticristianesimo diffuso, ma l’Uzbekistan ad oggi è il paese dei 5 citati dove più si perseguitano e discriminano i cristiani (occupa il 16° posto della WWList). La persecuzione prende forme distinte, dall’intolleranza delle autorità a quella sociale, con fenomeni di arresti, confische, minacce, pressioni, abusi e violenze di vario genere.

 

Riguardo l’intolleranza delle autorità in Uzbekistan, molti di voi si ricorderanno del pastore Tohar Haydarov, condannato a 10 anni di prigione in un campo di lavoro: purtroppo non è l’unico caso di arresto e condanna. Sharofat Allamova da Urgench è stata condannata a 18 mesi di carcere in un campo di lavoro. Pochi giorni fa, sei sorelle sono state arrestate dalla polizia mentre erano immerse in un incontro di preghiera all’interno di un’abitazione privata. Sono state bruscamente trasportate alla vicina stazione di polizia e trattenute per 8 ore, durante le quali hanno subito un pesante interrogatorio costrette a rimanere in ginocchio, umiliate e minacciate in vari modi, il tutto per spingerle a rinnegare Cristo. Dopo l’interrogatorio sono state portate in tribunale dove è stata comminata loro una pesantissima multa di quasi 4.500 euro (cifra altissima in questo paese). E’ evidente che le autorità vogliano arginare la diffusione del Vangelo attraverso gli incontri in casa e che la registrazione (l’autorizzazione amministrativa) di una chiesa sia un’odissea che spesso (dopo anni) non porta a nulla, segno dell’ostruzionismo del sistema uzbeko. A settembre all’Unione delle Chiese Battiste nella regione di Toshkent è stato ingiustamente confiscato un terreno di proprietà: giunti in tribunale, il giudice non ha esitato a confermare la confisca da parte dello stato.

 

Un esempio emblematico e recente invece della pressione sociale che subiscono i cristiani è quello di Mahmud (nome cambiato per ragioni di sicurezza). Mahmud è un giovane uzbeko che si è avvicinato alla fede cristiana spontaneamente, convertendosi ad essa pur provenendo da una famiglia musulmana. Deciso a condividere il messaggio del Vangelo alla famiglia, oggi è stato rigettato da tutti perdendo così anche lo stipendio che riceveva dall’attività familiare. I parenti, infatti, gli hanno tolto tutto ritenendolo una vergogna per la famiglia.

 

I membri di chiesa dunque affrontano maltrattamenti, detenzione, arresti per “attività religiosa illegale” o “accuse di estremismo” compresa quella di organizzare incontri di preghiera privati o possedere libri illegali. E’ proibito importare Bibbie, le chiese sono obbligate a registrarsi, come si diceva, e sono comunque continuamente multate pesantemente per avere tenuto dei culti o per il possesso di materiale cristiano.

 

Africa-Tanzania

AFRICA/TANZANIA – Leader cristiani aggrediti e perseguiti con false accuse

16 dicembre 2013 PERSECUZIONE

8150615-africa-tanzania-il-5-marzo-2009-villaggio-masai-un-gruppo-maasai-uomini-savana-un-sole-splendenteDodoma (Agenzia Fides) – Sono aumentate in modo esponenziale l’insicurezza e il rischio per i leader cristiani in Tanzania nel 2013: nel corso dell’anno – denuncia l’Ong “Barnaba Team” che monitora la condizione delle comunità cristiane – un numero consistente di leader delle Chiese sono stati uccisi o feriti in attacchi violenti. Fra le vittime, il laico cristiano Eliya Meshack, ucciso a colpi di machete mentre guidava un incontro di preghiera nella provincia di Mwanza il 22 ottobre scorso. A settembre Joseph Anselmo Mwagambwa è stato sfigurato con l’acido a Zanzibar, mentre a giugno il Pastore Robert Ngai ha subito gravi lesioni alle mani e le braccia, colpito con machete in casa sua, a Geita. A febbraio fecero scalpore la decapitazione del rev. Mathayo Kachila a Buseresere e l’uccisione del rev. Evarist Mushi, colpito a morte fuori dalla sua chiesa a Zanzibar.

Inoltre, molti Pastori e leader cristiani, afferma la nota dell’Ong “Barnaba team” inviata a Fides, si trovano ad affrontare accuse penali false: devono fronteggiare da una parte così un crescente islamismo militante e violento; dall’altra l’ostilità di gruppi islamici che, per colpirli, ricorrono a procedimenti giudiziari, con l’appoggio di magistrati compiacenti.

Nei diversi attacchi le Chiese indicano il coinvolgimento del gruppo “Uamsho” (“il risveglio”), organizzazione separatista islamica che lotta per l’indipendenza di Zanzibar. Altre azioni violente si possono attribuire ad “al-Shabaab”, gruppo militante islamico con sede in Somalia. Anche sul versante giudiziario, i leader cristiani sono sottoposti a vessazioni: 52 false denunce sono state depositate contro i Pastori cristiani, accusati spesso di blasfemia verso l’islam e il Profeta Maometto, oppure di aver battezzato e convertito bambini musulmani.

 

notizia dalla scienza

FRANCIS COLLINS E IL LINGUAGGIO DI DIO ATTRAVERSO LA SCIENZA

10 dicembre 2013 News

10 dicembre 2013 | FEDE E SCIENZA – Francis Collins oltre ad essere un evangelico è anche uno dei più importanti e influenti scienziati a livello mondiale; genetista e biologo è noto per aver sequenziato il genoma umano. L’Endocrine Society lo ha descritto come “uno degli scienziati più riusciti del nostro tempo“, direttore del National Institutes of Health (cioè l’ente di ricerca medica e scientifica più avanzato degli Stati Uniti e quindi del mondo) e membro delle più importanti Accademie scientifiche. In questi anni ci ha deliziato d’importanti riflessioni sul linguaggio di Dio attraverso la scienza.

 

Raccontando la sua conversione dall’ateismo al cristianesimo grazie alla ricerca scientifica, ha detto: «Ero sbalordito dall’eleganza del codice genetico umano. Mi resi conto di aver optato per una cecità volontaria e di essere caduto vittima di arroganza, avendo evitato di prendere seriamente in considerazione che Dio potesse rappresentare una possibilità reale» (F. Collins, “Il linguaggio di Dio”, Sperling & Kupfer 2007, pag. 20-22)

 

«Non riesco a capire come la natura avrebbe potuto crearsi da sé. Nessuno scienziato serio oserebbe affermare di avere a portata di mano una spiegazione naturalistica dell’origine della vita. Solo una forza al di fuori del tempo e dello spazio avrebbe potuto fare una cosa simile. Il Big Bang domanda a gran voce una spiegazione divina», e infatti «si accorda perfettamente con l’idea di un Dio Creatore trascendente» (F. Collins, “Il linguaggio di Dio”, Sperling & Kupfer 2007, pag. 63).

 

Per quanto riguarda l’evoluzione umana la definisce «l’elegante piano di Dio per la creazione del genere umano», rifiutando il creazionismo e l’Intelligent Design, ha avvallato il concetto di “evoluzione teista”: «Il Dio della Bibbia è anche il Dio del genoma. Egli può essere adorato in una02-Nebulosa cattedrale o in un laboratorio. La sua creazione è maestosa, impressionante, intricata e bella [...] Come scienziato e credente ho la possibilità di scoprire e studiare l’incredibile complessità della creazione di Dio. Ho guardato per la prima volta nella storia umana le lettere del DNA umano – che io ritengo siano il linguaggio di Dio – e ho avuto solo un assaggio minuscolo della straordinaria potenza creativa della Sua mente, così lo è ogni scoperta che compie la scienza. [...] La scienza non mi dirà perché siamo tutti qui, qual è lo scopo nella vita o che cosa succede dopo la morte. Per questo, ho bisogno della fede. Sono grato di poter attingere a più modi di conoscenza al fine di avere un pieno apprezzamento del dono meraviglioso della vita che ci è stata data. A volte qualche scienziato conclude che la fede è qualcosa che arriva per puro sentimento. E’ perché non percepisce la nozione che la fede può essere una scelta del tutto razionale, come lo è stato per me. [...] Abbiamo bisogno di tutti i tipi di modalità per conoscere la realtà e la verità. La scienza è un modo. La fede è un altro. Sono entrambi modi diversi di rispondere ai quesiti più importanti» (in “God Is Not Threatened by Our Scientific Adventures”, intervista di Laura Sheahen, Beliefnet).

 

«Per me l’esperienza di sequenziamento del genoma umano, e la scoperta del più imponente di tutti i testi, è stato un sorprendente risultato scientifico e un’occasione di preghiera. Molti saranno sconcertati da questi sentimenti, partendo dal presupposto che un rigoroso scienziato non debba anche essere un serio credente in un Dio trascendente. Questo libro ["Il linguaggio di Dio", nda] si propone di sfatare tale concetto, sostenendo che la fede in Dio può essere una scelta del tutto razionale, e che i principi della fede sono, infatti, complementare ai principi della scienza»

(F. Collins, The Language of God: A Scientist Presents Evidence for Belief, Introduction, New York, Free Press, 2006)

 

«Il dominio della scienza è l’esplorazione della natura. Il dominio di Dio è il mondo spirituale, un regno che non è possibile da indagare con gli strumenti e il linguaggio scientifico. Dev’essere dunque esaminato tramite il cuore, la mente e l’anima, e la mente deve trovare la strada per abbracciare entrambi questi regni»

(F. Collins, The Language of God: A Scientist Presents Evidence for Belief, Introduction, New York, Free Press, 2006)

 

«Non ho alcun motivo per vedere una discordanza tra quel che io conosco come scienziato che trascorre tutto il giorno a studiare il genoma umano e quello che io credo come qualcuno che presta molta attenzione a quello che la Bibbia ha insegnato su Dio e su Gesù Scritto. Questi sono punti di vista compatibili. La scienza è il modo -una potente strada, oltretutto- per studiare il mondo naturale. La scienza non è particolarmente efficace -anzi, è piuttosto inefficace- a fare commenti sul mondo soprannaturale. Entrambi i mondi, per me, sono molto reali e molto importanti. Essi sono studiati in modi differenti, essi coesistono, si illuminano a vicenda»

(F. Collins, interviewed by Bob Abernethy of PBS’ “Religion & Ethics Newsweekly”– a production of Thirteen/WNET New York. Transcript prepared by Burrelle’s Information Services, Livingston, NJ. Copyright (c) 2000 Educational Broadcasting Corporation)

