Meditazioni

PARLA O ETERNO

MEDITAZIONE DEL GIORNO: “PARLA O ETERNO…”

18 gennaio 2014 Devotional

di GIOVANNI ROSTAGNO – “Parla, o Eterno, perché il tuo servo ascolta” 1 Samuele 3:9. – La notte aveva steso il suo velo intorno a Silo. Nel santuario tutto era silenzioso. L’olio non era consumato e le sette fiamme della sacra lampada ardevano ancora. Dormiva il vegliardo Eli e dormiva il giovinetto Samuele. Costui sognava forse la madre lontana che lo aveva predestinato a Geova. Ad un tratto il fanciullo si destò. Una voce aveva chiamato: “Samuele! Samuele!” Era la voce del Signore. Samuele non lo sapeva… Ma dopo che la voce si fu fatta sentire una seconda ed una terza volta, egli, seguendo il consiglio del sacerdote, rispose : “Parla, o Eterno, poiché il tuo servo ascolta”. E nel santuario di Silo Geova parlò.

 

Oh, sentire la voce di Dio che parla! Dite, non lo avete desiderato mai, come lo desideravano i giovani d’Israele consacrati al servizio dell’Eterno? Non lo avete voi desiderato nei giorni in cui sembrava che la Parola di Dio, come in quei tempi lontani, fosse rara e le visioni non fossero frequenti?

 

Parla, o Eterno, il tuo servo ascolta.,

 

Parla o rivelami la tua verità. Dimmi che i cieli raccontano la tua gloria e che il firmamento annunzia l’opera delle tue mani. Dimmi che tu m’hai creato col soffio della tua bocca, che tu m’hai amato di un amore eterno, che tu sei la mia Luce e la mia salvezza. Dimmi che il mio Redentore è vivente e che nell’ultimo giorno potrò alzare dalla polvere la fronte.

 

Parla e rivelami a me stesso. Dimmi quel ch’io sono, la mia fralezza, la mia indegnità; e dimmi quel ch’io potrei essere con te. Parlami di quella pace che sopravanza ogni intelligenza, parlami del perdono, parlami della vita. Fammi udire la tua voce, la voce che rassicura, la voce che domina le tempeste…

 

Parla e rivelami quello che devo fare per te. Per te, per la tua gloria; affinché gli uomini sappiano chi tu sei, o Padre. Per te, anche se l’unica via aperta fosse quella degli affetti immolati e della croce…

 

Parla, o Eterno, il tuo servo ascolta.

 

HAI DELLE MONTAGNE DA SPOSTARE?

di Vance Havner - “Perché in verità vi dico che se alcuno dirà a questo monte: ‘Spostati e gettati nel mare’ e non dubiterà in cuor suo ma crederà che quanto dice avverrà qualunque cosa dirà, gli sarà concesso” (Marco 11:23). –

 

Possiamo chiedere con fiducia ed aspettare la conversione delle persone che amiamo? Bene, deve essere nella volontà di Dio. “Questa è la sicurezza che abbiamo davanti a lui: se domandiamo qualche cosa secondo la Sua volontà, Egli ci esaudisce” (1 Giovanni. 5:14). È volontà Sua la conversione di tutti? “Il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come alcuni credono che Egli faccia, ma è paziente verso di noi non volendo che alcuno perisca, ma che tutti vengano a ravvedimento.” (2 Pietro 3:9).

 

Dunque Egli rimuoverà questa montagna, ma noi dobbiamo credere ed aspettarci che la montagna si muova. “E tutto ciò che chiederete in preghiera, avendo fede, lo otterrete” (Matteo 21:22). Ed il verso seguente dice:hiedere con fiducia ed aspettare la conversione delle persone che amiamo? Bene, deve essere nella volontà di Dio. “Questa è la sicurezza che abbiamo davanti a lui: se domandiamo qualche cosa secondo la Sua volontà, Egli ci esaudisce” (1 Giovanni. 5:14). È volontà Sua la conversione di tutti? “Il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come alcuni credono che Egli faccia, ma è paziente verso di noi non volendo che alcuno perisca, ma che tutti vengano a ravvedimento.” (2 Pietro 3:9).

 

“Perciò vi dico: Tutte le cose che domandate pregando, credete di riceverle e le otterrete”. Preghiamo sperando, ma sperare non è avere fede. La fede prende seriamente in considerazione la Parola di Dio tanto da credere in un vero e proprio mutamento della geografia, dando la montagna per “scomparsa”.

 

Hai forse delle montagne davanti a te che pensi siano inamovibili?

UNA CHIESA CONSCIA DI DIO

di Donald Gee - Lo stesso Dio che è stato una realtà per i cristiani del primo secolo desidera esserlo per i cristiani della presente generazione. - Recentemente, mentre rileggevo in Atti 15 la cronistoria del concilio di Gerusalemme, fui colpito, come mai prima, dell’enfasi posta su DIO. Questa enfasi porta sostanzialmente all’affermazione conclusiva : “E’ parso bene allo Spirito Santo ed a noi” (v. 28). Tale linguaggio poteva sembrare originale o presuntuoso, oppure esprimeva la ferma convinzione che era proprio così. “ Dio elesse fra noi”, disse Pietro (v. 7) ; “Dio ha dato loro lo Spirito Santo, come a noi” (v. 8). Paolo e Barnaba narrarono loro “quali segni e prodigi Iddio aveva fatto per mezzo di loro fra i Gentili” (v. 12). In ogni riga si legge: “Dio – Dio – Dio”.

 

Tale linguaggio, se rispettosamente sincero, rivela l’essenza della fede cristiana. Dio è riconosciuto in ogni cosa, ma particolarmente nell’opera del Suo Spirito. Volendo, possiamo spiegare le cose per mezzo di processi naturali, ciò soddisfa la natura dell’età presente, ma la fede ci fa vedere Dio all’opera e l’amore dà a Dio la gloria.

 

La consapevolezza di Dio nella conferenza di Gerusalemme può ugualmente essere realizzata oggi. Quella conferenza fu affatto normalmente caratterizzata dall’elemento umano. Vi era stata “una grande discussione” (v. 7); gli animi si erano riscaldati (v. 2); erano coinvolte le personalità (v. 5); gli uomini si battevano con passione per i principi che ritenevano fondamentali alla salvezza (v. 1); l’aria era esplosiva. Era sorta una controversia che metteva in pericolo non soltanto l’unità della Chiesa, ma anche, come oggi noi possiamo vedere più chiaramente di loro, l’intero progresso del Vangelo. Essi superarono la crisi vittoriosamente perché 1’ esperienza della Pentecoste li aveva resi e mantenuti consci della presenza di Dio e della Sua opera inconfutabile.

 

“Dio elesse fra noi “.

 

Non vi è ombra di vanagloria nella testimonianza personale di Pietro. Dire di meno voleva dire essere non veritiero. Comunque, egli aveva atteso fino a che non era sorta una lunga discussione per intervenire. La sua esperienza fatta nella casa di Cornelio era conosciuta a tutti, come pure era conosciuto il sugello dello Spirito che aveva caratterizzato quella esperienza. Simon Pietro aveva scrupolosamente seguito la guida dello Spirito in quella circostanza, qualsiasi cosa potesse dirsi di lui in altre circostanze. Solo dopo la lotta penosa avvenuta sull’alto solaio egli aveva accondisceso a mettere a rischio la propria reputazione; ed il seguito degli eventi giustifica i suoi timori. Ma al momento egli era pienamente conscio che Dio era all’opera. “Chi ero io da oppormi a Dio? “ egli chiese. Sublime semplicità! I suoi critici tacquero. Pietro era stato l’uomo scelto da Dio per questo specifico lavoro ed il giudizio degli uomini doveva piegarsi alla verità.

 

Quali credenti Pentecostali dobbiamo credere fermamente che Dio elegge ancora oggi fra noi gli uomini di cui si serve per specifici compiti. Per eleggere questi uomini non sempre si usa dei comitati. Di una cosa possiamo essere certi che la somma delle qualifiche di due candidati rivali messe alla prova del voto che richiede una data proporzione di maggioranza per esser conclusivo, è di gran lunga inferiore alla perfetta certezza in cui Pietro ancorava la sua fede. Smisuratamente più lontana ancora dalla forma divina è la nauseabonda ambizione di uomini che cercano posti di guida e di preeminenza, i quali uomini si comportano nella religione come negli affari, calpestando ogni principio di cortesia e considerazione per gli altri nel loro desiderio di potere.

 

Molti governi di chiesa hanno cercato di approssimarsi il più possibile alla scelta divina di uomini per compiti specifici nella Chiesa. Quelli che si sono di più avvicinati al successo hanno poi generalmente fallito standardizzando un metodo e trasformandolo in un sistema. Lo Spirito Santo si rifiuta di conformarsi alle nostre denominazioni. Ma Dio continua ancora ad eleggere gli uomini, ed anche noi riconosciamo gli uomini eletti da Dio, se comminiamo nello Spirito.

 

Felicemente, tutti dobbiamo riconoscere che vi sono uomini di Dio che, proprio come Pietro, sono gli uomini di Dio nel posto voluto da Dio. Se esitiamo ad ammettere questo, siamo comunque costretti a dover ammettere che certe persone sono “le persone adatte per i posti che occupano “, il che significa proprio la stessa cosa. Solo che è meglio e più santo dare a Dio la gloria. Egli li ha eletti ; ciò è quel che conta, mentre il metodo di cui si è servito è di secondaria importanza.

