I PEGNI DELLA SUA TENEREZZA

“Considerate come crescono i gigli della campagna” (Matteo 6:28)

Meditazione di oggi

Ascoltiamo il sermone del giglio. “Io vengo da parte di Dio”, esso dice, “Egli mi ha mandato con il Suo amore, e mi ha ordinato di annunciare che il Padre celeste si cura di te”. Guardiamo la bellezza della sua forma, la meraviglia del colore, la grazia dello stelo. Salomone in tutta la sua gloria non fu mai rivestito come un giglio. Se Dio crea i fiori, non ho motivo di aver paura di Lui. Se Dio si prende cura di queste creature tanto fragili, Egli deve essere veramente buono, paziente e gentile. La gente nel passato aveva immagini di Dio assai bizzarre: qualcuno le ha ancora oggi! Il rombo di un tuono faceva pensare alla voce adirata di un dio: un lampo era spesso ritenuto la manifestazione di un dio tanto misterioso quanto minaccioso. Quando la montagna era in fiamme, il popolo fuggiva gridando: “Non ci parli Iddio che non abbiamo a morire”. Il profeta cercava Dio nel fuoco, che fondeva la roccia e che correva sul terreno, nel turbine, che spazzava tutto con la sua potenza, e nel terremoto, che scuoteva i monti. Colui che è stato mandato dal Padre dice: “Guardate gli uccelli del cielo, considerate come crescono i gigli. Il vostro Padre celeste si prende cura ancora di più di voi”. Se colgo un fiore, mi rendo conto di quanto debba essere compassionevole Colui che lo ha creato, di come Egli sia buono, paziente, premuroso e con quale cura e abilità tratti tutte le cose. I fiori sono prove e pegni della Sua tenerezza. “Or se Iddio riveste in questa maniera l’erba de’ campi che oggi è e domani è gettata nel forno, non vestirà Egli molto più voi, o gente di poca fede?” (Matteo 6:30).

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