 

Alla domanda: “Tu sei principalmente protestante? Un evangelico protestante?”, il Dr. Collins ha risposto: «Io credo di essere un Cristiano serio, qualcuno che crede nella realtà della morte e resurrezione di Cristo e che cerca di integrare questo nella vita quotidiano a non relegarlo ad un qualcosa di cui parlare la domenica mattina»

(F. Collins, interviewed by Bob Abernethy of PBS’ “Religion & Ethics Newsweekly”– a production of Thirteen/WNET New York. Transcript prepared by Burrelle’s Information Services, Livingston, NJ. Copyright (c) 2000 Educational Broadcasting Corporation)

 

«La scienza è l’unico modo per capire il mondo naturale, e i suoi strumenti quando sono utilizzati correttamente posso generare profonde intuizione all’esistenza materiale. Ma la scienza non ha potere per rispondere a domande come “Perché l’Universo è nato?”, “Che cosa significa l’esistenza umana?”, “Cosa accade dopo la nostra morte?”. Una delle più forti motivazioni del genere umano è scoprire le risposte alle questioni profonde, e noi abbiamo bisogno di portare tutto il potere di entrambe i punti di vista, scientifico e spirituale, per comprendere il visibile e l’invisibile»

(F. Collins, The Language of God: A Scientist Presents Evidence for Belief, Introduction, New York, Free Press, 2006)

 

Ma Collins racconta anche un anedoto curioso occasione in cui il combattivo scienziato ateo Richard Dawkins gli ha rivelato durante una conversazione che l’argomento più preoccupante per i non credenti è quello di contrastare la messa a punto dell’Universo, cioè il fatto che «le costanti dell’universo sono state fissate ad un valore che se fosse stato leggermente diverso, una piccola parte su un miliardo, non avrebbe fatto funzionare nulla», ha detto. L’argomento è tecnicamente anche definito “fine-tuning”. «Per ottenere il nostro universo, con tutte le sue potenzialità di complessità o qualsiasi tipo di potenziale per qualsiasi tipo di forma di vita, tutto dev’essere definito con precisione su questo livello di improbabilità». Quindi, ha continuato il genetista, «se sei ateo, o è solo un incredibile colpo di fortuna, oppure devi rivolgerti all’ipotesi del multiverso, la quale dice che ci deve essere un numero quasi infinito di universi paralleli che hanno valori diversi di quelli costanti».

 

Il celebre scienziato ha anche risposto a coloro che chiedono provocatoriamente “chi ha creato Dio“. Egli ha detto: «Un Creatore che non è limitato dal tempo, non ha bisogno di avere un inizio. La questione non ha alcun senso se si dispone di un Creatore di fuori del tempo». Sulla questione evolutiva, che lui ovviamente accetta in modo naturale (sostiene il cosiddetto Biologos) e la ritiene l’eleganza della creazione di Dio, ha voluto sfidare sia i cristiani creazionisti che coloro che credono che l’evoluzione smentisca la possibilità di Dio.

 

«Dio è un matematico e fisico impressionante, il Suo piano comprende il meccanismo dell’evoluzione per raggiungere lo scopo, per creare questa meravigliosa diversità degli esseri viventi sul nostro pianeta».

 

 

Corea del Nord

 

TESTIMONIANZA DI UN CREDENTE NORD COREANO SU COME SI VIVE IN COREA

13 aprile 2013 Testimonianze

Kim Tae Jin ha difficoltà a parlare. La differenza tra la sua vita in Corea del Nord e la sua vita ora a Seoul è troppo grande. ”La cosa più difficile per me,” dice con calma, “è prendere decisioni. La libertà di scegliere è sconosciuta nella Corea del Nord. Il partito ci dice cosa fare. Eravamo trattati come gruppo, non come individui “, ricorda Kim. ”Man mano che crescevo crescevano anche i miei dubbi circa la propaganda con la quale il governo ci nutriva.”

 

Con la speranza di una vita migliore, Kim fuggì in Cina. Lì, per la prima volta Kim sentì parlare di Gesù quando un cristiano gli diede una Bibbia. Dopo soli quattro mesi, Kim fu arrestato e rimpatriato nella Corea del Nord dove fu mandato al campo numero 15 … il temuto campo di lavoro di Yodok. “Ero molto spaventato. Anche se non avevo ancora accettato Gesù, pregai. In prigione mi picchiarono o con dei bastoni. Di notte, con solo un sottile coperta lacerata, ho dovuto sopportare un’invasione di pulci e pidocchi in quella cella fredda.” – Costretto a svegliarsi alle tre ogni mattina, Kim tutto il giorno veniva impiegato nei lavori forzati. Con tanto poco cibo, per sopravvivere doveva sfamarsi cercando di catturare topi, serpenti o rane. ”Ho visto tanta gente morire di fame e di malattia,” dice con le lacrime agli occhi. ”Chiunque veniva catturato nel tentativo di fuggire veniva giustiziato pubblicamente. I prigionieri erano trattati peggio delle bestie”.

 

Un giorno, per caso, Kim incontrò un cristiano. ”Non mi aspettavo di incontrare cristiani lì a Yodok. L’uomo era il leader di un gruppo chiamato “Community of Love”. ”Invitò Kim a confessare i suoi peccati, ma Kim rifiutò, temendo che, se scoperto, sarebbe stato torturato. Kim aggiunge tranquillamente, “Un giorno un informatore tradì il gruppo. Ho visto come legarono il braccio del mio amico così strettamente che poi dovettero amputarglielo. Dopo di che, lui e gli altri cristiani sono stati mandati in un campo ancora più duro. Non si esce vivi da un campo del genere.”

 

L’ultimo giorno di Kim in Yodok lo trascorse il 10 Aprile del 1992. Riuscì a fuggire di nuovo dalla Corea del Nord, attraversò il confine con la Cina, dove incontrò un cristiano. Ed è qui che egli finalmente accettò la Parola di Dio come verità e fu battezzato. Oggi Kim vive in Corea del Sud. Egli usa ogni occasione per parlare della Corea del Nord, e in particolare dei cristiani. ”Il mio messaggio personale è questo: mostrare interesse per il mio paese, e pregare per esso. Abbiamo bisogno del vostro sostegno. “

 

 

 

Iraq

 

IN FUGA DALLA PROPRIA CITTÀ, QUELLO CHE SUCCEDE IN IRAQ…

 

Sargon e sua moglie Leja (nomi fittizi per motivi di sicurezza) una volta vivevano a Bagdad, dove Sargon svolgeva la sua attività di meccanico. Adesso vivono nel nord del paese, in un piccolo appartamento scarsamente arredato.

Mentre era ancora a Bagdad, l’esplosione di una bomba ha ucciso tre dei meccanici amici di Sargon. Da quel giorno, nonostante sia sopravvissuto, Sargon continua ad avere delle schegge conficcate nelle sue spalle che non possono essere rimosse e che gli procurano dolore.

Gli effetti di quel giorno hanno avuto un impatto anche sul cuore di Sargon, aggravati dall’ incremento di attacchi terroristici avvenuti vicino alla zona di residenza della coppia.

Un giorno Leja ha trovato una lettera tra la sua posta: “Farete meglio ad andarvene via, oppure morirete.”

Come altri Cristiani in Bagdad, anche loro hanno dovuto prendere sul serio la lettera ricevuta. Così hanno messo insieme tutto quello che potevano portare e sono partiti in quella stessa notte con la loro vecchia automobile, viaggiando verso il nord dell’Iraq.

Saragon trovò un nuovo lavoro in una piccola officina nella loro nuova città. Guadagnava poco, giusto quello che serviva per pagare l’affitto. Così dopo un po’ di tempo lui e sua moglie stavano pensando di ritornare a Bagdad, nonostante i seri pericoli ai quali potevano andare incontro.

Appena saputo della loro situazione Open Doors/Porte Aperte è intervenuta con un micro-credito, che ha permesso a Sargono di aprire una propria officina.

Anche se l’aiuto economico ha dato l’opportunità alla coppia di avviare una nuova vita, hanno ancora dei seri problemi con i quali dibattersi: delle persone si sono infatti appropriate della loro abitazione a Bagdad, con l’approvazione del governo, e la coppia non potrà riappropriarsi della casa senza dover pagare elevati costi di assistenza legale.

Quella di Sargon e Leja non è una storia a lieto fine, e sfortunatamente, la loro storia è quella di molti Cristiani rifugiati nel nord dell’Iraq.

 

Iran

 

Iran: il pastore Farhad di nuovo libero

12-12-2013IRAN

Il pastore Farhad e un membro della sua chiesa ufficialmente riconosciuta (Assemblee di Dio in Iran) sono stati rilasciati dopo un anno di prigione. Le pressioni contro le chiese ufficialmente riconosciute permangono nell’arco di tutto il 2013.

Il pastore Farhad, sua moglie Shahnaz e due membri di chiesa, Davoud e Naser, furono arrestati in seguito ad un’irruzione della polizia iraniana nella Chiesa, ufficialmente riconosciuta, delle Assemblee di Dio nella città di Ahvaz, durante il culto del 23 dicembre 2011. Furono poi rilasciati su cauzione in gennaio (Shahnaz), febbraio (Farhad e Naser) e marzo 2012 (Davoud). Il 15 ottobre 2012 furono condannati a un anno di prigione ciascuno e alla confisca di tutto il materiale cristiano in loro possesso per “aver convertito al cristianesimo, invitando musulmani a convertirsi, e aver fatto propaganda contro il regime islamico, attraverso la promozione della fede cristiana evangelica”. Il primo maggio di quest’anno (2013), dopo che un’Alta Corte aveva rigettato il loro appello, sono stati incarcerati per scontare la loro pena di un anno.

 

Farhad e Naser sono stati rilasciati mercoledì 4 dicembre scorso, con circa 2 settimane di anticipo rispetto al completamento della sentenza, mentre Shahnaz e Davoud rimangono in prigione. La chiesa delle Assemblee di Dio rimane chiusa. Le pressioni contro chiese ufficialmente riconosciute sono aumentate nel corso del 2012, così come nel 2013 sono aumentate la sorveglianza e le restrizioni imposte, con in più, addirittura, la chiusura di alcuni servizi, nello specifico quelli del venerdì in lingua farsi (la lingua principale del paese, quindi quella con cui sarebbe più facile raggiungere la popolazione musulmana locale).

