VI FACCIAMO CONOSCERE ALCUNI PIONIERI DELLA FEDE EVANGELICA

ROBERT RAIKES

:: Robert Raikes 1736-1811

 

La Scuola Domenicale è, molto probabilmente, la più grande iniziativa di carattere spirituale mai realizzata nel seno del cristianesimo secondo l’Evangelo. Il suo fondatore fu Robert Raikes, editore del Giornale di Gloucester, città della Gran Bretagna

Dopo aver invano tentato di avviare delle riforme sociali riguardanti lo stato dei carcerati nelle prigioni inglesi, Raikes si convinse che fosse più opportuno “prevenire invece di curare”. Questo suo desiderio lo spinse a frequentare i bassifondi della città per rendersi conto personalmente delle condizioni nelle quali versavano i bambini e i ragazzi del tempo: sfruttati nelle miniere di carbone.

La corruzione e lo stato di degrado in cui si trovavano questi fanciulli scosse profondamente Robert Raikes. La prima cosa che fece fu quella d’incontrarsi con il Pastore Thomas Stock, del villaggio di Ashbury nello Berkshire per chiedere consiglio sul da farsi. Chiedendo lumi al Signore, si convinsero che la miglior cosa da fare fosse quella di aprire una scuola nell’unico giorno libero per quei ragazzi: la domenica.

Il “clero” protestante locale non accolse favorevolmente l’iniziativa, fu allora che per la prima volta alcuni semplici credenti si disposero ad utilizzare l’unico Manuale di Scuola Domenicale reperibile: la Sacra Bibbia.

 

La Scuola della Domenica era aperta a tutti, anzi, il desiderio di Raikes fu proprio quello di “raccogliere” dalle strade proprio i bambini più bisognosi ed emarginati e non soltanto quelli che frequentavano le chiese locali. Il Movimento della Scuola Domenicale iniziò nel luglio 1780 quando la signora Meredith svolse la prima lezione nella sua abitazione di Souty Alley. Alle prime riunioni potevano partecipare soltanto i ragazzi. Raikes iniziò quindi a scrivere i primi Schemi della Lezione e quindi i primi Manuali che consistevano in uno Schema Sistematico di letture bibliche per argomenti o per brani della Bibbia ai quali veniva data una spiegazione espositiva. La Bibbia rimaneva sempre il libro di testo di ogni lezione. Più tardi si permise anche alle ragazze di frequentare le riunioni della Scuola Domenicale. A fronte dell’innegabile beneficio sociale e sopratutto, spirituale, nei due anni successivi furono aperte altre Scuole della Domenica nella città di Gloucester e nei suoi dintorni. Il 3 novembre 1783, Raikes scrisse e pubblicò sulle colonne del suo giornale un resoconto dell’opera svolta fino ad allora. Fu data la notizia delle Scuole Domenicali nell’allora famoso Gentlemen’s Magazine ed un anno più tardi sulla Armenian Magazine.

Robert Raikes andò con il Signore nel 1811. Nel 1831, le Scuole Domenicali della sola Inghilterra rendevano il loro servizio a 1.250.000 bambini, circa il 25% della popolazione di allora.

GUIDO FRIDOLIN WERBEEK

Una figura poco conosciuta tra i “grandi nomi” delle missioni mondiale. Nato a Zeist, vicino Utrecht, in Olanda, il

23 gennaio 1830, ha un nome che ci fa pensare alle sue origini italiane (anche se non esistono fonti storiche che lo possano provare).

Sesto di Otto figli di una famiglia di Moravi, studia al Politecnico di Utrecht e nell’Accademia Morava di Zeist. Parla correttamente, oltre alla sua lingua madre, il tedesco, il francese e l’inglese. Nel 1852, si trasferisce negli U.S.A., dopo due anni si ammala di colera; la malattia lo costringe a letto per più di un mese, tempo nel quale avrà modo di riflettere sulla sua condizione spirituale. Durante la malattia riconsacra la sua vita al Signore e decide, se Dio lo avesse fatto sopravvivere, di recarsi missionario all’estero. Così fu, si iscrive all’Auburn Theological Seminary di New York, un seminario teologico fondato da evangelici Presbiteriani per preparare quei credenti che sentivano una chiamata divina per le missioni estere.

Il 15 aprile del 1859 si reca a Philadelphia per sposarsi con Maria Manion, una credente che aveva frequentato lo stesso seminario. Il 7 maggio, i giovani sposi lasciano il porto di New York alla volta del Giappone, per arrivare a Nagasaki il 7 novembre dello stesso anno: si apriva davanti a loro una nuova vita, in un nuovo Paese.

Guido Fridolin Verbeek 1830-1899

Per circa quarant’anni Guido Fridolin svolge in Giappone un lavoro enorme, oltre che evangelistico, anche a livello educativo, infatti, contribuisce alla formazione della struttura universitaria nazionale e diviene uno degli scrittori del volume I Lineamenti Storici dell’Educazione Giapponese, presentato alla prima Fiera Mondiale Americana, in occasione del centenario per la firma della Carta d’Indipendenza degli Stati Uniti, nel 1876.