IO NON MOLLO

di DAVID WILKERSON - Sono sicuro che nei primi giorni del suo cammino con Cristo, Paolo attraversò dei momenti terribili; e, come la maggior parte di noi, probabilmente sperò che se solo avesse confidato nel Signore abbastanza, sarebbe stato protetto da ogni male. La prima volta che Paolo venne gettato in prigione, per esempio, avrà gridato per ricevere liberazione: “Signore, spalanca le porte di questa prigione. Fammi uscire da qui per la causa dell’evangelo!” Allo stesso modo, il suo primo naufragio avrà probabilmente messo a dura prova la sua fede; e le prime percosse che ricevette potrebbero avergli fatto mettere in dubbio la capacità di Dio di mantenere la Sua parola: “Signore, Tu hai promesso di proteggermi. Non capisco perché sto sopportando questa prova orribile”.

 

Ma le cose non facevano che peggiorare per Paolo. La Scrittura non offre molte prove per cui l’apostolo abbia mai visto molto sollievo dalle proprie avversità.

Credo che al suo secondo naufragio, Paolo abbia pensato, “So che il Signore dimora in me e quindi deve avere una ragione per questa prova. Egli mi ha detto che ogni cosa coopera al bene per coloro che amano Dio e che sono chiamati secondo il Suo proponimento [vedi Romani 8:28]. Se questo è il Suo modo di causare una manifestazione di Cristo maggiore in me, che sia. Che io affondi o nuota, la mia vita è nelle Sue mani”.

Al terzo naufragio, Paolo forse disse, “Guardatemi, voi tutti angeli nella gloria! Guardatemi, voi tutti vili demoni dell’inferno. Guardatemi, voi tutti fratelli e peccatori. Sto scendendo di nuovo in acque profonde e scure e voglio che tutti voi sappiate che la morte non può trattenermi! Dio mi ha detto che non è finita per me – e io non mollo. Non chiederà al mio Signore perché vengo provato in questo modo. So soltanto che questa situazione di morte si concluderà con una grande gloria per Lui. Quindi, guardate come la mia fede ne uscirà pura come l’oro!”

 

Per dirla con parole semplici, le nostre situazioni di morte sono volte a porre fine a determinate lotte personali. Nostro Padre ci porta in un luogo in cui ci rendiamo conto di dover dipendere completamente da Cristo, altrimenti non ce la faremo. Egli vuole che diciamo, “Gesù, se Tu non mi liberi, è finita. Ripongo la mia fiducia in Te affinché sia Tu a compiere ogni cosa!”

TUTTI HANNO PECCATO

di R. Bracco - Poiché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio. Romani 3: 23 - Il mondo è dominato dal peccato; Dio lo afferma e la nostra esperienza ci obbliga ad arrenderci a questa innegabile realtà. Non mancano negatori di questa verità; individui che sostengono che il peccato è frutto dell’immagina­zione dei moralisti religiosi o sociali: l’uomo è buono ed il mondo è bello, essi affermano, e qualche piccola deviazione deve essere accettata come diversi­vo necessario per rendere più interessante la vita.

 

Ma le “piccole deviazioni” delle quali parlano costituiscono quel mare di fango nel quale tutti affogano: guerre, odio, ingiustizie, soprusi, razzismo, crimini, passioni, vizio, stanno intorno a noi per ricordarci ogni momento che il male è la regola del genere umano ed il bene è soltanto la rara eccezione.

 

Un servo di Dio scriveva molti anni fa: “Il peccato degli uomini è dimostrato dal fatto che non basta una parola, ma ci vuole un contratto; non basta una porta, ma ci vuole una serratura; non basta un regolamento, ma ci vuole un corpo di polizia”.

 

Tutti, indistintamente, tentano l’evasione, il sopruso, la frode; tutti amano il piacere proibito, l’eccitazione disonesta, il godimento impuro. Tutti hanno peccato e poiché il peccato separa ed allontana da Dio, tutti sono privi della gloria di Dio.

 

Quel mondo che è stato creato per essere non soltanto una immagine della gloria di Dio, ma il tempio stesso della benedizione divina, ha prima rifiutato e respinto il proprio Creatore ed ha poi alterato le forme che ne rispecchiavano la grandezza e la gloria. Oggi possiamo vedere ovunque l’esaltazione dell’uomo, cioè la manifestazione più impudica dell’orgoglio umano, ma non possiamo incontrare ed ammirare la “gloria di Dio” perché è assente.

 

E questa assenza, provocata dall’uomo rappresenta, in ultima analisi, la più chiara ed impressionante prova del peccato della società. Dove non c’è il sole, c’è l’ombra e dove al sole si chiudono le imposte c’è un’ombra voluta e volontariamente ottenuta; dove Dio è stato rifiutato, respinto, contestato, c’è il peccato e questo è anche oggi, come ieri, il dramma dell’umanità: uno stato generale di corruzione vissuta nell’oscurità più profonda derivante dalla separazione da Dio.

 

Ma apri il Vangelo e troverai una parola di speranza!

LA FEDE PIACE A DIO

di Claude Houde - Cristo affrontò la chiesa di Laodicea, che rappresenta la Chiesa degli ultimi tempi. Le diede l’avvertimento che si estende nei secoli per parlare oggi a me e a te: “Così, perché sei tiepido…io sto per vomitarti dalla mia bocca” (Apocalisse 3:16). Che parole incredibili! Qual è il crimine, l’inimmaginabile peccato commesso dalla Chiesa moderna? Ascolta le parole di Colui che, al di sopra di tutto, cerca la nostra fede, fiducia ed arresa: “Poiché tu dici: “Io sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di nulla”; e non sai invece di essere disgraziato, miserabile, povero, cieco e nudo…Ecco, io sto alla porta e busso; se qualcuno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui, e cenerò con lui ed egli con me” (Apocalisse 3:17 e 20).

 

Questo passo della Scrittura, così spesso citato e applicato completamente al di fuori del suo contesto, non è indirizzato a un mondo perduto che ha bisogno di “lasciar entrare Gesù”. Piuttosto, è una chiamata diretta e solenne ai credenti moderni che giacciono pigramente sui loro letti d’indifferenza, tutto sommato felici di sé stessi e della porzione che hanno. Questa generazione è stata diabolicamente accecata alla rivelazione spirituale per la quale senza una fede ardente è impossibile piacergli. Gesù sta letteralmente e drammaticamente fuori dalla porta di una chiesa autosufficiente e oh-così-soddisfatta che si affida a metodi, strategie e cambiamenti di forme e tattiche prese in prestito dal mercato secolare. Egli sta gridando, “Lasciatemi entrare! Ravvedetevi! Allontanatevi da queste cisterne rotte che non possono offrire acqua viva! Io richiedo un popolo la cui fede consentirà loro di vedere l’invisibile, credere l’incredibile e ricevere l’impossibile!”

 

Ci può essere adorazione, programmi musicali fantastici, edifici meravigliosi, frequenze impressionanti, insegnamenti dinamici, ogni programma ecclesiale e sociale immaginabile, persino un gergo cristiano e il citare la Bibbia, ma senza fede è impossibile piacere a Dio! Dio si diletta nello spostare le montagne e rilasciare fastosamente tutte le risorse del cielo per degli interventi divini straordinari quando una persona sincera si rivolge semplicemente a Lui con una fede vera e appassionata.

 

Una fede ardente che chiede con audacia ancora apre i cieli, muove il Suo cuore e la Sua mano e ci dona accesso illimitato a risorse sorprendenti, inesauribili, inspiegabili, miracolose e soprannaturali. Dio dice, “Io amo la fede! La fede fa sì che Io mi muova! La fede vedrà la Mia potenza e otterrà il Mio favore!” Come pastore a Montreal, mi serve soltanto dare un veloce sguardo alle migliaia di facce radunate di domenica mattina per ricordarmi dei miracoli di oggi, delle storie e delle testimonianze che gioiosamente annunciano al nostro mondo cinico e scettico che la fede piace a Dio!

MEDITAZIONE ROBERTO BRACCO

di ROBERTO BRACCO - L’esortazione di Gesù’ vuol ricordare ad ogni cristiano la correttezza che deve caratterizzare i propri rapporti con gli uomini. Non servono giuramenti, promesse solenni, dichiarazioni enfatiche; serve soltanto precisione e fedeltà. Il cristiano deve essere riconosciuto per la propria veracità e per la propria correttezza, e tutte, tutte le sue azioni devono dire che egli é un uomo di parola sano e integro nelle sue relazioni col prossimo. Il cristiano deve essere preciso e fedele agli appuntamenti; un servo di Dio affermava che fare attendere una persona significa rubarle del tempo, e chi ruba tempo al prossimo è come chi gli ruba del denaro. Se il furto è un atto disonesto, è anche disonesto fare attendere coloro con i quali abbiamo un appuntamento.

 

L’abitudine di arrivare in ritardo denota anche superbia perché indica sprezzo verso coloro che attendono ed alta considerazione di se stessi. Farsi attendere equivale a farsi desiderare, farsi reputare importanti e, naturalmente, equivale anche a mettere coloro che sono tn attesa in una condizione di inferiorità e di subordinazione. Un cristiano fedele anche se ha realmente un appuntamento con subalterni e sottoposti, giungerà’ sempre puntualmente in orario per correttezza e per umiltà. Il ritardo é anche disordine, cioè pessima sistemazione delle proprie attività e dei propri impegni; il disordine, come la superbia, sono caratteristiche negative che squalificano la vita del credente.

 

Oltre che negli appuntamenti, il cristiano è fedele alla propria parola data in qualunque circostanza e per qualsiasi ragione. Nel mondo corrotto di questi giorni tutti diffidano della “parola” ma il cristiano deve far crollare questa diffidenza per quanto concerne la propria vita: deve essere “di parola” sul lavoro, nelle sue promesse, nei suoi impegni sociali o religiosi. Qualche volta “essere di parola” implica sacrificio o rinuncia, ma il cristiano non compromette i propri impegni per evitare il sacrificio. Una data di consegna di un lavoro, un prezzo stabilito, una prestazione promessa devono rappresentare per il cristiano mezzi per rendere la propria testimonianza di correttezza e di precisione.