 

La comunità cristiana iraniana si rallegra del rilascio di questi fratelli. Preme qui sottolineare come si stia parlando di quella parte delle comunità che sono riuscite ad avere un riconoscimento ufficiale, ma che ugualmente subiscono pressioni. Che dire poi di quelle non riconosciute? Di tutti i fratelli e sorelle costretti a riunirsi in segreto nelle case, nelle cosiddette comunità familiari (o house church)? L’Iran manterrà sicuramente un’elevata posizione nell’ormai imminente nuova WWList 2014, attestandosi tra i primi 10 paesi al mondo dove più si perseguitano i cristiani.

 

Repubblica Centraficana

 

Repubblica Centrafricana: Siamo al vostro fianco!

8 dicembre 2013 NOTIZIE DAL MONDO EVANGELICO

downloadUn anno di conflitti e violenze si tramuta in uno stato di caos ed emergenza. I cristiani sono particolarmente bersagliati dai ribelli Seleka. In una conferenza organizzata da Porte Aperte mettiamo insieme vari leader nazionali e regionali. Esserci sarà il focus del 2014.

 

Sin dall’inizio dell’anno le comunità cristiane della Repubblica Centrafricana hanno dovuto affrontare intense sofferenze. Nel dicembre 2012 i ribelli musulmani Seleka cominciarono a conquistare ampie aree del centro e del nordest del paese, per poi, il 24 marzo 2013, prendere possesso della capitale Bangui e costringere alla fuga il presidente Bozizé. Da quel momento in poi il paese ha iniziato un rapido declino verso l’anarchia: la coalizione dei Seleka si è frantumata in alcune fazioni, e signori della guerra e milizie varie hanno preso possesso di intere aree del paese. Violenze e atrocità sono state commesse contro l’intera popolazione, ma in particolar modo contro i cristiani.

 

Come sapete, Porte Aperte è un ministero di presenza, vogliamo, insieme a voi, essere presenti e stare al fianco dei fratelli perseguitati, perciò ad inizio ottobre la nostra missione ha organizzato nella capitale Bangui una conferenza che ha riunito 100 leader di chiese di tutte le denominazioni presenti, un’opportunità per responsabili nazionali e regionali di condividere quanto è successo (e sta succedendo) alle congregazioni cristiane durante questa terribile guerra. Secondo i partecipanti è stato un tempo di profonda riflessione, condivisione e preghiera insieme, in cui si sono considerate persino le aree in cui la chiesa è stata mancante in questo oscuro periodo di violenze. Si è firmata infine una dichiarazione congiunta sulla situazione della chiesa nella Repubblica Centrafricana, dichiarazione utilizzata a vari livelli nella diplomazia internazionale per attirare l’attenzione dei media, dell’ONU e degli stati membri.

 

Le violenze hanno creato una vera e propria emergenza umanitaria e la persistente insicurezza ha inevitabilmente intaccato le operazioni di soccorso. Il 27 novembre scorso le Nazioni Unite hanno preso atto dello stato di crisi della Repubblica Centrafricana e dichiarato che il paese corre il rischio di finire nel “caos più completo”. Ci sono almeno 400.000 rifugiati interni al paese, mentre 200.000 sono fuggiti nelle nazioni confinanti: migliaia e migliaia di persone sono esposte alla fame e a malattie come malaria, influenza e colera.

 

Durante questa nostra conferenza, segnata dall’insicurezza e dalla paura di attacchi, abbiamo potuto portare con noi degli aiuti di primo soccorso per circa 38 famiglie cristiane nel bisogno, tra cui 6 vedove di pastori uccisi dai ribelli Seleka. Abbiamo seguito e aiutato anche 23 pastori costretti alla fuga in Cameroon (alcuni hanno perso figli nelle violenze, altri si sono ammalati). In aprile 2013 la Chiesa evangelica dei Fratelli di Bangui era stata attaccata e 33 persone erano rimaste ferite: abbiamo fatto visita a queste persone offrendo loro copertura per le spese mediche. E’ un inizio. Le necessità sono molte. Stiamo lavorando alacremente per capire come aiutare la chiesa in questo paese nel 2014, poiché, come sapete, noi tutti siamo uno con loro

 

notizie dall'India

India. Bambino di 7 anni torturato e ucciso perché cristiano

India.-Anugrag-Gemethi-300x244Si chiamava Anugrag Gemethi, ma per tutti era Anmol. Era cristiano come tutta la sua famiglia. Fondamentalisti indù dell’hindutva, in un villaggio del Rajasthan, lo hanno rapito, torturato e ucciso, per mandare un messaggio alla famiglia e alla comunità cristiana.Il bimbo è stato trovato il 18 novembre in un laghetto, in condizioni tali da essere praticamente irriconoscibile. I dettagli sono agghiaccianti e, per chi vuole approfondire, rinviamo all’articolo di Vatican Insider citato qui sotto. Per avere un’idea della ferocia, basti solo pensare che dall’autopsia è risultato che alcune ferite sono imputabili a “morsi di animali”.
La polizia, come spesso capita in questi casi, non è stata in grado “
di identificare gli assassini e assicurarli alla giustizia”.

Contemporaneamente è partita una campagna intitolata “Giustizia per il martire Anmol”, che intende sensibilizzare i leader della Chiesa e le istituzioni politiche e giudiziarie.
La comunità cristiana è piccola, è nata del 2005 ed è composta da appena 45 membri. Tuttavia, nonostante gli atti di violenza di cui sono vittima chiedono “
una punizione severa per i killer, nel nome della legalità; lo stop alla “persecuzione dei cristiani indiani”; un risarcimento per la famiglia del bambino”.
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4 dicembre 2013
India, fanatici indù uccidono un bambino cristiano
La denuncia dei genitori del piccolo Anugrag Gemethi: “Nostro figlio è stato torturato”. La mobilitazione dei cristiani: “Vogliamo giustizia”

Il fondamentalismo non risparmia nemmeno i bambini. Anugrag Gemethi, un bambino cristiano di sette anni che tutti chiamavano Anmol, è stato torturato e ucciso da estremisti indù in un villaggio del Rajasthan, nell’India nordoccidentale. È quanto denunciano i suoi genitori secondo i quali il piccolo sarebbe stato ucciso per mandare un “messaggio” alla sua famiglia e alla comunità cristiana. Diverse organizzazioni cristiane, di differenti confessioni, hanno messo in moto una vasta campagna di comunicazione per assicurare alla giustizia gli assassini del minore.

In una nota inviata all’agenzia vaticana Fides dal “Catholic Secular Forum”, una delle associazioni promotrici, si legge: “E’ davvero scioccante che un bambino di 7 anni non sia stato risparmiato dai fondamentalisti dell’hindutva. Quel che è peggio è che la polizia non sia in grado di identificare gli assassini e assicurarli alla giustizia”. La campagna, titolata “Giustizia per il martire Anmol”, intende sensibilizzare i leader della Chiesa e le istituzioni politiche e giudiziarie, nei più alti gradi. Si chiede una punizione severa per i killer, nel nome della legalità; lo stop alla “persecuzione dei cristiani indiani”; un risarcimento per la famiglia del bambino.

Anugrag Gemethi è stato torturato e ucciso nel villaggio di Gamidi, che si trova nel distretto di Dungerpur, nello stato di Rajasthan. Il corpo del piccolo è stato trovato in un laghetto il 18 novembre scorso, dopo una giornata di intense ricerche. Il suo volto era mutilato, privo di occhi, naso e orecchie, e irriconoscibile. Vi erano segni di bruciature sull’addome, le dita dei piedi erano mozzate e tagli profondi su una mano su un braccio. Secondo il rapporto dell’autopsia, la causa della morte è l’annegamento e altre ferite sono imputabili a “morsi di animali”. Cinque testimoni in ospedale dicono, invece, che sul cadavere erano evidenti segni di tortura, ignorati dal medico.

Il padre del ragazzo, Harish Gemethi, ha spiegato alla polizia che “da anni alcuni estremisti indù locali minacciano di uccidermi e hanno danneggiato la mia famiglia innumerevoli volte”. L’uomo ha fatto i nomi degli aggressori, chiedendo agli investigatori di indagare su di loro, ma finora i suoi suggerimenti sono stati ignorati. Nel villaggio esiste una comunità cristiana di 45 credenti, nata nel 2003. A settembre scorso, un gruppo di estremisti indù ha bloccato un incontro di preghiera dei fedeli, minacciando i presenti di morte.

Il Pastore protestante P.S. Jose, segretario diocesano della “Chiesa dei credenti” in Rajasthan, in una lettera alle istituzioni denuncia “il grave ritardo delle polizia nelle indagini”, parlando di “grave brutalità contro i cristiani” e chiedendo “giustizia per una famiglia in lutto”.

L’episodio è solo l’ultimo di una lunghissima lista di attacchi alle minoranze. Secondo dati raccolti dal Global Council of Indian Christians (GCIC), nel solo 2011, la minoranza cristiana è stata vittima di 170 attacchi di nazionalisti indù, di entità più o meno grave. Si tratta di attacchi di vario genere perpetrati da gruppi appartenenti al movimento nazionalista indù del Sangh Parivar. E alle continue violenze anticristiane si aggiunge l’assenza giustizia per le vittime dei pogrom del 2008: una sola condanna per omicidio ogni 20 casi registrati. Intanto nel settembre 2011 il Parlamento ha bloccato per l’ennesima volta l’approvazione del Communal Violence Bill, la legge sulla violenza interreligiosa.

notizie dal Pakistan

ASIA/PAKISTAN – Nuove minacce a un avvocato cristiano che difende le vittime di blasfemia