Sul “fronte evangelistico”, invece, svolge una parte attiva e determinante per il progresso delle varie missioni evangeliche (composte prevalentemente da Riformati, Battisti e Metodisti), quando ancora la predicazione dell’Evangelo era avversata. Si narra un episodio collegato a Guido Fridolin: la conversione di Wakasa, un ufficiale Giapponese, comandante delle forze militari di Nagasaki. L’uomo un giorno vide qualcosa galleggiare sulle acque della baia; mandò un suo sottoposto a prenderlo e scoprì che si trattava di un Nuovo Testamento scritto in inglese. L’ufficiale, incuriosito, si mise alla ricerca di qualcuno che potesse leggerglielo, così entrò in contatto con il Fridolin che lo condusse alla salvezza in Cristo, attraverso la lettura e lo studio della Parola di Dio, e che battezzerà in acqua qualche mese più tardi.

Passaporto speciale rilasciato a Fridolin dal governo giapponese

Questo episodio ispirò Guido Fridolin Verbeek a far parte del comitato di traduttori e redattori per la traduzione della Bibbia in Giapponese, nel 1887, nel quale lavorarono anche altri missionari per quindici lunghi anni.

Già nel 1868, per la stima che nutrivano nei suoi confronti, il Fridolin fu chiamato a Tokyo dove visse per nove anni contribuendo allo sviluppo del sistema educativo giapponese, divenendo anche preside dell’università della capitale. Come segno di grande apprezzamento fu chiamato a far parte della prima delegazione del Governo Giapponese

in visita ufficiale in Europa. Inoltre, fu anche insignito dell’onorificenza del Sol Levante dall’Imperatore del Giappone.

Ma Guido Fridolin Verbeek aveva un ben più nobile obiettivo, quello di seminare l’Evangelo della Grazia, attraverso traduzioni, insegnamenti, la predicazione della Parola di Dio ed una condotta irreprensibile, nel Paese del Sol Levante, ed in vista di un premio ben più grande: ricevere la corona della gloria direttamente dal Re dei re e dal Signore dei signori, che aveva amato e servito per quarant’anni in quel lontan Paese.

JOHN GRIFFITH

Una missione nel cuore

Riassumere in poche righe la vita di un grande missionario, che ha consacrato cinquanta anni della propria esistenza in Cina, affrontato innumerevoli pericoli e sofferto persecuzioni, è un’impresa praticamente impossibile. Ci faremo aiutare da alcune note autobiografiche scritte da Griffith John stesso e toccheremo alcune tappe importanti della sua vita missionaria, così come le troviamo riportate nel libro di circa seicento pagine scritto da R. Wardlaw Thompson, Segretario Generale della Società Missionaria di Londra, nel 1906.

“Sono nato a Swansea, nel Galles, il 14 dicembre del 1831. Mio padre era capomastro, un uomo buono e robusto. Combinava queste sue qualità per tradurle in tenacia perché non si spaventava del lavoro da compiere e lo portava sempre a termine facendolo bene.

Mia madre morì di colera nel 1832 quando avevo otto mesi. La perdita di mia madre in quella tenera età fu la privazione più grande della mia vita. Mia zia, sorella di mio padre, si prese cura di me in modo amorevole e straordinario. Fu lei, infatti, a portarmi ai piedi di Cristo: la sua devozione, la sua costanza nel frequentare la comunità locale, la sua partecipazione alle riunioni di preghiera… furono tutti elementi determinanti per la mia esperienza di salvezza. Sapevo di essere un peccatore e sapevo pure che c’era un Salvatore. Mia zia era membro di un gruppo di preghiera della Ebenezer Chapel e fu lì che innalzai la mia prima preghiera a Dio e da lì iniziai a fare i miei primi passi nella fede, crescendo nella conoscenza di Dio e nell’esperienza cristiana.

John Griffith

Proprio durante quel periodo si trasferì a Swansea, William Rees, un uomo dabbene e ferrato nelle Scritture, divenne subito il mio “eroe” e rivestì alcuni incarichi nella Ebenezer Chapel. Divenne insegnante della Scuola Domenicale ed io ebbi il grande privilegio di diventare uno dei suoi alunni: fui sempre sinceramente grato a Dio per questo, perché i suoi insegnamenti nella Scuola Domenicale hanno indelebilmente segnato la mia vita. Ho passato tre indimenticabili anni della mia vita nella sua classe e durante quel periodo ho ‘imparato ha pensare’, a riflettere, a ponderare le cose; come sua abitudine il Sig. Rees ci incoraggiava ad imparare a memoria porzioni della Scrittura e, alla fine dei tre anni nella sua classe di Scuola Domenicale, avevo imparato a memoria un considerevole numero di Salmi, buona parte del Libro dei Proverbi e dell’Ecclesiaste nonché una bella porzione del Nuovo Testamento. Mio cugino era più bravo di me in questo e spesso venivamo chiamati dal nostro Pastore, durante i culti serali stracolmi di persone, a recitare un Salmo o a dire a memoria il brano bilico del sermone davanti a tutti. Questo, indubbiamente, mi faceva tenere sempre in esercizio e la Parola di Dio ormai permeava la mia vita.

Poco tempo dopo (avevo dodici anni) il fratello Rees mi trovò un lavoro nella cittadina di Onllwyn composta in larghissima parte di minatori; facevo da garzone nell’emporio del Sig. Williams, un uomo pio, più interessato alla salute spirituale dei minatori che ai suoi affari. Ero ospite a casa sua e mi considerava più un figlio che un dipendente.

Fu proprio a Onllwyn che feci il mio primo sermone (avevo quattordici anni), mi ricordo benissimo di quella sera, in una casa privata, durante una riunione di preghiera.