 

Anche in casa, con la famiglia: una promessa alla moglie, ai figli, un programma annunciato devono servire al cristiano per dimostrare che la sua parola è chiara, sincera, ferma. Soprattutto negli impegni economici il cristiano deve far brillare la luce della propria correttezza. E’ sempre preferibile non contrarre debiti perché anche in questo senso possiamo interpretare le parole dell’Apostolo “Non dobbiate nulla ad alcuno …” Ma se debiti vengono contratti i crediti devono essere accettati col senso della più profonda responsabilità cristiana: le date di scadenza devono essere rispettate rigorosamente e le promesse devono essere mantenute fedelmente. Anche ritardi e inadempienze sul piano finanziario possono essere considerati piccoli e grandi furti che producono turbamenti, biasimo e sempre vituperio alla testimonianza cristiana. E’ necessario ricordare che un debito rappresenta un atto di fiducia da parte di colui che ha concesso il credito ed il cristiano non deve “tradire” la fiducia e tanto meno deve trattenere denaro che non gli appartiene e che il creditore contava di riavere alla data stabilita.

 

Sia il vostro parlare si, si: dobbiamo eliminare leggerezza e disordine dalla nostra vita e prima di assumere un impegno e di dare una parola dobbiamo riflettere profondamente e seriamente affinché quando l’impegno è preso emerga intera la nostra onestà cristiana.

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Un uomo, che regolarmente frequentava le riunioni della chiesa, senza nessun avviso, smise di parteciparvi.

 

Dopo qualche settimana, il pastore della chiesa, decise di andarlo a trovare.

 

Era una notte molto fredda…

 

Il pastore trovò l’uomo in casa solo, seduto davanti al camino, dove ardeva un fuoco scintillante ed accogliente.

 

Indovinando il motivo della visita, l’uomo diede il benvenuto al suo pastore, lo fece accomodare su una sedia grande vicino al camino e rimase fermo, aspettando…

 

Ci fu un gran silenzio e i due uomini guardavano soltanto la danza delle fiamme intorno ai tronchi di legna che bruciavano.

 

Dopo qualche minuto, il pastore osservò le braci che si formavano e con cura scelse una di loro, la più incandescente di tutte, mettendola da un lato.

 

Tornò allora a sedere, rimanendo silenzioso ed immobile.

 

Il padrone di casa osservava con attenzione tutto.

 

Poco dopo, la fiamma della brace solitaria calò, fino a quando ci fu solo un scintillio momentaneo ed il fuoco si spense in un attimo.

 

In poco tempo, ciò che prima era una festa di calore e luce, ora era un nero, freddo e morto pezzo di carbone ricoperto da una spessa cappa di cenere grigia.

 

Nessuna parola era stata detta dopo il saluto iniziale tra i due amici.

 

Il pastore, prima di andarsene, aizzò nuovamente il carbone freddo ed inutile, mettendolo di nuovo in mezzo al fuoco.

 

Quasi subito si riaccese, alimentato dalla luce e dal calore dei carboni ardenti intorno a lui.

 

Quando il pastore fu alla porta pronto per uscire, il padrone di casa disse: “Grazie per la tua visita e per la bellissima lezione… Tornerò a partecipare alle riunioni. A presto”!

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Elisabeth Prentiss (1818-1878) faceva l’insegnante prima di diventare moglie di un pastore e quindi madre.

 

Poco dopo la morte in tenera età del suo secondogenito (un bimbo splendido di nome Eddie), Elisabeth ebbe una bimba.

 

La malattia che la colpì dopo il parto le impedì di accudire la bimba, che poteva vedere solo una volta al giorno e che morì di lì a poco.

 

L’esperienza lasciò Elisabeth distrutta, ma la donna riuscì a superarla e a sviluppare un ministero meraviglioso per coloro che avevano sofferto un lutto e per moribondi.

 

Ecco come commentò la sua esperienza: “Credo che solo quelli che abbiano appreso Cristo negli ospedali, nella povertà, in un’incertezza dolorosa, nell’ansia, nelle avversità e davanti a una tomba aperta, possano conoscere la felicità più alta e più pura. Imparare a conoscere Cristo, questa è la vita”.

 

Elisabeth Prentiss non dimenticò mai la sua agonia di quei giorni, ma usò la sua esperienza per avvicinarsi ad altre madri nella stessa condizione e cercare di dare loro conforto.

 

Allo stesso modo, quelle donne che percorrono l’oscura valle dell’aborto, della morte di un figlio appena nato o di uno già adulto, possono infine trovarsi ad aiutare le altre in modo meraviglioso.

 

“Signore, tocca la mia vita

 

Come il maestro fa con i tasti di un pianoforte.

 

Crea armonia dove nella mia vita non c’è.

 

Crea la melodia che devo seguire,dove nella mia vita c’è soltanto confusione.

 

Tocca i tasti acuti quando sono giù e non riesco ad alzare la mia voce verso Te,

 

Tocca i tasti bassi e profondi quando la vita mi prende e non vengo a Te nel segreto della mia camera.

 

Sfiora i tasti bianchi quando devo essere imbiancato col sangue dell’Agnello,

 

Sfiora i tasti neri quando ho bisogno delle prove per crescere nella Tua fede.

 

Signore aiutami a leggere le pause per capire quando devo fermarmi a riflettere.

 

Signore scandisci il tempo, che io sappia quando pregare e quando agire.

 

O Signore ma prima di tutto questo,

 

O Padre prima di sederti a quello sgabello,

 

Prima di eseguire lo spartito della mia vita,

 

Prima di posare le Tue sante mani sulla tastiera o Padre,

 

Accordami affinché quando le Tue dita agilmente si muoveranno

 

il Tuo orecchio possa sentire ogni nota come la nota giusta

 

e che nessuna nota stonata possa rovinare lo spartito che Tu hai scritto per me”.

 

A risentirci la prossima settimana!

 

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I BRILLANTI DELLA CORONA

26 ottobre 2013 Articoli di Roberto Bracco

di ROBERTO BRACCO - Quando sorgerà la mattina radiosa della gloria; quando Gesù Cristo ritornerà a prendere la Sua chiesa… ci saranno delle sorprese scon­volgenti; alcune saranno liete, altre saranno drammatiche. Dio farà “conoscere” chi è Suo e chi è santo! Oggi il trionfo della falsità e dell’ipocrisia riesce ad alterare agli occhi nostri le realtà del mondo ecclesiastico ma allora tutto apparirà nella sua reale fisionomia. Oggi soltanto Dio conosce perfettamente “tutti” quelli che sono Suoi (2 Timoteo 2:19) ma domani Egli li farà conoscere a tutto l’universo; li manifesterà come un” tesoro tenuto in serbo” (Malachia 3:17).

 

Molti nomi sconosciuti, molti credenti ignorati, molti membri di chiesa inconsiderati usciranno domani dallo scrigno di Dio e saranno presentati come i brillanti della Sua corona di gloria. Mentre nessuno badava a loro e si accorgeva di loro, Dio li seguiva con il suo occhio (Proverbi 15:3) e li ascoltava attentamente mentre ragionavano di cose grate al suo cuore ( Malachia 3:16).

 

Lo stesso Dio che ha scelto Noè nel mezzo di una generazione corrotta che ha salvato Lot dal seno di una terra contaminata, che ha sempre veduto e protetto il giusto nel mezzo degli empi, farà” conoscere” coloro che sono stati “sconosciuti” agli uomini, ma non sono stati ignorati da LUI… Domani, quando l’Eterno farà “conoscere” quelli che sono suoi, quelli che sono santi, tanti nomi illustri saranno eclissati e tante per­sonalità eminenti saranno inghiottite dallo stesso baratro che si è aperto per ricevere i rivoltosi capeggiati da Core (Numeri 16:31).

 

Guai agli ipocriti, ai bugiardi, agli istrioni…i loro splendici abiti religiosi saranno stracciati dalla mano di Dio ed essi appariranno in tutta la loro lebbrosa, ripugnante nudità. In quel giorno i canti squil­lanti e le recitazioni religiose saranno legate in un fascio con le quali­fiche ecclesiastiche e le opere meritorie saranno gettate nell’inferno e tutti coloro che erano vestiti ed ornati soltanto di queste cose saranno “presentati” da Dio per quelli che sono, per quelli che “realmente sono…” Quelli che stavano più in alto conosceranno l’urto di una più terribile caduta e quelli che meglio avevano saputo mascherare la propria iniquità sentiranno più cruda l’onta della rivelazione.

 

Dio farà conoscere i suoi, i santi, e li farà accostare a Se per acco­glierli nelle braccia dell’eternità e della gloria. Non vogliamo polemizzare con un sedicente mondo religioso che è collocato più nella politica che non nella vocazione cristiana, ma forse vedremo eminenti titolati che oggi hanno saputo imporre il proprio nome e la personalità rovesciati domani dal loro trono di gloria ecclesiastica e gettati nel fango dell’obbrobrio del tormento.

 

Avevano saputo conquistare il loro grado e il loro posto nell’esercizio di una diplomazia religiosa tanto abile quanto spregiudicata; avevano saputo vincere resistenze e comporre opposizioni mediante le più generose e ipocrite concessioni, avevano anche, naturalmente, saputo spezzare crudelmente gli ostacoli non altrimenti eliminabili…ed ora??? Tutte le fatiche, tutta la gloria, tutte le conquiste…appariranno sol­tanto per dirci che “Dio non li conosce”(Matteo 7:23).

 

Vedremo anche coloro che hanno accettate le “generose concessioni” dei diplomatici della religione; coloro che hanno accettato qualifiche, ministeri e servizi che non venivano offerti da DIO e che non servivano per esaltare l’Eterno, ma venivano offerte dall’uomo e servivano soltanto per soddisfare le più basse aspirazioni dell’ambizione umana o per appagare le più umane esigenze della personalità; vedremo costoro denudati dei loro abiti e presenti con il marchio dei loro scopi carnali e peccaminosi, vedremo quei credenti ipocriti che oggi ostentano la loro santità e la sbandierano come il più glorioso fra i vessilli, messi severamente da parte dalla mano dell’Eterno, domani, quando Dio raccoglierà tutto il grano per essere posto sul suo granaio. (Matteo 13:50).