A-Pakistan-LoverLahore (Agenzia Fides) – Nuove minacce di morte all’avvocato cristiano Sardar Mushtaq Gill, attivista per i diritti umani e difensore di numerose vittime innocenti della legge di blasfemia. L’ultimo caso da lui difeso con successo è quello del cristiano Younis Masih, condannato a morte nel 2005 e liberato due giorni fa, dopo l’esito positivo di un ricorso alla Corte di Appello di Lahore (vedi Fides 29/11/2013). Come comunica Gill a Fides, le intimidazioni nei suoi confronti, già avvenute in passato, si fanno sempre più pesanti. Nei giorni scorsi alcuni sconosciuti, alle 6.35 del mattino, hanno sparato numerosi colpi di arma da fuoco contro l’abitazione dell’avvocato, a Lahore, e contro le case adiacenti, causando terrore in tutto il vicinato. L’avvocato ha ricevuto un SMS sul telefonino, in cui si minacciava di morte lui e sua moglie. Molti gli stanno consigliando di cambiare casa e nascondersi.
L’avvocato Gill, in una nota inviata Fides, chiede a tutti gli amici e i fedeli cristiani di pregare per lui. Le intimidazioni, spiega, intendono fermare il lavoro dell’organizzazione “Legal Evangelical Association Development” (LEAD), di cui Gill è presidente, che monitora la situazione dei cristiani e aiuta molte vittime innocenti, sia a livello legale, sia materiale. “Pregate perché Dio ci dia la forza, il coraggio e la saggezza per affrontare tale delicata e pericolosa situazione”, scrive.
LEAD è nata in Punjab proprio per garantire assistenza legale gratuita ai cristiani più poveri, che non possono permettersela e spesso, pur innocenti, sono in carcere per assenza di una adeguata tutela legale. Fra i casi difesi da Gill, numerosi cristiani accusati ingiustamente di blasfemia: nel mese di ottobre 2013, Gill ha assunto tre nuovi casi; a novembre il suo assistito Younis Masih, un caso vecchio ben 8 anni, è stato rilasciato perché trovato innocente. 

notizie dal Pakistan

ASIA/PAKISTAN – Liberato il cristiano Younis Masih, condannato a morte per blasfemia

PakistanLahore (Agenzia Fides) – E’ un giorno di gioia per la comunità cristiana in Pakistan: come appreso da Fides, il 35enne cristiano Younis Masih è stato rilasciato ieri, con un provvedimento della Corte di appello di Lahore. Masih era stato condannato a morte per blasfemia da un tribunale di primo grado a Lahore il 30 maggio 2007. Il suo caso è stato riaperto nel settembre 2012, quando alcune organizzazioni cristiane come “Legal Evangelical Association Development” (LEAD), assistendo la famiglia dell’uomo, hanno depositato un ricorso che è andato a buon fine. Il 3 aprile Masih era stato assolto (vedi Fides 3/4/2013), ieri è stato definitivamente liberato. Younis Masih e la sua famiglia si trovano comunque in un luogo nascosto, dato che, pur essendo l’innocenza provata, per gli estremisti restano macchiati di “blasfemia” e potrebbero essere uccisi.
Younis Masih languiva in carcere dal 10 settembre 2005: allora aveva 27 anni. Ha trascorso ben otto anni della sua vita in prigione, prima che la Corte d’Appello appurasse la sua innocenza. Masih aveva subito un attacco cardiaco l’8 gennaio del 2013 e resta malato di cuore.
“Ho quattro figli e non ho lavoro, nessuno mi sta aiutando. Vivo con il terrore di essere ucciso a sangue freddo”, ha detto Masih all’avvocato Mustaq Gill, di LEAD, che ha seguito il suo caso.
Masih ha ricordato due casi simili al suo: quello di Rimsha Masih, la ragazza disabile mentale accusata falsamente di blasfemia e poi scagionata, oggi residente in Canada; quello di Asia Bibi, donna e madre cristiana, condannata morte per blasfemia nel 2010, che resta nel braccio della morte nel carcere femminile di Multan.
L’avocato Gill ricorda a Fides che “i cristiani in Pakistan temono minacce, attacchi, violenze, discriminazione e odio. La legge di blasfemia è sempre una spada di Damocle che pende sulle loro teste: La loro vita non è sicura nemmeno dopo il rilascio dal carcere”. “Facciamo appello ai nostri fratelli e sorelle cristiani perché preghino per la salvezza di Younis Masih e aiutino la sua famiglia”, conclude.

notize dal Sudan

Miserere, storie di cristiani perseguitati. Io, “colpevole” di apostasia, braccata dai miei familiari, devoti musulmani di Khartoum

sudan-islam-khartoum-hSudan. Dopo la secessione, migliaia di “infedeli” sono stati costretti a fuggire al Sud dal Nord islamista. Quando l’elicottero si è alzato, in una nuvola di polvere rossa, là dove le ultime baracche si sfilacciano in deserto, per la prima volta, nella mia vita, ho visto il mondo dall’alto. Il disegno del Nilo Bianco mi si è svelato davanti agli occhi in una meraviglia e, come Dio, ho finalmente compreso la trama della mia vita dentro il reticolo della città che mi ha cresciuta.

Sono nata a Khartoum in una devota famiglia musulmana che non ha potuto impedire il mio incontro con una vicina di casa che un giorno mi parlò di un uomo risorto da morte. Una notizia incredibile che ha acceso il mio desiderio e mi ha trascinato in un’amicizia che mi ha condotta fino al battesimo.

Questo fatto ha sprofondato nella disperazione tutti i miei parenti. Per porre rimedio alla vergogna mio padre e i miei fratelli mi hanno rinchiusa in una stanza, al buio, perché potessi guardare nel fondo della mia anima e ritrovare la ragione. Sono rimasta sei mesi in quelle tenebre. Vedevo la luce solo per un’ora alla settimana, quando un imam, amico di famiglia, veniva a farmi visita per provare a ricondurmi sulla strada della sottomissione.

Tutti speravano che comprendessi che l’islam porta la luce ma le parole di quel religioso mi parevano più buie del mio buio, e il suo paradiso più nero del mio inferno. Poiché non mi piegavo l’imam prese a frustarmi, ogni volta venti colpi, affinché la mia carne comprendesse quale balsamo fossero le parole del profeta.

sudan-islam-khartoum-protestaNon ho ceduto. I miei fratelli, allora, si sono convinti che fossi posseduta da uno spirito maligno e che l’unica soluzione fosse quella di uccidermi; mi hanno caricato nel bagagliaio dell’auto e, di notte, mi hanno portato nel deserto con l’intenzione di seppellirmi viva. Mentre essi erano intenti a scavare la mia tomba sono riuscita a liberarmi e mi sono rifugiata in un canalone poco lontano. Non mi hanno trovata. Il giorno dopo sono andata dalla mia amica cristiana che mi ha nascosto per qualche tempo.

La situazione, però, si faceva ogni giorno più pericolosa, la mia famiglia mi cercava e la polizia, aizzata dai miei parenti, era sulle mie tracce. Ho deciso di fuggire in Etiopia. Ad Adis Abeba, però, i funzionari dell’ambasciata del Sudan mi hanno individuata e mi hanno rimpatriata a forza. Sono stata interrogata e picchiata per tre giorni dagli uomini della Niss che mi accusavano di essere fuggita illegalmente. Mi sono difesa dicendo che ero scappata perché i miei fratelli avevano cercato di uccidermi e, a quel punto, mi hanno creduta e rilasciata accusando la mia famiglia di tentato omicidio.

Sapevo di avere poco tempo così ho comprato un falso visto per un paese europeo e sono salita sul primo aereo in partenza. Nel frattempo i miei familiari erano stati interrogati a loro volta e avevano giustificato i propri atti con la mia apostasia. Loro sono stati prosciolti, io sono stata arrestata poco prima del decollo mentre ero già seduta al mio posto, il B23.

sud-sudan-cristiani-jubaSono stata condannata a sei mesi di reclusione che ho scontato nel carcere di Omdurman. Dopo il rilascio sono stata accolta da una famiglia di cristiani che ha provveduto a me e mi ha tenuta nascosta. Quando il Sudan si è diviso qui, al nord, la vita per noi cristiani è diventata ancora più dura. Il presidente Omar al Bashir ha deciso di instaurare la forma più dura di sharia e io, come apostata, posso essere uccisa da qualsiasi buon musulmano voglia fare un’azione gradita ad Allah.

Ho ricominciato a vivere sepolta tra quattro mura, invisibile a tutti, fino ad oggi, quando sono salita su questo elicottero della Barnabas Foundation che porterà i miei amici e me a Juba, in Sud-Sudan, per ricominciare a vivere lontano dalle persecuzioni, se questo è il disegno di Dio sulla nostra vita.

Estate 2013 – La Barnabas Foundation, una organizzazione internazionale che ha come scopo quello di fornire sostegno materiale e spirituale alle comunità cristiane vittime della persecuzione, ha effettuato il trasferimento, con elicotteri, di oltre 8 mila cristiani dal Sudan verso il Sud-Sudan. La separazione tra i due stati ha infatti reso ancora più isolate e vulnerabili le piccole comunità cristiane sopravvissute nel nord del paese. I trasferimenti sono volontari e tollerati dalle autorità del Sudan che vedono, di fatto, nell’operazione una forma di pulizia etnico-religiosa. La storia raccontata è stata pubblicata su Mornig Star News il 20 settembre, mantenendo l’anonimato della protagonista.

Nel video, un servizio della Cbn che dà notizia del ponte aereo organizzato dalla Barnabas Foundation per portare al sicuro, in Sud-Sudan, 8 mila cristiani vittime delle persecuzioni dello Stato islamico del Sudan.

 

notizie dall'Algeria

La chiesa algerina nuovamente sotto attacco

 

Un pastore racconta di ripetuti attacchi e minacce alla sua chiesa volti ad allontanare i cristiani dalla città del sud dell’Algeria dove si trova.

I cristiani algerini vivono sotto una costante cappa di discriminazione che logora le loro libertà fondamentali.

Il pastore di una chiesa del Sud dell’Algeria ci ha riferito i dettagli di un recente attacco alla sua chiesa – il terzo di questo tipo – che proverebbe, a suo dire, che alcuni algerini sono contrari alla presenza della chiesa nella loro nazione.

Il pastore, che desidera mantenere l’anonimato per ragioni di sicurezza, ci ha detto che la sua chiesa è stata attaccata il 12 novembre scorso attorno alle 23.00 da un gruppo di persone che ha cercato di dare fuoco alla chiesa.

“Un gruppo di persone ha provato ad entrare con la forza in chiesa”, dice. “All’esterno gli aggressori hanno dato fuoco ad  un pneumatico e hanno provato a gettarlo all’interno dell’edificio. Ma non essendoci riusciti (perché la recinzione e il filo spinato si sono dimostrati troppo alti) hanno provato ad entrare attraverso il cancello della chiesa. Quindi hanno cercato di distruggere la porta per entrare nell’edificio.”

Gli aggressori si sono dileguati all’arrivo della polizia, ma nessuno è stato arrestato, nonostante il pastore abbia chiesto di poter sporgere denuncia. Egli ha aggiunto che crede che l’attacco sia la dimostrazione che un gruppo di persone è contrario all’esistenza della chiesa in quella città.