Fui terrorizzato, realizzai subito la mia insufficienza a tale compito e decisi di aspettare ancora qualche anno: prima dovevo crescere, imparare e studiare di più la Parola di Dio. Ma, all’età di sedici anni, fui chiamato di nuovo ad annunciare l’Evangelo ed il mio primo ‘vero sermone’ predicato sempre a Onllwyn fu ‘Non mi vergogno dell’Evangelo’ (Rom. 1:16).

Quella fu la prima di tante altre occasioni che mi portarono a viaggiare in tutto il Galles del sud dove mi conoscevano come ‘il predicatore ragazzo’.

Nel 1848 anche mio padre morì di colera: quello fu un altro brutto colpo, dipendevo totalmente da lui, mi sentii tremendamente solo ed invocai il Signore nella mia distretta ed Egli udì la voce del mio grido. I miei cari zii avevano già provveduto un posto per accogliermi ed il Pastore Jacob della Ebenezer Chapel avrebbe provveduto per i miei studi al College.

Fu proprio al Brecon College di Bedford che sorse in me un profondo ed inestinguibile desiderio di servire il Signore nelle missioni in Cina, la chiamata del Signore era inequivocabile!…”

Griffith John lasciò Bedford il 26 marzo del 1855, si sposò con Margaret Jane Griffiths - figlia di un missionario in Madagascar - il 13 aprile e partì per la Cina il 21 maggio. Fino al 1861 visse vicino a Shanghai poi si spostò - dopo aver evangelizzato Ping-hu, Sung-Kiang ed essersi imbattuti in moti di insurrezione popolare - ad Hankow dove stabilì una sede Missionaria nella parte centrale della Cina; da lì fece numerosi viaggi missionari nelle provincie circostanti dove fondò numerose altre missioni.

Nei suoi cinquant’anni di lavoro ha compiuto innumerevoli viaggi missionari, fondato opere di colportaggio, affrontato pericoli di ogni genere, scampato da morte violenta, costruito nuove chiese, stampato un gran numero di trattati evangelistici, tradotto il Nuovo Testamento e porzioni dell’Antico in Mandarino parlato e in dialetto Wen-li.

Griffith John celebrò il suo cinquantesimo anno di impegno missionario il 24 settembre del 1905, la sua vista non si era indebolita e le sue forze non erano scemate.

Nel suo ultimo discorso Griffith John riservò particolare enfasi all’opera d’insegnamento tra i fanciulli che, come lui bambino, furono indelebilmente segnati dalla Parola di Dio.

MINNIE F.ABRAMS

Minnie F. Abrams 1859 - 1912

La notte del 29 giugno del 1905, alle 3.30 la responsabile dell’ala femminile della Mukti Mission in India si precipitò verso la camera della sorella Minnie F. Abrams per comunicarle che una delle studentesse si era svegliata all’improvviso poiché “il fuoco (dello Spirito Santo) era su di lei”.

Minnie F. Abrams 1859 - 1912

La giovane aveva pregato il Signore prima di andare a letto chiedendoGli di poter ricevere il battesimo nello Spirito Santo, ma ora gridava, spaventata, come le altre sue compagne di stanza, per aver visto delle lingue di fuoco scendere sopra di lei. La responsabile narra di come “visto il fuoco, è subito corsa attraverso la stanza con un secchio d’acqua, ed era in procinto di versarla sulla ragazza quando si è resa conto che quelle fiamme non la bruciavano”. Questo evento, che tanto ricorda quello di Pentecoste, ha spinto molti cuori alla confessione dei propri peccati e al ravvedimento, divenendo così uno dei più celebri del grande risveglio avvenuto in India (1905-1907).

Benché oggi pochi evangelici e pentecostali ricordino il suo nome, i credenti dell’India e degli Stati Uniti riconoscono in Minnie Abrams una delle esponenti più note del risveglio e dell’insegnamento evangelico di quel tempo.

Nata nel Wisconsin nel 1859, la sorella Abrams è cresciuta nella cittadina di Mapleton, nel Minnesota.

Desiderosa di diventare un’insegnante, si è diplomata presso la Scuola Normale di Mankato per poi proseguire gli studi frequentando per due anni l’Università del Minnesota. Ispirata dalla vita di Fidelia Fiske, una delle prime educatrici missionarie dell’Ottocento, ha consacrato la sua vita alle missioni estere.

Preparativi per la missione

Minnie comprese il suo bisogno di vivere la “vita di fede” di cui erano stati degli esempi J. Hudson Taylor, fondatore della China Inland Mission, e molti altri che avevano creduto solo in Dio per il loro sostentamento. Dopo la laurea, il comitato femminile della Società per le Missioni Estere di Minneapolis scelse lei come “diaconessa-missionaria” metodista. Minnie partì per l’India nell’ottobre del 1887.

Giunta a Bombay, iniziò immediatamente a lavorare in una scuola sorta per fornire istruzione religiosa alle figlie dei membri della comunità evangelica locale. La sua speranza era comunque quella di poter riuscire a “faticare tra i loro amici pagani”. Per Minnie e molte altre missionarie il servizio in terra straniera s’incentrava sull’istruzione e le opere di carità. Ben presto le mura di cinta intorno al complesso dove lavorava sembravano imprigionarla.

Erano ancora vivide nella memoria le sue passeggiate lungo le strade della città subito dopo essere approdata a Bombay. Nel tragitto

Alcune sorelle della Missione Mukti

verso la scuola aveva conosciuto folle di persone che vivevano in condizioni di vita disastrose.

Dietro il velo della notte aveva visto gente che si drogava d’oppio e corpi di tutte le età svigoriti e deperiti a causa delle loro dipendenze.