 

Avevano tanto faticato per farsi un nome illustre, una fama brillante; non avevano risparmiate apologie, non avevano risparmiato manifestazioni di zelo e di religiosità, non avevano neanche risparmiate opere messe bene in evidenza, e soprattutto non avevano risparmiato una sistematica opera di calunnia e di maldicenza perché nella denigrazione e nella distruzione degli altri fosse esaltata la loro santità…ed ora????

 

C’è soltanto un mucchio polveroso di rovine che ci dice che quella non è la santità che “Dio conosce”; non è quella santità modesta, sincera, pura che non esalta l’uomo, ma Dio e che non cerca la gloria di quaggiù, ma vive fiorendo e fruttificando per la gloria di lassù. Vedremo, vedremo, vedremo!!!

 

Il giorno del Signore sarà un giorno di sorprese e queste saranno tanto più sconvolgenti quanto gli uomini si saranno abituati a dar valore alle realtà che Dio giudica prive di valore e a non dar valore alle realtà che Dio dichiara preziose agli occhi suoi. La tattica dell’inferno mira ad un suo scopo ben definito, quello di sostituire ciò che è reale con ciò che è apparente e questa tattica rappresenta oggi il programma del diavolo nel seno della chiesa.

 

Il tentatore vuole abituare i cristiani a dare valore ai titoli, alle ricchezze, alle qualifiche, alle parole, alle manifestazioni esteriori di religiosità, e vuol far dimenticare l’importanza della vocazione, della chiamata, della sincerità, del timore di Dio… della guida di Dio… quanto più i cristiani si abitueranno a considerare la religione dal punto di vista consigliato dal diavolo, tanto più saranno grandi e sconvolgenti le sorprese che si riceveranno in quella mattina radiosa della gloria.

 

E’ triste vedere lo spettacolo desolante di un popolo che si chiama cristiano e vive come se la propria speranza fosse soltanto entro il ristretto limite della vita terrena eppure è lo spettacolo che s’incontra più facilmente nelle chiese dove tutto si svolge come se il “Signore non dovesse mai apparire”… I cristiani, proprio i cristiani, cercano gloria “oggi”, applausi “oggi”, benessere “oggi”, supremazia “oggi”, godimento “oggi”, e “tutti” si sentono grandi, importanti, “tutti” si sentono santi, anzi più santi di “tutti”.

 

Mentre questo popolo si muove, si agita; mentre le competizioni e le concorrenze, i conflitti e le manovre s’intrecciano, mentre tutto è “apparente” fervore religioso e tutto è “illusorio” progresso ecclesi­astico una voce potente ci ricorda: “Domattina il Signore farà conoscere chi è Suo e chi è santo e lo farò accostare a se.”

 

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PERSEVERARE NELLA PAROLA DI DIO

4 novembre 2013 Articoli di Roberto Bracco

di Roberto Bracco - “Se perseverate nella mia Parola…” (Giovanni 8:31) - Questo passo dell’Evangelo di Giovanni ci fa comprendere tre cose di grande importanza :

 

- Per essere veramente discepoli di Gesù bisogna perseverare nella sua parola.

- Mediante la perseveranza nella sua parola si giunge alla conoscenza della verità.

- La conoscenza della verità produce la conquista della libertà.

 

La prima cosa ci dice chiaramente che fra coloro che seguono Gesù ci sono veri discepoli e discepoli falsi. La seconda cosa ci ricorda che la verità non può essere conquistata attraverso il solo studio intellettuale perché si può raggiungere unicamente percorrendo il sentiero dell’ubbidienza. La terza cosa infine ci ammaestra intorno al concetto della libertà e ci dichiara che essa non si può ottenere senza la verità.

 

Discepoli di Cristo, possessori della verità, figliuoli della libertà. Queste sono le qualifiche che l’Evangelo concede a coloro che… perseverano nelle parole del Maestro. Il mondo è pieno di persone che si dichiarano di Cristo; quasi tutte queste persone proclamano di possedere la verità e di godere la libertà; purtroppo invece, i veri discepoli del Signore sono pochi e generalmente questi pochi non concedono interviste e non fanno pubblicità della loro professione di fede.

 

Discepolo vuol dire seguace di un Maestro e Maestro vuol dire «insegnante». Non si può essere discepolo senza ricevere un insegnamento, ma non basta ricevere un insegnamento per essere discepolo. Seguace vuol dire «che segue», cioè che accetta l’insegnamento e che vive in armonia con l’insegnamento.

 

Per essere veramente discepolo è necessario quindi ricevere, incorporare e vivere l’insegnamento di Cristo. L’insegnamento deve operare nella vita del credente in maniera da obbligarlo a «seguire Gesù» ; il discepolo deve porre i suoi passi nel sentiero, nelle orme stesse, del Maestro.

 

Non c’è nessuna realtà umana che possa sostituire l’insegnamento di Cristo e quindi non esiste altro sentiero, per essere discepolo di Cristo, all’infuori di quello tracciato dalla sua parola. E’ una stolta illusione fondare il proprio cristianesimo sull’appartenenza ad una comunità cristiana. Cristiano vuol dire «discepolo di Cristo» ; discepolo di Cristo vuol dire seguace del Maestro e seguace del Maestro vuol dire seguire Gesù per la luce, il consiglio e la forza, del suo insegnamento divino.

 

Se perseverate nella mia parola sarete veramente miei discepoli e conoscerete la verità…

 

La verità non appartiene a tutti; appartiene ai discepoli di Cristo. Noi possiamo vantarci di possedere una ricchezza, anche se non l’abbiamo mai veduta, ma il nostro vanto non ci produrrà la ricchezza. Possiamo vantarci o illuderci di possedere la verità anche se non siamo veri discepoli del Maestro, ma questo non ci gioverà spiritualmente.

 

La verità non si può conquistare con la sola mente, benché anche la mente debba partecipare alla conquista della verità..

 

Forse per comprendere meglio la ragione che spiega gli ostacoli che si oppongono alla conquista della verità è necessario fermarci brevemente a considerare l’essenza della verità. Che cos’è la verità? Questa domanda non ha il medesimo accento che aveva sulle labbra di Pilato il quale pensava alla verità come a qualche cosa di astratto, di indefinito e di indefinibile che poteva, tutto al più, essere condensato in un concetto filosofico. No, per noi la domanda rappresenta l’espressione sincera della fede che cerca quasi di cogliere nella domanda stessa la risposta.

 

La verità è Cristo, termine di ogni giustizia, di ogni bene, di ogni lume. Sul terreno pratico, la verità è tutto quello che s’indentifica con Cristo; col carattere di Cristo, con le azioni di Cristo, col pensiero di Cristo, con la dottrina di Cri-sto, con l’amore di Cristo. La verità quindi è il contrapposto di ogni errore, di ogni parvenza, di ogni menzogna. Come è possibile dunque conquistare questa meravigliosissima e sfolgorante realtà con l’ausilio della sola mente? Non è necessario, per poterne afferrare il senso e coglierne la luce, tuffarsi in essa con tutta, tutta la vita? La verità diviene realtà nel credente nel momento stesso che non soltanto egli si tuffa in essa, ma l’assimila, la trasforma in elementi nutritivi della sua personalità, attraverso un processo di incondizionata sottomissione ad essa.

 

Conoscerete la verità… Una promessa che appartiene al futuro, non soltanto perché segue l’azione del credente, l’ubbidienza del credente; ma anche perché rimane perennemente avanti al discepolo di Cristo come un traguardo già raggiunto e pur mai raggiunto per intero. La verità vi farà liberi. Liberi dagli errori, dai pregiudizi, dagli spaventi, dalle influenze malefiche. Invano si combattono battaglie umane in nome della libertà e per la conquista della libertà; questo bene prezioso rimane retaggio di pochi, cioè di coloro che hanno conquistata la verità.

 

La vera libertà non è quella che è offerta dal mondo, dalle formule di pace, dalle conquiste belliche. Ci può essere democrazia, benessere, tolleranza di pensiero e di parola eppure vivere nella forma più cruda di schiavitù. Neanche quella libertà che frequentemente reclamano e rivendicano i cristiani, nell’esercizio della loro attività ministeriale, è vera libertà.

 

Si possono godere i più ampi riconoscimenti umani, si possono espletare le più multiformi attività sociali e pubbliche senza essere liberi, veramente liberi. Quanti legami, quante limitazioni esistono infatti nella vita di coloro che non hanno conosciuta la verità!

 

La libertà cristiana consegue il possesso della verità ed essa è veramente libertà. Il credente si sente libero in una cella di prigione e vive la libertà anche di fronte ad un pericolo di morte. Libero dal timore, libero dall’errore, libero dalle influenze, si sente fuori dalle circostanze del mondo e della vita, ma dentro alla vera libertà dei figliuoli di Dio.

 

Paolo, Stefano, Pietro… ecco uomini veramente liberi, anche in prigione, anche nel pericolo, anche di fronte alla morte liberi; liberi di proclamare forte il messaggio dell’Evangelo; liberi per vivere secondo la direttiva della propria coscienza illuminata da Dio; liberi dalle pene che vengono dai sentimenti ispirati dalla pusillanimità. Tre cose di grande importanza : professione vera, verità assoluta, libertà cristiana; queste tre cose si trovano sul sentiero dell’ubbidienza sincera e costante.

 

meditazione

“In passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce” (Efesini 5:8).

 

Il comportamento dell’uomo potrebbe essere definito: “la finestra dell’anima”.

 

Non è la maniera con cui reagiamo quando abbiamo avuto abbastanza tempo per riflettere riguardo ad una situazione, bensì la maniera in cui lo facciamo quando non abbiamo tempo di pensare e possiamo dare solo una risposta.