“Ci sono persone che provano ad intimidirci per spingerci via da qui. Io penso che sia la crescita della nostra comunità che li disturba”, dice.

Nel 2010, un gruppo è riuscito a superare gli ingressi e ad entrare nella chiesa. Hanno provato a rubare la croce posizionata sul tetto della chiesa.

Inoltre, nel Novembre 2012, il pastore ha ricevuto minacce di morte a seguito dell’uscita del controverso film, “L’innocenza dei musulmani”, considerato da molti come anti-islamico. Le minacce parlavano anche di piani dettagliati per dare fuoco alla chiesa.

Questa volta, l’attacco contro la chiesa è coinciso con la celebrazione della festa musulmana dell’Ashura. Per proteggersi contro questi attacchi e per identificare i responsabili delle aggressioni, l’EPA (l’associazione delle Chiese Protestanti di Algeria) ha programmato di installare un sistema di telecamere di sorveglianza attorno alla chiesa.

notizie Arabia Saudita

Una breve, ma significativa, testimonianza che ci ricorda il fatto che dove c'è lo Spirito di Dio c'è libertà...anche in carcere!


Arabia Saudita

Rashid (nome fittizio per ragioni di sicurezza) è uno studente Saudita che ha frequentato un'università occidentale e ha dato la sua vita a Cristo, dopo che il suo compagno di stanza ha condiviso il Vangelo con lui.

Eccitato per la sua nuova fede, Rashid tornò a casa e iniziò a predicare la buona notizia di Gesù ai suoi cari. Ma scelse un luogo pubblico per raccontare ad una sua parente della sua decisione. Una persona che ascoltò la discussione raccontò di Rashid alla polizia religiosa Saudita, che portò il ragazzo in carcere.

Arrivato in carcere, il compagno di cella di Rashid, Tareq (nome fittizio per ragioni di sicurezza), iniziò a parlargli dicendo: “tu sei l’uomo con il quale dovrei parlare!”. Ma Rashid scosse la testa. “Non penso. Sono stato messo in cella perché credo in Gesù.” Tareq, però,supplicò Rashid dicendo: “Nei miei sogni mi fu mostrato un uomo. Aveva il tuo viso. Tu hai qualcosa da dirmi.” Così Rashid condivise il Vangelo con Tareq, che ricevette Gesù nel suo cuore.

NOTIZIE DAL MESSICO

Messico: Cristiani Pentecostali attaccati da Cattolici tradizionalisti

mexico-christianBy  Morningstar News   - Tradizionalisti cattolici sequestrano,  imprigionano e picchiano un gruppo di cristiani evangelici con bastoni e pietre a Oaxaca, in Messico, su mandato del sindaco di un comune, come riferito da funzionari dei diritti umani.   Una folla mandata dal  presidente  Pedro Cruz Gonzalez , il 4 novembre ha attaccato questi cristiani per essersi rifiutati di partecipare e contribuire economicamente ad una festa cattolico-tradizionalista. La folla ha anche attaccato la struttura ancora in costruzione della loro chiesa con mazze e picconi, e quattro dei cristiani sono stati incarcerati da Martedì a Venerdì (5 – 8  Novembre),  come riferisce la Commissione Nazionale per i Diritti Umani (NCHR).

 Il 4 novembre, il sindaco della città ha ordinato la demolizione del loro tempio, il linciaggio, la detenzione e la tortura dei seguaci della congregazione religiosa”, dichiara il NCHR in un comunicato di Venerdì.

 L’Agenzia News JM riferisce che Alfredo Alonso, insieme ai suoi fratelli Raymundo Alonso e Aquiles Alonso, sono riusciti a sfuggire dalla folla inviata per uccidere i cristiani. Afredo Alonso ha detto che Cruz Gonzalez ha portato i suoi concittadini ad odiare coloro che non sono cattolici tradizionalisti, (che praticano una miscela di riti misti di cattolicesimo e paganesimo, che gli evangelici dicono coinvolge ubriachezza, sfrenatezza e idolatria.)

 I familiari  di Alonso sono stati tra quelli presi di mira dal boss della cittadina, fin dall’Aprile del 2011 con lo scopo di  fermare la costruzione dell’edificio della  chiesa pentecostale indipendente, che era iniziata nel 2010; Cruz Gonzales ha minacciato di espellerli insieme ad altri cristiani, proibendo  loro di accedere a programmi di aiuto alimentare del governo e bloccando il loro accesso al mercato pubblico per acquistare  oggetti di prima necessità, riporta l’Agenzia JM.

“E’ per l’intervento di Dio che siamo ancora vivi, perché ci hanno picchiato con tutto il loro furore, anche con spranghe di ferro e con pietre, e hanno minacciato di bruciarci vivi  solo perché abbiamo cercato di aiutare i nostri familiari,  che sono vittime dell’ abuso di autorità dell’ intollerante presidente municipale “, ha detto Alfredo Alonso all’Agenzia JM.

 Il figlio di Alonso, Leopoldo,  pastore  della chiesa attaccata, è stato imprigionato e picchiato insieme aManuel Martínez Silva, Miguel Reyes Silva y Placido Aragona prima che i funzionari dello Stato  arrivassero a liberarli. Il sottosegretario dello Sviluppo Politico del Segretario Generale degli Interni, José Silva, ha detto che i cristiani sono stati liberati solo dopo che i funzionari statali hanno avvertito Cruz Gonzales di possibili accuse penali contro di lui.

 L’ufficio del procuratore generale dello stato ha esaminato i quattro cristiani dopo il loro rilascio e ha confermato che erano stati picchiati in carcere.

I tradizionalisti cattolici nelle zone remote del Messico hanno sempre rivendicato il “Diritto Usi e Costumi” – ideato  per proteggere i diritti delle comunità locali a praticare riti indigeni – per imporre le loro pratiche alle minoranze religiose. I cristiani che hanno rifiutato di  partecipare alle feste cattolico tradizionaliste sono stati minacciati, aggrediti ed danneggiati economicamente negli stati di Oaxaca, Chiapas, Guerrero, Hidalgo e Puebla.

 Il conflitto tra  la legge “diritto usi e costumi” e la libertà di religione sancita dalla Costituzione messicana, secondo Christian Solidarity Worldwide (CSW), “ha consentito alle autorità locali di violare i diritti dei membri delle comunità locali avvalendosi dell’impunità. Inoltre, la riluttanza del governo messicano a lasciarsi coinvolgere in questioni religiose ha permesso che tali situazioni degenerassero.”

 Nel Maggio scorso i membri della chiesa avevano chiesto l’intervento dello Stato dopo che Cruz Gonzalez aveva minacciato di bruciarli  e gettare i loro corpi in un canyon se non rinunciassero alla loro fede, secondo CSW.

  Dopo l’attacco della scorsa settimana a San Juan Ozolotepec, in Miahuatlan District, le autorità finalmente sono intervenute.  Una folla ha cercato con un posto di blocco di impedire ai  funzionari statali e di polizia l’accesso alla città dando solo ai  residenti nell’area il permesso di passare, come riferito dall’ Agenzia JM.

 I parenti dei cristiani aggrediti hanno promesso di presentare una denuncia penale contro il presidente per privazione di libertà, sequestro di persona e omicidio premeditato,  e per le ferite riportate dai familiari di Leopoldo Alonso, e per averli cacciati dalla loro casa ed espulsi dalla loro terra.

 La congregazione di San Juan Ozolotepec è una missione della chiesa pentecostale indipendente il cui  pastore è Sergio Aquino Domínguez, che si è attivato verso lo stato perché siano adottate misure di protezione per la famiglia di Leopoldo Alonso.

NOTIZIE DAL PAKISTAN

Una 13enne cristiana in Pakistan è stata rapita, convertita all’islam e costretta a sposarsi. Il rapitore, un musulmano di 32 anni, avrebbe agito per vendetta nei confronti della madre. Della bambina, Saba Waris, non si hanno più notizie da giugno. Un tribunale ha emesso un mandato d’arresto contro l’aguzzino, che ha fatto sparire le sue tracce.

Faisalabad (AsiaNews) – Da oltre cinque mesi non si hanno più notizie di Saba Waris, 13enne cristiana di Jameelabad. La piccola è stata rapita, convertita all’islam con la forza e costretta a sposare Syed Munawar Hussain, un musulmano di 32 anni. Naseem Bibi, la madre della piccola, chiede all’organo di stampa AsiaNews ”ogni aiuto possibile. Voglio mia figlia indietro e voglio giustizia”. Finora la donna si è rivolta alla polizia, ma senza successo.

Tutto è iniziato il 20 giugno scorso. La famiglia di Saba è  povera e ha dovuto toglierla da scuola per difficoltà economiche. Di solito accompagna la madre a lavoro, ma quel giorno sta poco bene e preferisce restare a casa. Nelle poche ora in cui è stata da sola, Hussain si introduce nell’abitazione e la porta via. Naseem Bibi torna quel pomeriggio e non trova la figlia: sta per denunciare la scomparsa, quando si presentano la madre, la sorella e un fratello del musulmano. Queste persone le comunicano che Munawar Hussain ha rapito Saba.

Naseem dice loro che andrà alla polizia: gli altri la fermano e le chiedono di aspettare quattro giorni, durante i quali cercheranno il modo di riportarle la figlioletta. Un paio di giorni dopo, la donna riceve una telefonata di Saba, che dice: “Munawar Hussain mi ha rapito e ha cercato di convertirmi all’islam con la forza”. Poco dopo, cade la linea.

Passati i quattro giorni, la madre e la sorella dell’uomo tornano da Naseem Bibi e le dicono che Munawar ha sposato Saba e che lei si è convertita all’islam. “Non andare dalla polizia o in tribunale – la minacciano – o sarai responsabile di gravi conseguenze. Ora è una musulmana: smettila di pensare a lei, dimenticala”. In seguito, la donna cristiana riceve un certificato di matrimonio, firmato anche dalla figlia.

È troppo: con la sua famiglia, il 28 giugno Naseem va dalla polizia e registra un Fir (First Information Report) contro Syed Munawar Hussain, in base all’articolo 365B (sequestro di una donna per matrimonio forzato) del Codice penale. Ad assisterla nella sua battaglia legale c’è la Human Rights Focus Pakistan (Hrfp), che fornisce le prove del sequestro e della conversione forzata della piccola alla corte di Sargodha. Il 17 ottobre, il tribunale emette un mandato d’arresto per Syed Munawar Hussain: da allora, gli agenti non sono ancora riusciti a rintracciare l’uomo.