“Oh, come gridò il mio cuore!”, racconta, “quanto ho desiderato annunciare il messaggio di vita a queste persone nelle tenebre… tutto questo mi ha spinta ad imparare quella lingua in modo da proclamare l’Evangelo a tutti coloro che la mia voce sarebbe riuscita a raggiungere”. Nei successivi due anni, infatti, mentre lavorava come direttore di tre scuole, Minnie ha cercato di trovare il tempo per imparare la lingua Marathi. Il tempo libero scarseggiava perché, oltre ad essere direttrice, insegnante, medico, sarta, amministratrice, provvedeva al sostegno spirituale dei bambini.

Minnie non trovò pace finché non ottenne il permesso di dedicarsi interamente all’evangelizzazione.

Nonostante la presenza di missionari tra le popolazioni di Bombay, lei sapeva che costoro “non avrebbero potuto raggiungere che la millesima parte di quella moltitudine con il messaggio dell’Evangelo”. Dopo dieci anni di attesa, i responsabili della missione le dettero finalmente il permesso di evangelizzare a tempo pieno. Nel 1898, una credente di origini indiane, Pandita Ramabai, invitò Abrams ad assisterla nella conduzione della Missione Mukti (Missione Salvezza) di Kedgaon, situata a circa 180 Km a sud est di Bombay. Ramabai era Brahmana (ovvero membro della casta sacerdotale più alta fra quelle Indù), ma si era convertita a Cristo nel 1883. Alla scuola che aveva fondato aggiunse la costruzione di un orfanotrofio per figli di vedove e svolse un servizio di assistenza per le vittime della carestia. Minnie rinvigorì spiritualmente in questo nuovo ambiente che le offriva l’opportunità di formare altre giovani donne per il servizio cristiano.

L’evangelizzazione negli ultimi tempi

Il peso per l’evangelizzazione cresceva considerevolmente nella mente e nel cuore di Ramabai, Abrams, e altri “evangelisti radicali” i cui orologi segnavano sempre più vicina la mezzanotte, l’ora nella quale il Signore Gesù sarebbe ritornato.

Minnie F. Abrams e Pandita Ramabai

Nel 1898, considerata la vastità della missione da compiere in India, i credenti inglesi della Keswick Convention risposero all’appello della Ramabai pregando costantemente che Dio spingesse almeno 200.000 credenti indiani “…ad andare su è giù per il paese proclamando l’Evangelo di Cristo… ”. In molti pregarono ardentemente per una raccolta spirituale nel “duro terreno” indiano. E la Missione Mukti avrebbe svolto un ruolo essenziale nella preparazione degli operai alla raccolta.

Prima della fine del XIX secolo, la popolarità degli insegnamenti wesleyani e di Keswick (Vita Elevata) avevano favorito un diffuso interesse verso la ricerca del battesimo e dei carismi dello Spirito Santo. Verso la metà del 1890, in conferenze tenutesi presso un college indiano per studenti universitari, il presbiteriano Robert P. Wilder, fondatore della Società per le Missioni Estere di Princeton, impegnato come segretario della sezione YMCA (Young Men’s Christian Association - Associazione Giovanile Maschile Cristiana) dell’India, pose l’accento sulla vita spirituale più elevata

che il battesimo nello Spirito Santo può infondere. Wilder spronò i suoi uditori a ricercare quella “potenza dall’alto” (Luca 24:49) che provvede le “divine abilità checontraddistinguono il servizio cristiano e che seguono una genuina rigenerazione spirituale”.

A Ramabai e Abrams si aggiunsero altri fratelli nella preghiera alla ricerca di un autentico ritorno alla potenza dei tempi apostolici. Minnie pregò, “Oh Dio, in questo risveglio io sono una candidata al servizio. Qualunque cosa sia necessario fare, rendimi pronta a farla, rendimi, ti prego, conforme a tutto ciò che Tu vuoi che io faccia".

Solo una piccola donna

Riflettendo sul suo ministerio, Minnie sostiene, “ero soltanto una piccola donna”. Dio si servì ancora di lei per la formazione di centinaia di donne indiane che avrebbero, a loro volta, contribuito alla proclamazione del Vangelo in quel vasto paese. Minnie comprese che Dio non intese mai il risveglio come qualcosa fine a sé stesso. Senza investire le proprie energie nell’evangelizzazione, per lei il Grande Mandato, non sarebbe stato adempiuto. In linea con questa visione, il suo ultimo libro “Il Combattimento in Preghiera” può essere considerata la prima narrazione pentecostale sulla preghiera di intercessione per l’evangelizzazione con “segni e prodigi”.

L’influenza di Minnie si estese al Sud America quando inviò una copia del “Battesimo dello Spirito Santo e del fuoco” a Willis e May Hoover, missionarie metodiste di Valparaiso, in Cile. (May era stata una collega di Minnie presso la Scuola di Formazione Biblica e Missionaria di Chicago).

Il resoconto di Minnie sul risveglio enfatizza ulteriormente l’importanza di quel battesimo con il fuoco che si fa seguire da segni e prodigi compiuti da Dio. Sì, soltanto una “piccola donna”, ma arresa nelle mani di un grande Dio.

Le poche capacità, le forze limitate, ma una grande fede hanno permesso al Signore di usare questa semplice credente per portare migliaia di anime alla conoscenza dell’Evangelo di Gesù Cristo.

Minnie F. Abrams raggiunse il suo Salvatore e Signore il 2 dicembre del 1912, due anni dopo essere tornata dal suo ultimo viaggio da Bombay.