 

Di solito, le circostanze che si presentano durante un normale giorno di lavoro non ci modellano, tantomeno ci distruggono; ci rivelano semplicemente chi siamo.

 

Dedichiamo molto tempo ad imparare come reagire; così diventiamo bravi attori ma, quando si presenta qualcosa di inatteso e dobbiamo reagire rapidamente, la nostra ‘rappresentazione’ è quasi sempre messa da parte e la risposta viene dal nostro intimo.

 

In passato, William Sangster fu una figura pubblica molto amata in Inghilterra.

 

Molti però non sapevano che lui lottasse contro la distrofia muscolare progressiva.

 

Nonostante la sua malattia avanzasse, lui servì correttamente e con spirito nobile, dimostrando un comportamento positivo e vincente, al punto di essere noto in tutto il mondo di lingua inglese per ciò che lui definì:

 

“I miei quattro propositi”

 

- Non mi lamenterò mai;

 

- Farò splendere sempre la Sua luce;

 

- Testimonierò delle mie benedizioni;

 

- Trasformerò le mie perdite in profitti.

 

Qualcuno ha detto:

 

“Sono convinto che il 10% della vita è ciò che mi accade, ma il 90% è come reagisco io a tutto questo”.

 

Siamo responsabili del nostro comportamento! Ci hai mai pensato?

 

Joni Eareckson è stata il modello ispiratore di un’intera generazione di cristiani.

 

Nel 1967, all’età di 17 anni, si ruppe il collo facendo un tuffo.

 

Quando i suoi amici andarono a trovarla in ospedale furono sconvolti dall’atrocità del suo aspetto.

 

Quando seppe che non sarebbe mai più stata in grado di usare le braccia e gambe e che avrebbe dovuto dipendere totalmente dagli altri, Joni desiderò morire.

 

La sua fede la portò a confrontarsi con domande difficili: “Perché Dio ha permesso questo? Mi guarirà, se avrò abbastanza fede?”.

 

Alla fine Dio utilizzò Joni per raggiungere decine di migliaia di persone, attraverso i suoi libri, tramite il film tratto dalla sua vita e grazie al suo ministero con i disabili.

 

Niente di tutto ciò sarebbe successo se l’incidente non fosse avvenuto.

 

In un’intervista, 25 anni più tardi, Joni affermò: “Immagino che sia per questo che non mi importa di stare su una sedia a rotelle e di rassegnarmi alla sofferenza. Se significa garantire l’entrata nel regno di Dio a più persone, affinché diventino parte della Sua famiglia, tutto acquista un senso. Soffrire senza un fine, soffrire per nulla…questo sarebbe doloroso“.

 

Ripeto la domanda: “Siamo responsabili del nostro comportamento! Ci hai mai pensato“?

 

 

meditazione

Alcuni oggi sono animati dallo stesso atteggiamento di critica; vengono al culto soltanto per trovare dei guai e se non li trovano li fanno loro.

Alcuni criticano il predicatore.

So di due giovani amici, figli di credenti, ancora non convertiti che si ritrovarono insieme la domenica pomeriggio, dopo il pranzo.

Uno chiese cosa avessero mangiato a pranzo e la risposta fu: tacchino a fette.

L’altro disse: “Noi abbiamo fatto a fette il predicatore di oggi”.

Troppo lungo o troppo corto, troppo semplice o troppo complicato, troppo duro o troppo dolce, troppo giovane o troppo vecchio.

Altri criticano i credenti della chiesa: troppo caldi o troppo freddi; troppo interessati a te o per nulla, troppo coinvolti nel culto o spenti, vivi o morti.

Un uomo che frequentava una chiesa, alla fine del culto, fu avvicinato dal pastore, il quale chiese se avesse trovato di suo gradimento la riunione.

Lui seccamente rispose di no.

Il pastore ne chiese il motivo.

Lui rispose che voleva andare in chiesa solo per cantare qualche inno, fare delle preghiere, ascoltare un sermone e poi andare via.

Invece lì la gente era troppo amichevole, chiedendo sulla moglie, sui figli.

Il pastore aveva proprio quella mattina incoraggiato i credenti ad essere più amichevoli con i nuovi!

Ci sono persone che criticano e giudicano sempre, tutto e comunque.

Attenti e scrupolosi osservatori, guardinghi di tutto ciò che accade, con un piede dentro ed uno già fuori della porta.

Poi vi è il culto ed il dopo culto.

Madre, padre, genitori anziani ed un bambino sono in auto nel rincasare dopo il culto della domenica mattina.

Il papà lamenta la lunghezza della predica; la mamma lamenta il fatto che quella sorella che cantava, aveva una voce troppo stridula; la nonna lamentava il fatto che le sedie erano troppo scomode ed il nonno che il volume era troppo alto.

Anche il bambino ha qualcosa da dire: “Per avere pagato 20 centesimi siamo stati anche fortunati!”.

Un giovane era orgoglioso di una piccola agenda che portava con sé al culto: “Io vi annoto tutti gli errori del predicatore”, disse, “gli errori di grammatica, di fonetica e tutte le inesattezze storiche e scientifiche”. Quel giovane adorava gli errori e non il Signore”.

Un fratello si lamentava con il proprio pastore dell’assenza d’amore nella comunità.

Il pastore gli disse: “Porta il tuo, così ce ne sarà un po’ di più”.

Spesso cerchiamo negli altri quello che neppure noi abbiamo.

E tu sei un ostacolo o una benedizione per la tua chiesa?

Appartieni alla categoria dei criticanti o sostieni le braccia del tuo pastore?

Se vuoi saperlo, chiedilo direttamente a lui.

La risposta potrebbe essere diversa da quella che pensi.

RIFLESSIONE

Wesley racconta: «Nel mezzo del sermone una donna davanti a me cadde come morta, implorando Dio di avere pietà, così come altri avevano fatto la notte precedente.

Berridge (il responsabile locale) ed io pregammo per loro ed essi si risollevarono nella gioia di avere i propri peccati perdonati.

Il 18 dicembre andammo ad Everton e la sera predicammo ad una chiesa piena: Dio mi diede una tale libertà di parola ed applicò la propria parola al cuore di parecchi ascoltatori che nel mezzo del sermone imploravano: “Dio abbi pietà”.

Dentro e fuori la chiesa ad Everton (mentre Berridge stava predicando) alcune persone svennero sotto la convinzione di peccato, alcune furono prese da terribili crisi di angoscia, gridando che si sentivano precipitare nella cavità infuocata dell’inferno.

Alcuni gridavano con la propria anima in agonia; Dio era così reale ed essi erano così peccatori; il pianto continuò per tutta la durata della consulenza spirituale delle persone; mentre alcuni improvvisamente si alzavano e lodavano Dio, altri gridavano trionfanti per il perdono dei propri peccati; alcuni con gli occhi pieni di lacrime lodavano il Signore, mentre altri si sedettero bagnati di lacrime e con una gioia inesprimibile sui loro volti.

Berridge fece il percorso dalla chiesa a casa tra file di persone che cercavano il Signore o altre che Lo avevano trovato ed ora stavano pregando con altri; alcune erano pervase da una tale convinzione di peccato che venivano portate in casa dei responsabili come se fossero vittime di qualche terribile disastro; nel momento in cui si pregò per loro o accettarono per fede la salvezza di Dio, saltarono in piedi cantando lodi ed incoraggiando altri a credere.

Alcuni che apparentemente sembravano rimasti indifferenti alla riunione si avviarono a casa, ma furono avvolti e colpiti da convinzione prima che arrivassero a casa e nel momento in cui i credenti andarono per le strade, essi sentirono suppliche di pietà e si fermarono a pregare con loro» (John Wesley di C. E. Vulliamy).

“Dio abbi pietà”, un grido che è diventato così raro nelle nostre chiese e nelle nostre riunioni.

Eppure Davide si espresse in questo modo: “Abbi pietà di me, o Dio, abbi pietà di me, perché l’anima mia cerca rifugio in te; e all’ombra delle tue ali io mi rifugio finché sia passato il pericolo” (Salmo 57:1).

Il pubblicano nel tempio: “Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: “O Dio, abbi pietà di me, peccatore”.

Anche la donna Cananea e Bartimeo si espressero nella stessa maniera.

Anche io voglio esprimermi nello stesso modo: “DIO ABBI PIETÀ…DI ME”.