Secondo Naseem Bibi, il musulmano ha rapito sua figlia per vendetta: “Mio figlio Moon Waris lavorava con lui, ma non veniva pagato. Gli ho detto di non andare più con Hussain, e questi per farmela pagare ha preso la mia bambina”.

“Le conversioni forzate all’islam – spiega ad AsiaNews Shazia George, attivista cristiana – sono diventate una pratica comune in Pakistan. Il motivo principale di questo incremento è la presenza di un sistema legale e giudiziario che non dà sostegno alle minoranze”.

ITALIA-SARDEGNA

UN AGGIORNAMENTO SULLA SITUAZIONE IN SARDEGNA


''Pregate per noi!''

DA OLBIA
L'alluvione di lunedi' 18 novembre ha lasciato segni impressionanti nelle vite di molti e negli immobili. Purtroppo l'acqua ha completamente invaso il locale di culto della comunita' di Olbia per un'altezza di oltre 1,80 mt. danneggiando irreparabilmente attrezzature, arredi, muratura, pavimento e sfondando addirittura la vetrata della porta di ingresso nonostante lo spessore del doppio vetro, piegando perfino la struttura metallica degli infissi. Nonostante tutto questo non possiamo fare altro che ringraziare il Signore per come ha protetto i credenti che abitano ad Olbia e dintorni. Una sola famiglia ha riportato seri danni all'abitazione. Quanto alla famiglia di credenti brasiliani deceduta ad Arzachena, si trovavano nel nostro paese per motivi di lavoro e sarebbero dovuti partire gia' da qualche settimana, ma il datore di lavoro che li ospitava nell'appartamento del seminterrato ha insistito affinche' portassero a termine il compito affidato, con l'epilogo che conosciamo. Facevano parte di una comunita' evangelica di credenti brasiliani, della quale abbiamo contattato il pastore partecipare la vicinanza e solidarieta' delle Assemblee di Dio in Italia. Vi saluto nell'amore del Signore, con la fratellanza delle comunita' di Olbia e di Sassari, ringraziandovi per la vicinanza e l'affetto dimostrato nei nostri confronti chiedendovi di continuare a pregare per noi, sostenendoci con il vostro amore.
Roberto Renda

DAL CAGLIARITANO
Il ciclone "Cleopatra" che ha investito la Sardegna nella notte del 18 novembre ha devastato la Gallura, parte del Nuorese e alcuni paesi dell'Oristanese causando la morte di 18 persone. Grazie a Dio i nostri fratelli sono tutti sani e salvi e non hanno riportato gravi danni. Alcuni fratelli di Oliena (NU) hanno perso la vigna e il raccolto, mentre siamo stati informati che il locale di culto di Olbia e' inagibile allo svolgimento dei Culti. Chiediamo la fratellanza di Pregare per la popolazione Sarda affinche' il Signore possa consolare i cuori.
Samuele Prudente

NOTIZIE DALLA CINA

Henan, arrestato pastore protestante: difende i fedeli dalle autorità

CINA_-_Pastore_ufficialeZhang Shaojie guida la comunità cristiana di Nanle: i funzionari comunisti lo hanno “invitato per un colloquio” e da allora è sparito. In un raid contro la sua chiesa sono stati arrestati altri 20 cristiani. La famiglia del pastore costretta a fuggire dalla zona. Zhang è membro del Movimento delle tre autonomie, la Chiesa protestante “ufficiale” voluta da Mao. 

Pechino (AsiaNews) – La polizia della provincia centrale dell’Henan ha arrestato il pastore protestante Zhang Shaojie (v. foto), leader della chiesa della contea di Nanle, e più di 20 fra dipendenti della struttura e fedeli cristiani. Le autorità non hanno dichiarato il motivo del fermo, ma alcune fonti raccolte dal ChinaAid sostengono che il pastore abbia “fatto arrabbiare” le autorità per la difesa continua dei propri fedeli contro gli abusi compiuti dai funzionari comunisti.

Zhang fa parte del Movimento delle tre autonomie, la Chiesa protestante “ufficiale” voluta da Mao Zedong nei primi anni del suo governo. In Cina sono consentiti solo i gruppi religiosi registrati. Ma vi sono più cristiani protestanti non ufficiali (circa 80 milioni) che membri del Movimento delle tre autonomie (circa 20 milioni). Per timore che la situazione sfugga di mano al Partito, da quasi cinque anni è in atto una campagna per eliminare le comunità sotterranee o farle confluire nelle comunità ufficiali.

Secondo alcune fonti locali, l’arresto di Zhang (48 anni) potrebbe derivare anche dal desiderio delle autorità di rimpiazzarlo come leader dei cristiani ufficiali della zona. In ogni caso, i fedeli accusano la polizia di aver “imbrogliato” il pastore: questi è stato “invitato per un colloquio” dagli agenti il 16 novembre scorso, e da allora è sparito nel nulla. Il giorno dopo la polizia ha circondato la sua chiesa e ha fermato i fedeli che volevano partecipare alla funzione domenicale. Le forze dell’ordine hanno minacciato i fedeli intimando loro di non andare più ai raduni della chiesa.

La figlia del pastore, Zhang Huixin, ha raccontato a ChinaAid che le autorità si sono poi spostate nel secondo luogo di incontro della comunità e hanno ordinato ai dipendenti della chiesa di “evacuare il posto immediatamente”. La donna, il marito e la loro figlioletta di 10 mesi sono stati costretti a fuggire: al momento non è chiaro dove si trovino.

NOTIZIE DALLA SIRIA

Siria: dal blog di Hana

 

Hana è una donna cristiana che vive a Damasco con suo marito. La coppia ha due bimbe piccole. Lavora in una scuola. Ci racconta com’è la vita nel mezzo del caos della guerra civile.

La situazione è in continuo peggioramento e la guerra pesa sempre di più. È stata una settimana terribile per le scuole che si trovano nell’area cristiana del paese. Lunedì era circa mezzogiorno quando mio marito ed io siamo usciti dalla scuola per tornare a casa. Si udivano più spari del solito. Mentre stavamo percorrendo la via di ritorno, in lontananza, abbiamo visto una folla che si dirigeva verso di noi. Quando siamo stati abbastanza vicini abbiamo capito che era composta da padri e madri che, piangendo, stavano correndo verso le scuole dei loro figli. Ho capito che qualche colpo di mortaio era caduto su una delle scuole cristiane. Io e mio marito siamo corsi verso casa perché non ci sentivamo al sicuro.

Ieri sono dovuta tornare nuovamente a scuola, ma i colpi di mortaio erano più vicini. I genitori ci telefonavano in preda al panico per sapere se i loro figli stavano bene. Quindi ho deciso di portare tutti i bambini nei locali della chiesa. Così tutta la scuola ha iniziato a pregare. Ai bambini piace molto una canzone speciale che parla della protezione divina su tutta la Siria. Abbiamo cantato soprattutto quella. Erano tutti sulle loro ginocchia e qualcuno ha iniziato a piangere. Mi sono accorta che la canzone li rendeva più sereni, meno ansiosi. La sera mi ha chiamato una delle madri dei bambini: non si trattava di una persona particolarmente religiosa, ma ha visto i suoi bambini pregare e ciò ha avuto su di lei un grande impatto. Mi ha confessato che sembrava che i suoi figli non volessero smettere di pregare e che questo ha trasmesso in casa qualcosa di molto speciale, una vera pace. Lei stessa aveva dunque constatato come la preghiera avesse cambiato i suoi figli.

Oggi è stata una giornata orribile. Diverse scuole sono state attaccate e alcuni bambini sono morti. La nostra scuola non ha subito attacchi, ma non potevamo, per questo motivo, vivere la giornata come un giorno qualsiasi. Quindi, invece di svolgere le nostre lezioni, abbiamo pregato. Un’ ex alunna, che ora va in un'altra scuola perché è più grande, è venuta a parlare ai bambini di ciò che è accaduto nella sua scuola. Un colpo di mortaio è caduto nella sua classe, ma non è esploso: “Questo perché stavamo pregando”, ha detto. Dopo aver pregato insieme abbiamo rimandato i bambini alle loro case e abbiamo detto loro di non venire a scuola per qualche giorno. Non sappiamo ciò che accadrà domani.

La vita quotidina è particolarmente dura, ma ci sentiamo lo stesso benedetti perché Dio ci sta proteggendo e ci sta donando quello di cui abbiamo bisogno. Le persone che pregano per me sono sempre nella mia mente.  Quando mi sento scoraggiata, Dio mi mostra che non devo portare questo peso da sola, ma che posso condividerlo con le persone sparse in tutto il mondo che intercedono per me. Non sono sola. Quindi, per favore, continuate a pregare  per noi… abbiamo disperatamente bisogno delle vostre preghiere.

NOTIZIE USA

California, ucciso un giovane pastore

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Pomona, California -  Daniel Diaz, 33, noto per il suo ministero pastorale tra i giovani, è stato ucciso da uno sconosciuto poche ore dopo aver organizzato una manifestazione contro l’uso delle armi. La fidanzata, devastata, ha dichiarato: “Daniel era una persona meravigliosa. Gli volevo un gran bene. Ho il cuore a pezzi.”

NOTIZIE COREA DEL NORD

Corea del Nord, le Bibbie arrivano dal cielo

seoul-usaballoon1Secondo alcune stime, nella roccaforte comunista della Corea del Nord ci sarebbero 500.000 cristiani, meno quelli che finiscono in carcere se trovati con una Bibbia. Nel paese comunista i testi sacri scarseggiano, così un’organizzazione cristiana provvede a fornire Bibbie con un mezzo fatto in casa: palloni di una plastica speciale che, carichi di idrogeno, Bibbie e volantini, vengono fatti volare ad altezze notevoli con destinazione cristiani. Negli ultimi dodici mesi, ne sono stati lanciati addirittura 50.ooo

NOTIZIE DALL'EGITTO

In Egitto dopo l'adozione della nuova Costituzione si andrà ad elezioni parlamentari e presidenziali: questi i passi verso la normalizzazione del paese, che risente ancora della tensione latente dei più radicali. La comunità cristiana soffre varie forme di discriminazione e, purtroppo, a volte violenze. Ma reagisce cercando di diffondere proprio ora il Vangelo. Un grande evento evangelistico parte proprio oggi!