 

GEORG MULLER

Georg Müller

 

Georg Müller nacque in Prussia il 27 settembre 1805 e venne allevato nella cittadina di Heimersleben, dove suo padre era un esattore delle tasse. Benché questi provvedesse generosamente per lui, Georg rubava soldi in continuazione e ne spendeva la maggior parte in donne e birra. Può apparire strano il fatto che decidesse di

studiare teologia all’università di Halle, conoscendo un po’ il suo carattere irreligioso, ma a quel tempo la camera ecclesiastica nella Chiesa di Stato Luterana era una prospettiva sicura e piuttosto confortevole, con l’incentivo aggiunto di una grande casa, provveduta ai pastori per poter sistemare la propria famiglia, e di un considerevole rispetto da parte dell’intera comunità Non stupisce affatto, quindi, che la prevalente condizione spirituale della chiesa e dello stato fosse pessima. All’università Georg era conosciuto per la sua passione per il gioco d’azzardo, non certamente per la sua conoscenza Biblica, ed egli stesso ammise che passarono anni senza che mai aprisse la Bibbia, perché le materie principali del corso erano Dottrina, Teologia, Lingue Classiche, e gli scritti dei Padri della Chiesa. Tempo dopo poté stimare che tra più di 600 compagni di studi, la maggior parte dei quali con esperienza di predicazione, non più di una mezza dozzina avessero avuto una vera conoscenza o timore di Dio.

Georg Müller

Un giorno però un amico studente lo volle presentare ad un piccolo gruppo di credenti, ed egli andò per la curiosità di vedere quegli “anticonformisti”. Le riunioni pubbliche erano permesse solo sotto la direzione di predicatori istituiti dallo stato, ma c’era una certa libertà di incontrarsi in privato, fin tanto che non si parlava delle Scritture. Egli fu colpito dal calore e dalla sincerità di quei Cristiani, ma soprattutto da come si inginocchiavano davanti a Dio per pregare. Leggevano le Scritture, cantavano inni e pregavano, e in particolare lo colpì uno di loro che, aveva lasciato la sua famiglia benestante per servire come missionario verso la comunità ebraica della Polonia. Quale visione di un Dio Santo dovevano avere quegli uomini per sentirsi spinti ad umiliarsi sulle ginocchia davanti a Lui, e perfino mettere a rischio le loro vite e le comodità per servirLo? Tutti i suoi studi sembravano nulla a confronto della fede autentica di uomini. Georg Müller aveva incontrato il vero Cristianesimo, e la sua vita non sarebbe stata più la stessa. Suo padre non fu per niente felice del nuovo zelo che Georg aveva trovato, realizzando che i suoi sogni di una tranquilla vecchiaia nella parrocchia si stavano dissolvendo davanti ai propri occhi. Se Georg si fosse deciso a perseverare nel suo “folle” proposito di servire Dio come un “povero” missionario, piuttosto che come un ecclesiastico di “buona fama”, allora non poteva più contare sul fatto che suo padre coprisse le spese dell’università. Georg doveva pensarci da solo. Egli mise la cosa davanti a Dio. Aveva bisogno di continuare i suoi studi di Greco ed Ebraico, se voleva testimoniare con efficacia ai Giudei d’Inghilterra, ed aveva anche fatto domanda alla Società Missionaria Ebraica di Londra, ma senza il sostegno economico di suo padre la cosa non sembrava possibile. Di lì a poco, però, avrebbe ricevuto la prima lezione sull’impegno di Dio a provvedere fedelmente per tutti i bisogni materiali della sua vita. Poco prima che iniziasse il nuovo semestre scolastico, fu invitato a dare lezioni private di tedesco a quattro professori americani, un’entrata economica che avrebbe adeguatamente coperto tutte le spese Questa lezione gli sarebbe stata di vantaggio negli anni successivi. L’impegno con la Società Missionaria Ebraica di Londra non era di quelli comodi. Doveva dedicare 12-14 ore al giorno allo studio dell’Aramaico, Caldeo, della scrittura Rabbinica, a memorizzare pagine della Torah, ore infinite sui libri tutto questo, quando il suo cuore bruciava per il desiderio di condividere la sua nuova fede per le strade di Londra. La sua salute, che non era mai stata forte (era stato esonerato dagli obblighi militari proprio per la sua salute cagionevole), lo costrinse a prendere una pausa dai suoi studi per spostarsi a Teignmouth una cittadina di pescatori sulla costa occidentale dell’Inghilterra, per un tempo di recupero; il dottore infatti gli aveva raccomandato aria di campagna e riposo. Georg soggiornò presso una famiglia Cristiana, e colse ogni occasione per predicare nelle chiese locali. Il suo inglese era lontano dall’essere perfetto, ma la sua predicazione era senza compromessi e diretta; così che, mentre alcuni nelle chiese apprezzavano le sue franche esortazioni, altri si sentivano infastiditi da quel forestie-

Bibbia

ro "troppo” zelante. Georg tornò a Londra, ma l’aria insalubre satura di smog lo costrinse a “scappare” una seconda volta. Müller era ora deciso a liberarsi dalle costrizioni della società missionaria, benché fosse il suo unico mezzo di sostentamento in un paese straniero. Se Dio aveva provveduto per lui perché studiasse in Germania, sarebbe ben stato capace di provvedere se avesse predicato in Inghilterra. Aveva solo pochi scellini in tasca, quando scrisse una lettera spiegando che doveva seguire la guida di Dio e predicare a tutti secondo le opportunità, e che non poteva più dedicarsi completamente al popolo Giudeo.