MEDITAZIONE

SOPPORTATEVI (del pastore Roberto Bracco)"Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi". (Colossesi 3:13).La legge dell’amore c’insegna a sopportarci vicendevolmente. Quest’insegnamento rappresenta anche una rivelazione della personalità umana: della nostra personalità e della personalità degli altri.Dobbiamo sopportarci, quindi abbiamo tutti, inevitabilmente, delle imperfezioni che turbano o affliggono coloro che ci circondano. Se fossimo perfetti non avremmo bisogno di essere sopportati perché nella perfezione non esiste offesa ed anche se gli altri fossero perfetti non avrebbero ragione di chiedere sopportazione perché non ci recherebbe turbamento o pena, ma la nostra e l’altrui imperfezione reclama reciproca pazienza e reciproca tolleranza.Ci sono alcuni illusi che anche oggi cercano la perfezione assoluta in loro stessi e negli altri; essi non sono disposti a sopportare le imperfezioni e perciò cercano e pretendono l’irreprensibilità nei senso totale della parola. Questi tali cadono di delusione in delusione e vengono presi da scoraggiamento per le cadute della propria vita e vengono colpiti da sconforto per i difetti che scoprono negli altri; perdono continuamente la fiducia di loro stessi e la fiducia dei propri fratelli.La loro vita cristiana si tramuta in amarezza e in pessimismo e la loro attività si conclude inesorabilmente in una spietata critica negativa che distrugge tutto e tutti.La legge dell’amore c’insegna invece a sopportare dopo averci dichiarato che non dobbiamo fondare le nostre speranze sulle perfezioni umane.Nei nostri fratelli o in noi stessi non dobbiamo essere ansiosi di scoprire la perfetta divinità, ma semplicemente la sincerità e l’onestà dei sentimenti. Noi e gli altri possiamo ancora essere afflitti del nostro carattere o della nostra personalità eppure essere sinceri figliuoli di Dio ardentemente desiderosi di onorare il Padre nell’ubbidienza dei suoi comandamenti.In altre parole noi dobbiamo considerarci per quello che siamo nell'opera della Grazia di Dio, e non per quello che noi vorremmo che fossimo. Noi siamo piacevoli a Dio non perché siamo perfetti, ma perché siamo suoi figliuoli.Se Dio dovesse amarci soltanto dal momento che la nostra vita conseguisse una perfezione assoluta, non ci amerebbe mai, ma Egli ci ama come siamo ed è per la potenza del Suo amore che noi possiamo percorrere la via della perfezione.Anche noi amiamo i nostri figliuoli non per la loro bellezza o per la loro perfezione, ma perché essi sono i nostri figliuoli. Noi anzi sopportiamo tutti i difetti dei nostri figliuoli ed esercitiamo il nostro amore in correzione per emendarli e perfezionarli.Quindi la legge dell’amore c’insegna ad assumere la posizione che Dio stesso assume verso noi o che noi assumiamo verso i nostri figliuoli. E’ stabilito in modo categorico che non possiamo trovare la perfezione in nessuno e che non dobbiamo pretendere la perfezione da nessuno, dobbiamo considerare tutti i nostri fratelli o tutti i ministri di Dio in rapporto a quella che è la loro posizione di fronte a Dio.I nostri fratelli ci devono essere cari anche con le loro imperfezioni, perché sono i nostri fratelli cioè i figliuoli del Padre. Ci devono essere cari perché sono stati redenti col sangue del Calvario; ci devono essere cari perché sono gli eredi del Regno, coeredi con noi dei tesori celesti.Non dobbiamo pretendere da loro quello che neanche essi hanno diritto di pretendere da noi. Essi non sono perfetti e noi non siamo perfetti; dobbiamo sopportare le loro debolezze affinché essi sopportino le nostre; dobbiamo essere tolleranti verso i loro errori perché anche essi siano tolleranti verso i nostri.E’ inutile sperare nella loro perfezione …sarebbe lo stesso che sperare nella nostra perfezione, non siamo perfetti e ci dobbiamo sopportare!Debbiamo altresì amare e stimare i servitori di Dio non perché essi hanno raggiunto l’ultimo stadio della santità o della spiritualità, ma perché essi sono gli amministratori di Dio. Anche i servitori falliscono intorno a molte cose e sono imperfetti; ognuno di essi, immancabilmente, possiede lacune c imperfezioni, ma Iddio ha onoralo i Suoi servitori affidando U ro i suoi talenti. Essi amministrano i beni di Dio e compiono il servizio di Dio o perciò noi non dobbiamo cercare la loro perfezione ma amare e stimare il loro ministero esercitando anche verso i servitori un sentimento di sopportazione.Alcuni credono che è possibile amare in un modo perfetto soltanto dove c’è la perfezione. Noi sosteniamo invece che è possibile amare ardentemente anche dove c’è l’imperfezione.Frequentemente, anzi, abbiamo constatato che quel l’amore che aveva posto la pregiudiziale della perfezione si è esaurito e spento, mentre quello che si era dato in uno slancio di generosità cristiana si è ravvivato anche attraverso le circostanze più diverse. Per chiarire quanto sopra ripetiamo: Coloro che hanno offerto il proprio amore, ai fratelli o ai ministri soltanto quando li hanno creduti perfetti, sono venuti meno nel loro sentimento e si sono raffreddati quando hanno scoperto gli errori inevitabili dei propri cari. Coloro invece che hanno saputo amare in Dio e che hanno saputo amare in uno spirito dì sopportazione, non sono stati turbati o scoraggiati dalle debolezze di coloro verso i quali avevano volto il fuoco sincero del loro affetto. Essi non si aspettavano di trovare la perfezione, ma soltanto la sincerità e l’onestà dei sentimento.Sopportatevi!Non cerchiamo quindi di divinizzare gli uomini e tanto meno di chiuderci agli uomini; tutti sono e tutti siamo imperfetti, ma al di sopra delle nostre imperfezioni c’è l’opera della grazia e la ricchezza del ministero: cose queste che devono suscitare i sensi del più grande amore e della più assoluta stima gli uni per gli altri; fratelli amiamoci in Cristo!Sopportazione, infine, non vuol dire complicità con il male; se essa è espressione di amore cristiano è immancabilmente anche azione cristiana e perciò sopportazione vuol anche dire: esortazione, consiglio, riprensione. Dove c’è l’amore l’esercizio della fraternità concreta e feconda diviene facile e tutti possono, in uno spirito di libertà e verità, esporre affettuosamente quel consiglio che rappresenta luce e giustizia per ogni figliuolo di Dio.

RIFLESSIONE

Egli mi ristora l'anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amore del suo nome. .Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza. Per me tu imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo; la mia coppa trabocca. (Salmo 23:3-5).


Il Salmo 23 é indubbiamente tra le porzioni piú conosciute della Sacra Scrittura. Riesce ad incoraggiare nello sconforto, a infondere pace nella tempesta, sicurezza in momenti di smarrimento. Non ci lascia nel dubbio, nella perplessitá, nello smarrimento, ma ci pone di fronte a realtá certe tutte dipendenti da una condizione immancabile: avere il Signore come proprio Pastore!
Se il Signore é il tuo Pastore sarai certo che:

1) Egli ristora la tua anima e conduce la tua vita. 
Il Signore, il Buon Pastore, saprá darti sollievo, ristorare la tua anima spesso aggravata e affaticata per le mille prove che la vita pone di fronte a noi. C'é acqua..e acqua! Spesso siamo intossicati da acque intorbidite e avvelenate che il mondo ci offre, ma Gesú offre l'acqua che sgorga in vita eterna "Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno"(Giov. 7:37,38). 
In quanto buon Pastore, il Signore saprá anche condurre la tua vita, condurti per i Suoi sentieri. A volte non comprendiamo le vie e i percorsi, ma bisogna fidarsi di Lui!

2) Egli é con te (Quand'anche camminassi nella valle[...] Tu sei con me. v 4).
Ci sono credenti "catastrofisti", "pessimisti", i quali pongono la loro attenzione sulla prima parte del verso, e cioé sul fatto che la vita, a volte, ci porta a camminare nella valle della prova, della sofferenza, della malattia. 
Ci sono, invece, coloro i quali scelgono di porre enfasi sulla certezza che DIO É CON LORO. Non a caso il Vangelo di Matteo termina con queste parole di Gesù: "Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente" 
Il Signore non ci lascerà e non ci abbandonerà mai!

3) Egli provvederá per la tua vita.
Oggi, piú che mai, in tempo di crisi economica mondiale, come quella che vediamo e viviamo, il credente deve imparare a fidarsi di Dio e dipendere da Dio. Non temere, il Buon Pastore non ti dará mai una pietra al posto di un pane, e un serpente al posto di un pesce. "Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a quelli che gliele domandano!"(Matt. 7:11) ma "cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più"(Matt. 6:33).

RIFLESSIONE

"...Oh, se avessi le ali come una colomba! Me ne volerei lontano per trovare riposo." Salmo 55:6


Davide in questo salmo ha liberamente scritto le sue condizioni: la violenza, l'oppressione, le lotte, il dolore e l'ansia lo circondavano da ogni parte. Non ce da meravigliarsi che Davide avrebbe voluto andare via. A volte però la fuga è impossiblile e Davide non potè sottrarsi alla sua sorte. Aveva solo una possibilità e la usò, presentò le sue circostanze a Dio: "Quanto a me, io invocherò il mio Dio e l'eterno mi salverà." Sl 55:16

Qualunque siano le tue circostanze, un problema di malattia, un problema economico, la solitudine, la disoccupazione o altro, vorresti andare in qualche posto e trovare riposo? Spesso non ci sono posti che possono risolvere certi problemi, al limite riescono solo a farceli dimenticare per un breve tempo. C'è invece una persona che può prendere su di Lui ogni nostra preoccupazione, Gesù.

RIFLESSIONE IMPORTANTE

LE LENZUOLA SPORCHE...(da leggere)

Una giovane coppia di sposi novelli andó ad abitare in una zona molto tranquilla della città.
Una mattina, mentre bevevano il caffé, la moglie si accorse, guardando attraverso la finestra, che una vicina stendeva il bucato sullo stendibiancheria.
Guarda che sporche le lenzuola di quella vicina!
Forse ha bisogno di un altro tipo di detersivo...
Magari un giorno le farò vedere come si lavano le lenzuola!
Il marito guardò e rimase zitto.
La stessa scena e lo stesso commento si ripeterono varie volte, mentre la vicina stendeva il suo bucato al sole e al vento.
Dopo un mese, la donna si meravigliò nel vedere che la vicina stendeva le sue lenzuola pulitissime,
e disse al marito:
Guarda, la nostra vicina ha imparato a fare il bucato!
Chi le avrà fatto vedere come si fa?
Il marito le rispose: Nessuno le ha fatto vedere;
semplicemente questa mattina, io mi sono alzato più presto e, mentre tu ti truccavi, ho pulito i vetri della nostra finestra !
Così è nella vita!
Tutto dipende dalla pulizia della finestra
attraverso cui osserviamo i fatti.
Prima di criticare,
probabilmente sarà necessario osservare
se abbiamo pulito a fondo il nostro cuore
per poter vedere meglio.
Allora vedremo più nitidamente la pulizia del cuore del vicino....