Cosa accade in Egitto? Come sta la comunità cristiana egiziana? Passano i mesi e questo centrale paese del mondo arabo vive un post-Morsi ancora difficile e occasionalmente turbolento. Secondo quanto riferito dal ministro degli Esteri egiziano, Nabil Fahmy, mentre spiegava i prossimi passi decisi dalle autorità al governo, tra febbraio e marzo del 2014 si terranno le elezioni parlamentari egiziane mentre quelle presidenziali si svolgeranno all'inizio dell'estate. Prima di tutto questo ci dovrà essere l'adozione della nuova Costituzione, da sottoporre a referendum entro fine anno. E’ chiaro che questi sono passi essenziali per il futuro del paese, ma altrettanto essenziali anche per l’afflitta e preoccupata comunità cristiana.

Proprio in questi giorni l’Egitto ha revocato lo stato di emergenza e il coprifuoco imposti ad agosto sulla scia delle violenze per lo sgombero delle piazze, dopo la deposizione del presidente Morsi. Questo è un altro segno del fatto che una certa normalizzazione continua. Tuttavia, in concomitanza con l’inizio del processo in tribunale a Morsi, vi sono stati ancora scontri tra manifestanti pro-Morsi e forze dell’ordine, segno che la tensione è latente. Intanto la comunità cristiana affrontadiscriminazioni e pressioni in molte zone del paese. Tale forma di persecuzione è logorante, sfinisce e spossa i cristiani giorno dopo giorno, senza considerare che a volte essa ha preso la forma di vera e propria violenza fisica.

Ma oggi vorremmo riportarvi una notizia eccezionale. Proprio stamattina ha inizio unenorme evento evangelistico che durerà 3 giorni, in una struttura gestita da una chiesa locale a circa 110 km dal Cairo. Oltre 26.000 persone hanno già acquistato i biglietti per partecipare a questo evento, che ormai ha chiuso le prenotazioni. Secondo quanto ci viene riportato, il Vangelo sarà presentato in tanti modi, anche molto creativi. Ci saranno stand, gallerie e postazioni varie dove le persone potranno ricevere ogni tipo di informazione riguardo la fede cristiana, oltre che cura e sostegno in differenti modi; serie di studi, riunioni di lode e adorazioni, canti, sermoni, seminari, saranno il collante di questo evento che conta di avere un impatto enorme nella nazione. Il titolo dell’evento potrebbe essere tradotto con “Dai il giusto valore” e persone da varie parti del paese interverranno. E’ chiaro che nel mezzo della tempesta la Chiesa abbia deciso di agire, di alzarsi a baluardo del messaggio evangelico di perdono e amore verso il prossimo.

NOTIZIE DAL MONDO

PREGATE GLI UNI PER GLI ALTRI...


Ecco i soggetti di preghiera da poter condividere oggi nelle vostre comunità

BHUTAN

16-17 novembre - Il 95% delle donne in Bhutan è analfabeta e inconsapevole dei propri diritti fondamentali. Tutto ciò le rende facili vittime di violenza domestica e sfruttamento. Pregate affinché il Signore possa dare loro la possibilità di imparare a leggere e scrivere, in modo che possano gestire gli abusi avvicinandosi e trovando forza nella Parola di Dio.
18-19 novembre - La maggior parte dei credenti bhutanesi è venuta a Cristo attraverso miracoli e guarigioni. Sono giovani nella fede e desiderosi di conoscere di più riguardo la deità e il ministero di Gesù Cristo. Pregate Dio che possa rispondere al loro desiderio di conoscerlo meglio.

NOTIZIE DAL MONDO

Il Jamat-ul-Dawa, organizzazione estremista fuorilegge, ha lanciato una fatwa contro il pastore evangelico Adnan Masih. Per un equivoco, l’uomo è stato accusato di aver insultato Maometto e l’islam. La polizia indaga; intanto, il pastore e la sua famiglia sono sotto protezione. Sacerdote locale: “È già la terza denuncia falsa di blasfemia in soli due mesi”.

Lahore – Accusato di aver insultato il profeta Maometto, denunciato per blasfemia e minacciato di morte da un gruppo estremista islamico: la vittima è Adnan Masih, un pastore evangelico cristiano di Lahore. Oggi il procuratore ha ordinato alla polizia di avviare indagini approfondite, e di tenere l’uomo e la sua famiglia sotto protezione fino a quando non sarà chiarita la situazione. Il Jamat-ul-Dawa, l’organizzazione radicale, ha dichiarato però di poterlo uccidete “anche se in custodia delle forze dell’ordine”.

La vicenda ha avuto inizio il 7 ottobre scorso per un equivoco. Adnan Masih stava sostituendo il fratello al negozio di occhiali in cui è impiegato, il Diamond Glass. Mentre era lì, il pastore cristiano ha notato su uno scaffale un libro scritto da un leader musulmano che guida l’organizzazione estremista Jamat-ul-Dawa, considerata fuorilegge. Masih ha notato che alcune frasi relative alla Bibbia erano sbagliate, e le ha corrette a penna lasciando poi il libro nel negozio.

Il giorno successivo Abid Mehmood, un collega del fratello, ha denunciato Masih alla polizia accusandolo di blasfemia (art. 295A, 295B e 295C del Codice penale pakistano). Venuto a sapere della denuncia a suo carico, il cristiano ha negato ogni responsabilità. Da quel momento però sono iniziate le minacce di morte da parte del Jamat-ul-Dawa, culminate con l’emissione di una fatwa contro Masih.

Spaventato per sé e i suoi cari, l’8 novembre scorso l’uomo si è consegnato alla polizia locale, chiedendo protezione. “Siamo spaventati – raccontano i familiari – Adnan non ha scritto nulla contro l’islam. Ha solo corretto alcune cose riguardo Gesù Cristo”.

“Questo è il terzo caso di persecuzione contro i cristiani sfruttando le leggi sulla blasfemia avvenuto in soli due mesi. Spero che la polizia sarà in grado di proteggerlo. Chiediamo a tutti i figli di Dio, di pregare per quest’uomo e per la sua famiglia”.

NOTIZIE DAL MONDO

Un massiccio attacco terroristico sconquassa Damaturu, la capitale dello stato di Yobe, Nigeria. Dozzine e dozzine i morti tra militari, estremisti e civili. I cristiani rimangono uno dei bersagli principali della follia omicida dei Boko Haram. La Chiesa nigeriana ha bisogno del nostro aiuto.

Lo scorso martedì un folto gruppo di estremisti pesantemente armati, riconducibili forse ai Boko Haram, hanno realizzato un attacco massiccio in un quartiere di Damaturu (capitale dello stato di Yobe, Nigeria) popolato di edifici governativi. Tale attacco ha interessato inevitabilmente l’area cristiana. L’esercito è intervenuto rispondendo al fuoco e tra militari, estremisti e civili si contano dozzine di morti. Anche l’ospedale e le ambulanze sono stati presi di mira, in un assalto impressionante per la ferocia, aspetto che sembra progressivamente aumentare in questi movimenti estremisti. Nella battaglia per far cadere nelle tenebre il grande stato africano, come sapete, uno dei bersagli della follia omicida dei Boko Haram (e di ogni altro movimento estremista nella cintura del Sahel) sono i cristiani: estirpare la Chiesa è uno degli obiettivi primari, ecco perché il numero dei martiri cristiani nigeriani è sempre alto negli ultimi anni.

“Raggiungere telefonicamente i nostri fratelli della capitale è stato impossibile per molte ore, dato che le linee erano tagliate (strategia tipica in questi attacchi). Questa città (Damaturu) ha subito molti attacchi negli ultimi tempi e ora vive in costante coprifuoco. Siamo preoccupati delle conseguenze di queste continue violenze sulla comunità cristiana dell’intero stato di Yobe. Vivono nella paura. Ogni giorno c’è qualcuno che perde una persona cara o vede distruggere i propri beni”, ci confida uno dei collaboratori di Porte Aperte in Nigeria.  Da maggio il presidente nigeriano Goodluck Jonathan aveva già decretato lo stato di emergenza in Yobe, oltre che in Borno e Adamawa, tuttavia il livello di sicurezza non sembra aumentare.

Un mese prima di questo attacco, più di un centinaio di persone erano state uccise in sistematici attacchi dei Boko Haram in Yobe, e se si uniscono tutti i punti delle azioni realizzate da questo gruppo terroristico islamico, risulta lampante come vi sia una precisa strategia di destabilizzazione dell’intera area nigeriana. Ma il piano è più ampio: tutta la cintura del Sahel sembra sconquassata da questa strategia. Di fatto anche gli stessi Boko Haram valicano i confini della Nigeria per commettere scorrerie negli stati vicini, tra cui anche il Cameron e il Niger. In tutto questo odio e morte, i cristiani devono avere la forza di rispondere alla violenza con l’amore: decisamente la Chiesa nigeriana ha bisogno del nostro sostegno.

NOTIZIE DA MONDO

Anticristianesimo diffuso in Asia Centrale, soprattutto in Uzbekistan. Arresti e condanne, oltre che multe e pressioni sociali di vario tipo caratterizzano la vita dei cristiani uzbeki. Eccovi alcune testimonianze recenti.

Tutte le nazioni che compongono la cosiddetta Asia Centrale (Uzbekistan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan) hanno governi che negli anni hanno implementato legislazioni restrittive nei confronti della libertà religiosa (in particolar modo contro la confessione cristiana). A diversi gradi (quindi non tutte alla stessa maniera) le autorità sembrano volersi mantenere chiuse all’influenza esterna, considerando il cristianesimo un segnale di ingerenza straniera. In tutta l’area si respira un anticristianesimo diffuso, ma l’Uzbekistan ad oggi è il paese dei 5 citati dove più si perseguitano e discriminano i cristiani (occupa il 16° posto della WWList). La persecuzione prende forme distinte, dall’intolleranza delle autorità a quella sociale, con fenomeni di arresti, confische, minacce, pressioni, abusi e violenze di vario genere.