Poco tempo dopo, venne offerto a Georg l’incarico di pastore di una piccola comunità, che egli accettò a condizione che sarebbe stato libero di partire in qualunque momento sentisse che il Signore lo guidava altrove. Durante i due anni successivi non solo incontrò e sposò Mary Groves, ma dovette anche affrontare un’importante prova nel suo cammino Cristiano. Il suo piccolo salario era finanziato con la tassa per affittare le panche della chiesa; una pratica diffusa, secondo la quale i membri della chiesa davano in affitto ogni anno i propri posti, i migliori riservati a coloro che pagavano di più. Georg sentì che questa pratica non era cristiana, e diametralmente opposta all’insegnamento scritturale, secondo cui il ricco non doveva essere privilegiato rispetto al povero. Con un coraggioso passo di fede, egli abolì la tassa delle panche, e di conseguenza il suo salario, ponendo invece una cassetta delle offerte per chiunque si sentisse guidato a sostenerlo. Molti dei fratelli la considerarono una presa di posizione incauta e non sostenibile, e creò non poca apprensione nella sua nuova moglie. Qualche volta erano ridotti a disporre di pochi spiccioli, con l’affitto settimanale da pagare e la dispensa vuota, ma in qualche modo riuscirono sempre a coprire tutte le spese. Georg rifiutava sia di chiedere aiuto a qualcuno, sia di fare debiti, ritenendo questo non scritturale né saggio. Quindi giorno per giorno, uno scellino alla volta, un dono inaspettato, un pacchetto di cibo, poterono toccare con mano la fedele provvidenza del Signore. Ci furono momenti in cui la loro fede fu provata all’estremo, ma alla fine del loro primo anno il dettagliato diario di Georg rivelava che avevano ricevuto considerevolmente più denaro di quello che avrebbe procurato il salario. Georg era convinto: nessuno che mettesse la propria fiducia esclusivamente in Dio ci avrebbe perso. Nel corso dell’anno seguente Georg ebbe varie occasioni di andare a predicare a Bristol, città industriale in pieno sviluppo, traboccante di famiglie disperatamente povere e bisognose.

A quel tempo non era raro vedere bambini di sette anni lavorare nelle fabbriche dodici ore al giorno, di cinque anni lavorare dalle 06:00 alle 20:00 nell’industria della ceramica, mentre nelle miniere di carbone dovevano strisciare attraverso gallerie non più alte di mezzo metro, spingendo i loro carichi di carbone, spesso dovendo subire severe punizioni se venivano visti rallentare il lavoro. Per tali bambini le scuole non erano altro che un sogno lontano. Si sentì fortemente chiamato da Dio ad andare in quei luoghi di grande bisogno, dove poteva essere più utile, e quando fu invitato a pasturare una piccola chiesa nel cuore della città, accettò la sfida. Si trattava di un altro enorme passo di fede, tanto

Ashley Down Bristol

più che sua moglie era incinta, ma nel luglio 1832 la famiglia Müller si trasferì a Bristol. Una settimana dopo si registrarono in città i primi casi di colera; i Müller erano arrivati in un luogo colpito da epidemia, e ovunque attorno a loro il funereo rintocco delle campane delle chiese ne annunciava le vittime. Georg trascorse i mesi seguenti conducendo i fratelli in veglie di preghiera, condividendo le Scritture, e pregando con moltitudini di persone ammalate o in punto di morte, non esitando a condividere il dolore e i rischi per certo Dio era in grado di proteggerlo, anche dal colera. L’epidemia che passò, con un solo membro della chiesa arreso al terribile male, e a Georg fu possibile concentrare la propria attenzione su un’opera che era vicina al suo cuore: fondare scuole per l’enorme numero di bambini che vagavano per le strade, affamati e sporchi, con ben poche possibilità di cambiare il loro destino. Egli pensò l’Istituto per la Conoscenza delle Scritture, che avrebbe fornito un’educazione ai bambini che non potevano pagarsi una scuola regolare, che sarebbe stato fondato sulla Bibbia, dove sarebbero stati impiegati solo maestri Cristiani, e finanziato con qualsiasi risorsa il Signore avesse provveduto, purché non chiesta pubblicamente e di provenienza Cristiana.

Houseport

Sua moglie, Mary, non si lasciò convincere facilmente, “Quanti soldi abbiamo? Solo uno scellino per pagare l’affitto e comprarci da mangiare, e tu vuoi aprire una scuola? Con cosa?” Non passò molto e una donna bussò alla porta, porgendo a Georg una busta con dentro 20 sterline. “Per letteratura biblica” disse. Quella fu la prima di molte offerte simili. Il denaro arrivò, la scuola aperta, e presto dozzine di bambini poveri cominciarono a passare ogni giorno per le sue porte. A volte qualcuno di loro doveva lasciare la scuola a causa delle difficoltà della famiglia, soprattutto se i genitori finivano nei debiti, o se i figli rimanevano orfani.

L’unica alternativa rimanevano allora i temuti ricoveri per poveri, dove criminali, pazzi e indigenti venivano alloggiati e ricevevano i pasti in comune. Georg era desolato; ci doveva essere un modo migliore per prendersi cura dei giovani, ma in Inghilterra non esistevano realtà come gli orfanotrofi. Georg decise di aprire una casa di accoglienza per orfani, per poter prender cura di tutti i loro bisogni, e Dio avrebbe provveduto i mezzi. Egli scrisse, “Certamente é desiderio del mio cuore essere uno strumento per aiutare le vite di bambini poveri, privi di entrambi i genitori; desidero anche fortemente vederli ammaestrati nelle vie di Dio, ma il fine primario dell’opera è che Dio possa essere esaltato dal fatto che gli orfani sotto la mia cura ricevano tutto ciò di cui hanno bisogno solo attraverso la preghiera e la fede, senza che nessuno sia spinto da me o dai miei compagni d’opera, affinché si possa vedere che Dio é ancora fedele e ascolta le preghiere”.