DAMMI DA BERE


“Una donna samaritana venne ad attinger l’acqua. Gesù le disse: Dammi da bere” (Giovanni 4:7)

Questo versetto ci illustra come le attività umane più ordinarie possano essere soddisfatte da Cristo. Questa donna uscì per una commissione molto banale, ma prima di ritornare incontrò il Messia ed Egli le si rivelò come suo Salvatore. La sa­ma­ritana non stava cercando Gesù. Noi non sappiamo mai quando stiamo per incontrare Cristo. Egli ci aspetta lungo tutte le vie della vita. La donna, infatti, si adoperava in un semplice servizio quotidiano quando incontrò il Maestro. La via del servizio è sempre il posto più sicuro per incontrare Cristo. Nessuno Lo ha mai incontrato lungo la via della disubbidienza. Questa donna non conosceva Colui che era al suo fianco. Gesù le venne incontro nei panni di un uomo che trovò la via al suo cuore ancor prima di rivelarle la gloria della Sua personalità. Cristo viene a noi in maniere sconosciute, suscitando il nostro amore e la nostra fiducia ancor prima di comprendere che è Cristo Colui che stiamo amando e di cui stiamo avendo fiducia. A quel punto Egli lascia cadere il velo e si rivela pienamente a noi. Gesù inizia il Suo ministerio di benedizione a pro di questa donna chiedendole un semplice favore: “Dammi da bere”. Egli sta continuamente al nostro fianco, chiedendoci qualche servizio. Il bene che operiamo a favore del minimo dei Suoi che ci chiede del pane o del conforto, è come se lo facessimo direttamente a Gesù. Non sempre sappiamo riconoscere Cristo in qualcuno che supplica o è nel bisogno e ci rivolge una timida richiesta d’aiuto. Dovremmo es­sere attenti a come trattiamo i più umili, poiché un giorno po­trem­mo negare un bicchiere d’acqua al nostro glorioso Signore.

 

    Giuseppe Tramentozzi

L’essere umano, senza Dio nel suo cuore, è malvagio e tenta di tutto pur di distruggere chi gli sta intorno. Ma un figliuolo di Dio può reagire con determinazione non permettendogli di farsi annientare. Ricordiamoci quello che è scritto nella Bibbia ed esattamente nel libro di Zaccaria 2:8: “Chi tocca voi, tocca la pupilla dell'occhio Suo. Mio nonno, anche lui un fervente figliolo di Dio, diceva, sessant’anni fa che quando il diavolo si presenta con la sua cattiveria dobbiamo affrontarlo con la potenza di Dio e resistergli perché è scritto in Giacomo 4:7: “Resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi”. Quindi ricordiamoci che non siamo deboli ma potenti in Cristo.

Pastore Giuseppe Tramentozzi 

Ogni giorno che inizia è un giorno per sperare, sperare, veramente, nella grazia di Dio perché Egli può far accadere qualcosa di buono. Se lo iniziamo con il sentimento giusto, allora, le cose vengono meglio ma se ci aspettiamo cose negative non daremo spazio al Signore di poter operare nella nostra vita. Allora facciamoci forza, decisi e convinti, non guardiamo né a destra né a sinistra ma il nostro sguardo sia sempre rivolto verso Dio. Guardiamo la natura, guardiamo il cielo con il sole che splende, ci riscalda e ci da gioia e ricordiamoci che Dio ha creato ogni cosa buona. Il Signore ci benedica.

Pastore Giuseppe Tramentozzi 

Oggi, nel giorno che la società dedica al ricordo delle persone scomparse, la mia preghiera è rivolta a Dio per le persone sole cioè per tutti coloro che non hanno nessuno con cui parlare, per quanti si trovano in ospedale o, magari, in altri posti ma, sempre, soli. Questo mio pensiero non vuole far arrivare un’impressione di pesantezza o di negatività, vuole solo spronarci a non dimenticare che la vita può riservare anche questo. Sicuramente per comprendere certe situazioni bisogna, prima, averle vissute sulla propria persona, allora si può arrivare a capire chi è nella solitudine, senza l’amore e la vicinanza di qualcuno che lo conforti… ed in quel momento il cuore si addolcisce. Ma come possiamo, noi figlioli di Dio, non pensare alle meravigliose parole che si trovano nel Salmo 68:5 “Dio è padre degli orfani e difensore delle vedove”. Il Signore è vicino a tutte le persone sole. Gloria a Dio! Gesù, il nostro maestro, è sempre pronto a consolarci ed a confortarci, è disposto a stare accanto a tutti ma, soprattutto, ai dimenticati dalla famiglia e dalla società. Quindi, cari fratelli, facciamoci coraggio e fortifichiamoci nel nostro Signore. Amen

Pastore Giuseppe Tramentozzi

Spesso si hanno delle aspettative nella vita come la felicità, l’amore, la concordia, la solidarietà, l’aiuto… tutto ciò che, in definitiva, rientra nei canoni di una umanità positiva e fattiva. Purtroppo, però, alcune persone vengono deluse e le loro aspettative positive si infrangono contro l’egoismo l’indifferenza e, peggio ancora, l’opposizione umana. Eh sì, a volte può capitare di rimanere delusi, anche da coloro che ci circondano, sia vicini che lontani. Le parole della Bibbia, però, risuonano forti, calorose e convincenti e sono valide per tutti, perché sono le parole di Dio, che dicono: “Anche se tua madre e tuo padre ti abbandonassero (…e speriamo che non accada mai) Io non ti abbandonerò”. Queste non sono parole pronunciate da un essere umano ma da chi è vero amore: Dio Padre. Ricordo che da ragazzo, nella casa dei miei genitori, guardavo spesso un quadro con una scritta che mi faceva del bene: Dio è Amore. Questa è la certezza che ci deve sostenere.

Pastore Giuseppe Tramentozzi

Capita a volte, nella vita, di ricevere accuse infamanti, durissime e dolorosissime. Eh sì, può capitare. Ed in quel momento avverti la cattiveria e la crudezza assoluta di colui che ti sta parlando. E tu, faticosamente, ti chiedi cosa stia succedendo e perché ti stiano addebitando delle tali falsità. Ti ripeti che è assurdo, che è troppo, perché sai che sono tutte bugie e senti forte, dentro di te, urlare che la verità è assolutamente all’opposto di quello che dicono. Eh sì, a volte non riusciamo neppure a difenderci con le nostre parole… ed allora ecco che interviene Dio. Senti la Sua voce che ti rassicura, che mette, dentro di te, la Sua pace, che ti dice di non preoccuparti delle loro parole perché sono parole vane, di gente stolta. In quel momento, anche se sei ancora stordito dal dolore, il tuo cuore si rasserena in Dio e ti affidi alla Sua giustizia perché sei sicuro che Egli, prima o poi, farà trionfare la verità.

Sebbene io non auguri questo tipo di esperienza a nessuno, voglio incoraggiare tutti coloro che la stanno vivendo a confidare nel nostro Signore, il solo che, veramente conosce e comprende ogni nostro dolore.

Pastore Giuseppe Tramentozzi

Questi sono tempi in cui la fede totale nel Signore deve essere il perno centrale ed il punto di forza della nostra vita. E’ famosa la riprensione di Gesù, rivolta ai discepoli, nel Vangelo di Matteo 17:19,20, per la loro poca fede poiché, anche a loro, capitava di cadere miseramente. Lo stesso Pietro, quando volle raggiungere Gesù camminando sul mare, preso dalla paura e dal dubbio, cominciò ad affondare (Matteo 14:28,31). Non giudichiamo, però, questi uomini di Dio perché anche noi, spesso, affondiamo presi dai dubbi, dai timori e dalla nostra poca fede. Ricordiamoci, comunque, che nella Parola di Dio è scritto che senza fede è impossibile piacerGli… che ci piaccia o no! Allora facciamoci coraggio ed affidiamoci in modo incondizionato a Dio lasciando che Lui prenda la direzione della nostra vita, perché Lui solo sa bene quello che vuole fare per noi.

Pastore Giuseppe Tramentozzi

Sento nel mio cuore di riportare alcune parole scritte nella Bibbia e pronunciate da Gesù più di duemila anni fa:

Beati i poveri in ispirito perché di loro è il regno dei cieli”. Matteo 5:3

… quindi via i superbi …

Beati quelli che sono afflitti perché saranno consolati”. Matteo 5:4

… grazie a Dio …

Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati”. Matteo 5:6

… gridiamo vittoria …

Mi fermo a queste parole, sufficienti per meditare e riflettere, avendo una speranza incrollabile in Dio. Crediamo non nell’essere umano ma, solamente, in Colui che è infallibile nel capire, nel simpatizzare con noi, nel partecipare veramente ai nostri bisogni e nell’intervenire. 

Pastore Giuseppe Tramentozzi

Una mentalità di legge (fede in ciò che tu fai per Dio) ti fa vivere sulle sabbie mobili… più ti sforzi e più sprofondi. Una mentalità di grazia (fede in ciò che Dio ha fatto per te) ti fa vivere sulla roccia (Cristo) che non può mai essere smossa!

Pastore Giuseppe Tramentozzi

Quando sei impegnato a criticare qualcuno è difficile poi impegnarsi ad amarlo. L'impegno di un vero cristiano è amare e non criticare perché è su questo terreno che demoliamo le opere del nemico. Quando si ama come Dio ci comanda di fare, satana ne esce sempre sconfitto. Perché quando ci amiamo egli trema... quando invece ci critichiamo egli trova spazio per fare danno cominciando della vita di chi critica per poi arrivare alle sue relazioni personali. Scegliamo di amare (Corinzi 13) e diffidiamo di chi "ama solo criticare".