Riguardo l’intolleranza delle autorità in Uzbekistan, molti di voi si ricorderanno del pastore Tohar Haydarov, condannato a 10 anni di prigione in un campo di lavoro: purtroppo non è l’unico caso di arresto e condanna. Sharofat Allamova da Urgench è stata condannata a 18 mesi di carcere in un campo di lavoro. Pochi giorni fa, sei sorelle sono state arrestate dalla polizia mentre erano immerse in un incontro di preghiera all’interno di un’abitazione privata. Sono state bruscamente trasportate alla vicina stazione di polizia e trattenute per 8 ore, durante le quali hanno subito un pesante interrogatorio costrette a rimanere in ginocchio, umiliate e minacciate in vari modi, il tutto per spingerle a rinnegare Cristo. Dopo l’interrogatorio sono state portate in tribunale dove è stata comminata loro una pesantissima multa di quasi 4.500 euro (cifra altissima in questo paese). E’ evidente che le autorità vogliano arginare la diffusione del Vangelo attraverso gli incontri in casa e che la registrazione (l’autorizzazione amministrativa) di una chiesa sia un’odissea che spesso (dopo anni) non porta a nulla, segno dell’ostruzionismo del sistema uzbeko. A settembre all’Unione delle Chiese Battiste nella regione di Toshkent è stato ingiustamente confiscato un terreno di proprietà: giunti in tribunale, il giudice non ha esitato a confermare la confisca da parte dello stato. 

Un esempio emblematico e recente invece della pressione sociale che subiscono i cristiani è quello di Mahmud (nome cambiato per ragioni di sicurezza). Mahmud è un giovane uzbeko che si è avvicinato alla fede cristiana spontaneamente, convertendosi ad essa pur provenendo da una famiglia musulmana. Deciso a condividere il messaggio del Vangelo alla famiglia, oggi è stato rigettato da tutti perdendo così anche lo stipendio che riceveva dall’attività familiare. I parenti, infatti, gli hanno tolto tutto ritenendolo una vergogna per la famiglia. 

I membri di chiesa dunque affrontano maltrattamenti, detenzione, arresti per “attività religiosa illegale” o “accuse di estremismo” compresa quella di organizzare incontri di preghiera privati o possedere libri illegali. E’ proibito importare Bibbie, le chiese sono obbligate a registrarsi, come si diceva, e sono comunque continuamente multate pesantemente per avere tenuto dei culti o per il possesso di materiale cristiano.

NOTIZIE DAL MONDO

Teheran – Il cristiano iraniano Mostafa Bordbar è stato rilasciato dal carcere, dopo aver vinto il ricorso contro la condanna a 10 anni di prigione, che gli era stata comminata a luglio 2013. Il rilascio è avvenuto il 3 novembre scorso, grazie al verdetto di una Corte di appello che lo ha scagionato, ritenendo nulle le accuse a suo carico, come quella di essere “membro di una organizzazione operante contro la sicurezza nazionale”.

NOTIZIE DAL MONDO

DECINE DI CHIESE “RUMOROSE” MESSE A TACERE IN CAMERUN

Il Governo del Camerun ha ordinato la chiusura di decine di chiese, nel tentativo di mettere fine a quello che ritiene essere un fenomeno di anarchia tra le diversa denominazioni Cristiane.
Queste misure restrittive, che le autorità hanno iniziato ad imporre dal 23 Agosto, prendono soprattutto di mira le chiese pentecostali, le quale non sono ufficialmente riconosciute.
Il Ministro per le Comunicazioni, Issa Tchiroma Bakary, ha detto durante una conferenza stampa il 28 Agosto che queste chiese assumono pratiche “malsane” e “indecenti” contrarie con l’obiettivo della crescita spirituale delle persone.
Bakary ha anche denunciati fenomeni come “estorsioni di denaro a persone indigenti”, “ripetuti schiamazzi notturni” e “proselitismo”.

“Dinnanzi ad una situazione del genere il governo non poteva rimanere indifferente e inattivo” ha detto. “Le autorità amministrative, le quali sono responsabili della conservazione dell’ordine pubblico dovevano prendere le loro responsabilità.”

Circa 10 chiese hanno dovuto chiudere le loro porte nella città di Yaoundè, nella capitale. In Bamenda, la principale città del nord-est del paese, dove vive la maggior parte della comunità cristiana, circa 20 chiese sono state colpite dalla stessa ordinanza.

In totale, secondo Bakary, sono state chiuse ben 35 chiese.

Il pastore Naida Lazare, Presidente del Cameroon’s Christian Media Network, ha detto che diverse chiese hanno cercato l’approvazione governativa per più di 10 anni ma non hanno mai ricevuto risposta.
“Molte chiese e organizzazioni Cristiane hanno cercato invano di ottenere i requisiti legali. Hanno percorso tutte le vie legali ma non hanno mai ricevuto una risposta, ne in caso di rigetto della loro richiesta ne,tanto meno, in caso di approvazione. Invece di dare la colpa ad organizzazioni cristiane o uomini e donne spesso insospettabili, il governo guadagnerebbe molto dalla regolamentazione di tali associazioni” ha detto il pastore a World Watch Monitor.
La decisione di chiudere le comunità non registrate non è nuova nel Camerun. Un certo numero di chiese pentecostali nel paese è stato chiuso nei anni passati dalle autorità locali per via delle lamentele di alcuni residenti nelle zone attigue le comunità.

NOTIZIE DAL MONDO

PREGATE GLI UNI PER GLI ALTRI...

Oggi, ma anche nei giorni successivi, vogliamo pregare per i nostri fratelli Eritrei. 

ERITREA: 
27 ottobre - Alla fine di giugno è morto il pastore Tewelde Hailom. Già da alcuni anni era gravemente malato. Hailom ha fondato la Chiesa del Pieno Vangelo ad Asmara. Durante la sua vita è stato arrestato alcune volte e messo agli arresti domiciliari. Ringraziate Dioperché questo fratello è rimasto fedele malgrado le circostanze in cui si trovava. Pregate anche per i membri della sua comunità, che piangono per la perdita del loro leader.

28 ottobre - Negli ultimi mesi decine di cristiani sono stati arrestati e rinchiusi in campi militari e uffici di polizia. Pregate affinché Dio riempia della Sua pace i loro cuori e rimangano saldi.

29 ottobre - Il governo eritreo è molto ostile verso i cristiani che non aderiscono a una delle chiese ufficialmente autorizzate (e controllate). Pregate per un cambiamento nei cuori delle autorità eritree.

NOTIZIE DAL MONDO

William Masolo, padre di Francis Namokubalu (un credente ex-musulmano ucciso a causa della sua fede), ci testimonia del risultato della campagna di lettere organizzata da Porte Aperte, che ha permesso alla sua famiglia di rimanere salda e unita nonostante la perdita del figlio. William ha inoltre condiviso con noi il suo personale cammino di fede.

La storia della conversione di William risale agli inizi degli anni 90, mentre era ancora conosciuto come Mohamed. Dopo aver studiato diligentemente il Corano, aveva continuato negli studi presso una prestigiosa università Islamica. Era uno studente modello con un futuro brillante davanti a sé, ma, ad un certo punto, ha iniziato a sentirsi irrequieto nel suo intimo. Gli studi obbligatori sulla comparazione della Bibbia con il Corano furono la causa di una profonda crisi spirituale. Solo continuando a leggere la Bibbia trovò pace, amore e una visione radicalmente diversa delle cose. Un giorno, mentre era solo nella sua camera, cadde sulle sua ginocchia e gridò a Gesù. La pace di Dio inondò il suo cuore.
Dopo poco tempo però iniziò la persecuzione. Offesi dalla sua conversione, alcuni parenti volevano fargliela pagare per questo disonore.  A peggiorare le cose ci fu anche il fatto che Mohamed volle cambiare nome a significare la propria nuova identità, adesso era William. 
Altri Musulmani furono offesi dalle sue evangelizzazioni. All’inizio cercarono di spargere calunnie sul suo conto. Quando videro che questa via non portava i frutti sperati, iniziarono a minacciare lui e la sua famiglia. Ma William continuò deciso a predicare il Vangelo e molti Musulmani seguirono Gesù.
Tutti i suoi figli, tranne uno, confessarono Cristo. Il figlio maggiore di William, Francis, divenne anch’egli un’evangelista. Il giovane condusse molti altri Musulmani a Cristo e li discepolò. A un tratto però le minacce diventarono più pressanti. Francis venne falsamente accusato di furto. Il ragazzo fu brutalmente ucciso mentre partecipava ad un finto incontro di riconciliazione.
“Quale grande dolore ho provato quando hanno ucciso mio figlio! Per la prima volta dalla mia conversione ero arrabbiato con Dio. Ero così arrabbiato che mi pentii di essermi convertito e abbandonai tutto!”
Durante i mesi successivi William affrontò un dolore indicibile, ma Dio si dimostrò fedele. Mandò colui che era stato il suo primo pastore ad incoraggiarlo. Porte Aperte inoltre, essendo venuta a conoscenza della situazione, rimase in contatto con lui. Abbiamo avviato una campagna di lettere per la moglie e i figli di Francis… La risposta è stata sorprendente: la famiglia ha ricevuto più di 10.000 lettere.
William ha così commentato questo supporto vitale che ha ricevuto: “Vi sono infinitamente grato per avermi mostrato che Dio mi conosce e conosce il caso di mio figlio. Siete arrivati giusto in tempo. Avevo iniziato a cercare un posto sicuro nel quale portare la mia famiglia. Stavo per abbandonare il mio ministero evangelistico, ma adesso ho ripreso coraggio! Dio, che ha mandato voi per incoraggiarmi, mi garantirà anche la giustizia per mio figlio. Mio figlio non è morto invano!”
Porte Aperte ha recentemente parlato con William e ha scoperto che adesso, tre anni dopo quell’evento drammatico, la sua famiglia si è ripresa. Egli continua ad evangelizzare. La vedova di suo figlio sta riprendendo a vivere e i suoi tre figli stanno frequentando una scuola locale.

NOTIZIE DALLA COREA DEL NORD

SEUL 11 NOVEMBRE 2013.....

POSSEDEVANO LA BIBBIA E SONO FINITI SULLA FORCA,E' ACCADUTO IN COREA DEL NORD ALMENO QUANTO RIFERISCE UN QUOTIDIANO FUORI FRONTIERA.

SECONDO IL GORNALE IL GIORNO 3 NOVEMBRE IN SETTE CITTA' NORDOCOREANE SONO STATE GIUSTIZIATE IN PIAZZA UNA OTTANTINA DI PERSONE.

L'ACCUSA TRA LE ALTRE E' CHE COSTORO POSSEDEVANO UNA BIBBIA,L'ESECUZIONE E' STATA EFFETTUATA IN UNO STADIO CON CIRCA 10 MILA PERSONE PRESENTI E TRA DI LORO ANCHE DEI BAMBINI.