Georg aveva spesso ministrato a Cristiani sopraffatti dalla paura della vecchiaia, quando non sarebbero più stati in grado di lavorare e provvedere a se stessi, e sarebbero forse stati costretti dalla disperazione ad entrare in un ricovero per poveri. Aveva cercato di rassicurarli che Dio, come nostro Padre celeste, poteva e voleva prendersi cura di loro in modo reale e concreto, ma desiderava avere qualcosa da mostrare come prova evidente del fedele provvedimento del Signore. Nel novembre del 1835 pose la richiesta davanti a Dio, e sentì la rassicurazione della Parola del Salmo 81:10, “Allarga la tua bocca, e io la empirò”. Nei mesi seguenti cominciarono ad entrare finanze, insieme con una montagna di cose necessarie come piatti, lenzuola, tende, pentole e tegami, mobilio, nonché offerte di aiuto da parte di volontari a tempo pieno. Vennero presi in considerazione solo uomini e donne Cristiani. Fu presa in affitto per un anno una casa piuttosto grande al n 6 di Wilson Street, e venne stabilita la data per ricevere le richieste per i 30 posti disponibili.

L’11 aprile arrivarono i primi ragazzi, seguiti dalle cuoche e dalla governante, per cercare di tenere a bada gli energici giovanotti che ormai cominciavano ad aggirarsi per ogni stanza della casa. Le richieste continuavano ad affluire, e fu doloroso dover rifiutare altre persone bisognose che pietosamente si presentavano alla soglia; cosi venne aperta un’altra casa a fianco della prima, riservata alle ragazze, seguita da una terza per neonati. Ora Georg aveva bisogno di fede, non solo per se stesso e la sua famiglia, ma per il vestiario, i libri di scuola, cibo,

Müller House 7 Cotham Park Bristol

dottore, carbone per il fuoco, etc… per un sempre crescente numero di bambini. Spesso spendevano l’ultimo spicciolo, ed avevano bisogno di denaro per il pasto successivo. Estratti dal suo diario danno un’indicazione del peso che Georg si trovava a portare in quei tempi: “Le prove continuano; oggi sono entrati solo nove scellini… non é ancora arrivato nessun aiuto; ci siamo riuniti per pregare; tra quattro giorni dobbiamo pagare gli affitti, e non abbiamo nulla, né ci sono provviste per le tre case. Che Dio abbia compassione di noi”.

“Oggi siamo stati a terra più che mai, con solo due scellini rimasti; eravamo in dubbio se spenderli in pane o in carne per la cena, poi è passato il fornaio e ci ha regalato tre pani”.

Georg scrive, “Ora comincio a comprendere per esperienza il significato di quella parola Signore, fino a quando?” che si trova così spesso nelle preghiere dei Salmi.

A volte esponeva davanti a Dio le sue ragioni: “È per la Tua gloria; sei il Padre dell’orfano; i bambini sono stati accolti nel nome di Gesù; non permettere che gli increduli abbiano motivo di schernire; ricordati che sono Tuo figliolo e che non sono in grado di provvedere per i bambini; nella Tua grazia abbi pietà di me, e non permettere che debba portare a lungo questo peso senza che tu manda il Tuo aiuto”. Ed Egli sempre lo fece. Nonostante l’orfanotrofio assorbisse la maggior parte del suo tempo e delle sue energie, Georg Müller continuò come co-pastore in una chiesa di Bristol, e vide molte anime salvate, crescendo il numero dei membri a parecchie centinaia. La Scuola Domenicale e le lezioni giornaliere continuarono ad essere una parte importante del suo ministero, e l’Istituto per la Conoscenza delle Scritture continuò a sostenere l’opera missionaria ed i programmi di evangelizzazione in tutto il mondo. Frammenti del suo diario di questo periodo rivelano la sua cura per i vari dettagli: “Due corsi di Scuola Domenicale interamente sostenuti dall’istituto; due scuole per adulti che forniscono libri e cancelleria per 110 persone; 6.842 copie della Bibbia messe in circolazione; 22.190 trattati distribuiti; 126 sterline per aiutare l’opera missionaria in Giamaica, Australia, Canada e Indie Orientali”.

C’erano poi i bambini che, terminato il tempo in orfanotrofio, chiedevano l’aiuto di Georg per trovare un lavoro come apprendisti, così da imparare un mestiere con cui sostenersi. Il numero degli orfani continuava a crescere, e benché Georg fosse riuscito ad aprire una quarta casa in Wilson Street, lo addolorava doverne mandar via ancora tanti, ben sapendo che spesso l’unica alternativa erano i ricoveri per poveri. Aveva anche cercato degli stabili in altre parti della città, ma quando si veniva a sapere il motivo dell’apertura di tali case, l’opposizione da parte degli altri residenti lo costringeva a rinunciare. Ora si ritrovava con 150 bambini sotto la sua cura, ed anche in Wilson Street i vicini erano lungi dall’essere entusiasti di come l’opera stava crescendo.

Bambini chiassosi, la frequente consegna dei molti beni necessari, una continua fiumana di visitatori, la rete idrica sovraccarica, il sistema fognario che si ostruiva un’area residenziale non era certo il luogo ideale per un orfanotrofio in espansione, così le lettere di reclamo lo costrinsero a rivedere le sue scelte. Certamente sarebbe stato vantaggioso costruire un orfanotrofio ex-novo, ma trovare un terreno abbastanza grande per soddisfare i loro bisogni implicava spostarsi fuori della città, sulle colline che dominano Bristol. Per un tale progetto c’era bisogno di almeno 10.000 sterline una somma inimmaginabile ma se era da parte del Signore ogni montagna sarebbe stata superata.

Orphan House

Per 35 giorni Georg presentò la situazione davanti a Dio, senza ricevere il minimo incoraggiamento, ma il trentaseiesimo giorno ricevette un’offerta di 1.000 sterline, la somma più alta mai ricevuta fin da allora. Poco tempo dopo, un architetto Cristiano si offrì di fare il progetto dell’edificio. Aveva visto un luogo idoneo nell’area di Ashley Downs, che offriva aria fresca per i bambini, ampio terreno che poteva essere coltivato per produrre le proprie verdure, e prati verdi tutto intorno; era il momento di parlare col proprietario. Il 5 febbraio 1846 si ritrovò così “tra le mani” 7 acri di buona terra, ed il lavoro poteva iniziare. Al tempo in cui si spostarono da Wilson Street avevano già ricevuto ben 15.784 sterline per il nuovo edificio. Georg scrive, “Oggi, come frutto di 3 anni e 7 mesi di preghiere, i bambini hanno cominciato ad essere trasferiti nella nuova casa per orfani “, e ancora, “Dopo molti e ininterrotti periodi di grandi prove di fede nell’arco di questi 13 anni e 2 mesi, durante i quali gli orfani sono stati a Wilson Street, il Signore ci fa uscire da quel luogo in una maggiore abbondanza”. “Allarga la tua bocca, e io la empirò”. Ben presto 300 bambini finirono per essere in esubero nel nuovo edificio; per certo ne serviva un altro più grande a fianco del primo per altri 700 giovani dopo tutto, lo spazio era sufficiente e i bisogni erano enormi. Georg fece una lista delle ragioni a favore, poi una di quelle contrarie, e presentò entrambe davanti al Signore. Sentì un forte incoraggiamento ad andare avanti per fede, nella convinzione che, come Dio si era fedelmente preso cura di loro fino a quel momento, così Egli avrebbe certamente continuato a fare. La seconda casa per orfani venne aperta nel 1857, la terza nei 1862, la quarta nel 1869, e la quinta nel 1870. “Allarga la tua bocca, e io la empirò”. 2050 bambini potevano avere una casa ed un’educazione Cristiana, e tutto ciò a testimonianza che Dio é un padre per l’orfano, e che Egli é degno di fiducia per ogni aspetto della nostra vita.

 

La moglie di Georg, Mary, morì poco dopo il completamento dell’ultima casa per orfani. Georg aveva 65 anni, ma non pensava ancora di mettersi a riposo. Presto si sposò nuovamente, e insieme alla nuova moglie partì per una serie di viaggi missionari in Europa, Asia e America Percorse circa 300.000 chilometri, predicando in 42 paesi, fino all’età di 88 anni; l’orfanotrofio fu affidato a sua figlia Lidia e a suo marito, Jim Wright.

Georg conservò la sua forza fisica e la sua lucidità sino alla fine, predicando regolarmente intorno a Bristol, gestendo anche la corrispondenza dell’orfanotrofio. Morì nel sonno ad Ashley Down alla “veneranda” età di 92 anni.

Lidia morì prima del padre, ma suo marito continuò a Bristol l’opera per bambini che ancora oggi va avanti. Gli edifici di mattoni sono stati venduti, e i bambini sistemati in abitazioni più piccole, graziosamente ammobiliate e in un’atmosfera più familiare. L’opera, col suo quartier generale a “Casa Müller”, un grande e antico palazzo a Bristol, ancora confida in Dio per il suo sostegno, non svolgendo alcuna campagna finanziaria.

Oggi, come al tempo di Georg Müller, più di cento anni fa, é ancora un monumento al Dio realmente fedele.

Un estratto del Libro:

Una mattina piatti, tazze e ciotole sul tavolo erano vuoti. Non c’era cibo nella dispensa, né soldi per comprarne. I bambini erano in piedi, aspettando la loro colazione, quando Müller annunciò, “Bambini, voi sapete che dobbiamo fare in tempo per la scuola”. Levando la sua mano disse, “Caro Padre, ti ringraziamo per il cibo che stai provvedendo per noi”.

Qualcuno bussò alla porta. Era il fornaio, che disse, “Signor Müller, non ho potuto dormire la notte scorsa. In qualche modo ho sentito che non avevate pane per colazione, e il Signore voleva che ve ne portassi un po’. Così mi sono alzato alle 2 di notte, ho fatto del pane fresco e ve l’ho portato”. Müller ringraziò l’uomo.

Se ne era appena andato quando bussarono nuovamente alla porta. Era il lattaio. Raccontò che il suo carretto si era rotto proprio davanti all’orfanotrofio, e che voleva dare ai ragazzi i suoi contenitori pieni di latte fresco, così da svuotare il carro e ripararlo.

Non stupisce che anni dopo, quando Müller si trovò a girare il mondo come evangelista, fosse annunciato come “l’uomo che riceve da Dio”.