Pastore Giuseppe Tramentozzi

Sentire in certi momenti particolari la coscienza che ti dice: “ok, vai avanti” è meraviglioso, anche se si scontra con il comune sentire della società, spesso contrario alla verità. Eppure, questo, è un concetto espresso anche nella Bibbia… il cambiare la verità in menzogna, bugia, falsità… e la bugia in verità. Insomma, ci si trova di fronte ad un capovolgimento della realtà. Ma noi dobbiamo ribellarci a questo sistema! Non voglio scrivere cose ovvie e scontate ma desidero toccare, con umiltà, delle realtà che, spesso, non si ha il coraggio di affrontare. Quindi cerchiamo solo l’approvazione della coscienza viva di ciascuno di noi, e quindi l’approvazione di Dio, e gettiamo via, lontano da noi, il giudizio umano, carnale, banale e a volte distruttivo.    

Pastore Giuseppe Tramentozzi

Stiamo vivendo in un periodo di crisi generalizzata, partendo dalla politica e dall’economia per arrivare alla crisi morale. Questo mette a dura prova tutti quanti, in un modo o nell’altro, sia i giovani che gli anziani e crea uno stato di ansietà per un futuro chiaramente incerto. Ricordiamoci, però, come è scritto nella Bibbia in Ecclesiaste 4:9-10 che: “Due valgono più di uno solo, perché sono ben ricompensati della loro fatica. Infatti, se l'uno cade, l'altro rialza il suo compagno”. Ed ancora nel versetto 12: “Se uno tenta di sopraffare chi è solo, due gli terranno testa; una corda a tre capi non si rompe così presto”. Il mio cuore si rallegra nel sentire che ci sono molte coppie unite perché, per loro, è più semplice superare le difficoltà. Purtroppo, però, sento pure che sono in molti a dover affrontare le circostanze della vita da soli e, per loro, è sicuramente più dura. Il nostro pensiero deve andare prima a loro. Inoltre giunge anche l’incoraggiamento dalla Bibbia, la Parola di Dio, dove è scritto che il Signore ha una cura speciale, molto speciale, per le persone sole. Gesù simpatizza particolarmente con loro, infatti Egli dice che non ci lascerà soli! Grazie Gesù! Coraggio, allora, non cediamo mai ma speriamo sempre nel nostro Padre Celeste.

Pastore Giuseppe Tramentozzi

Riflessione


Quando un figlio di Dio prega... ♡ 
...il diavolo trema!! Ricordiamoci cari nel Signore di questa importantissima verita'...che a volte dimentichiamo o magari non ci rendiamo subito conto mentre stiamo pregando perche' immersi nel problema... richiesta...tanto concentrati... e non vediamo o sentiamo che si sono messi in movimento le forze spirituali a noi favorevoli...allora ci basti credere che la preghiera fatta con sincerita' sta' smuovendo le cose...Gloria a Dio...pace a voi...past.Giuseppe Tramentozzi

Riflessione

INFLUENZE BENEFICHE
“Lo Spirito stesso attesta insieme col nostro spirito che siamo figliuoli di Dio” (Romani 8:16)

Ricordiamoci che la testimonianza dello Spirito in noi non è meno divina per il fatto di trovare esplicazione nella quotidianità della vita o di tradursi in una naturale e benefica influenza spirituale. Nella maggior parte dei casi la testimonianza dello Spirito è resa in modo tranquillo e del tutto naturale. La corrente del golfo, con i propri effetti benefici, per quanto nascosti, può essere presa come metafora di questa influenza spirituale. L’Inghilterra, per la sua conformazione morfologica, dovrebbe essere una terra caratterizzata da un inverno pressoché perenne. Per circa otto mesi l’anno il mare dovrebbe essere ghiacciato, impedendo alle navi di attraccare. Qual è il mistero che impedisce queste condizioni? Lontano, nel caldo torrido dei tropici, nasce la corrente del golfo. Essa raccoglie il calore del sole e lo indirizza per migliaia di chilometri attraverso i mari, fino a lambire le coste inglesi. In questo modo l’inverno artico viene allontanato, i porti sono in funzione tutto l’anno, soffiano venti gentili e i campi sono rivestiti di erba. Ma dov’è la corrente del golfo che compie simili miracoli? Possiamo vederla? No, non la scorgiamo con i nostri occhi, eppure c’è: nascosta, silenziosa, essa si mescola con le acque, trasformando completamente il clima. Questa immagine illustra un’altra realtà. Per natura noi dimoriamo nella terra di un inverno perenne, congelati, vicini alla morte, senza la capacità di riprodurre in noi la vita di Dio. Attorno a noi scorrono però delle preziose influenze benefiche provenienti da un altro “emisfero”. Non sappiamo come, ma lo Spirito Santo soffia su noi, al punto che, nel nostro cuore, l’amore di Dio ammorbidisce, trasforma e porta con sé un nuovo cielo e una nuova terra. Ora crescono e fioriscono benedizioni che non conoscevamo. “Il frutto dello Spirito invece, è amore, allegrezza, pace, longanimità, benignità, bontà, fedeltà, dolcezza, temperanza”. Questo dono può essere nostro semplicemente chiedendolo, dopo esserci sottomessi e arresi realmente alla Sua grazia...past.Giuseppe Tramentozzi

Riflessione

IL SUFFICIENTE IN OGNI COSA

Perché molti credenti sperimentano debolezza, sentimenti di disperazione e vuoto, come se non riuscissero più ad andare avanti? Perché non hanno la rivelazione che lo Spirito diede a Paolo – una rivelazione di piena provvidenza che Dio ha reso possibile per coloro che l’avrebbero reclamata per fede!

Ti ci ritrovi nella descrizione di Paolo del servo liberale – uno che ha tutto ciò di cui ha bisogno e anche di più, in ogni istante, in ogni crisi? Lo hai mai provato attingendo alla banca del cielo?

“…affinché, avendo sempre il sufficiente in ogni cosa, voi abbondiate per ogni buona opera” (2 Corinzi 9:8). Abbondare qui significa letteralmente “sempre-crescente; avere più alla fine rispetto all’inizio”. In altre parole, mentre la battaglia diventa più violenta, la grazia di Dio abbonda! Quando la debolezza ti schiaccerà, la Sua forza ti inonderà ancora di più – se lo crederai...past.Giuseppe Tramentozzi

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L'AMICO PERFETTO
"Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me” (Apocalisse 3:20 - Vers. N.R.)

Qui vediamo il Re di gloria che cerca la nostra amicizia, per stabilire con noi una comunione reale. Egli sta parlando alla Chiesa, a coloro che hanno udito la Parola della verità e hanno rivolto a Lui la professione della loro fede. Gesù, però, desidera una relazione più intima. “Aprimi”, Egli dice, “aprimi, affinché io possa entrare e cenare con te”. Egli possiede tutti i doni, ed è ansioso di entrare e di arricchirci. Egli conosce tutti i nostri bisogni, tutti i nostri dolori, e nel Suo amore ci chiede di farLo entrare come in nostro migliore Amico, il cui aiuto è sempre pronto. Questo è ciò che Egli ha sempre cercato in ogni tempo. L’intera redenzione è protesa a questo obiettivo, passo dopo passo. Possiamo fermarci davanti alla porta del giardino dell’Eden e scorrere con la mente le età, fino a quando scorgeremo il punto finale di ogni cosa: Cristo, che sta alla porta del cuore e bussa, dicendo: “Aprimi”. Per questo motivo l’uomo fu creato dotato della ragione, nobilitato dal libero arbitrio e dalla sacralità dell’amore: per intrattenere una comunione intima, profonda e spontanea con il Signore. Poi Dio interruppe le Sue opere, perché aveva trovato un luogo di riposo, quando il cuore dell’uomo divenne la Sua casa. Allora il Suo “molto buono” si riferì a tutte le cose, come se Egli non avesse più niente da dare e l’uomo non avesse altro da desiderare. Il Padre ha trovato l’amore di Suo figlio, e Suo figlio ha scoperto in quella comunione la beatitudine più appagante. Allora la terra era un paradiso. Poi giunse il peccato, che separò l’uomo da Dio e Dio dall’uomo. Nondimeno, dalla porta sbarrata dell’Eden si snoda un percorso che vede tutti i passi del Signore volti a ripristinare l’originaria amicizia. Nella pienezza dei tempi il Figlio di Dio diventa un fanciullo, al fine di essere Uno di noi, facendo proprio ogni aspetto della nostra umanità: il lavoro, le necessità, la solitudine, le paure, le sofferenze, l’agonia e la morte. Egli desidera incontrarci in ogni sentiero della vita e intervenire in ogni suo aspetto, nessuno escluso. La Sua conoscenza assoluta e la Sua infinita compassione Lo abilitano a diventare l’amico perfetto e il fratello di tutti gli uomini...

                               past.Giuseppe Tramentozzi

Riflessione

Il Signore e' vicino.Ecco il grande fatto glorioso! Ecco la grande parola della consolazione e della forza!
Il Signore e' vicino.Non lo senti anche tu,o credente? Non e' forze la presenza di Dio che ti sazia il cuore di pace quando piu' sopra di te s'addensa la bufera? Non e' forze quella presenza che ti rianima nei giorni della lotta e del dolore quando stanno per abbandonarti le 
energie? Non e' forze quella presenza che ti sorregge e ti allieta, quando ti senti abbattuto nella solitudine della tua fede,e fa che tu possa ripetere finalmente con Gesu':"No non sono solo perche'
il Padre e' con me!"
IL SIGNORE TI E' VICINO.
ANIMA MIA BENEDICI IL SIGNORE

past.Giuseppe Tramentozzi

Riflessione

LA VETTA DELLA BEATITUDINE

"Beato colui la cui trasgressione è rimessa e il cui peccato è coperto!” (Salmo 32:1)

Consideriamo bene ciò che dice lo scrittore sacro leggendo l’intero Salmo: la sua anima è solcata e deturpata dalle ferite di molti combattimenti: egli è sprofondato, come pochi altri, negli abissi del peccato. Eppure sembra che, passando con leggerezza sopra tutto ciò che ha commesso, calchi senza rimorsi il suolo che gli angeli temono di calpestare, vantandosi di ogni tipo di privilegio. Oh, no davvero! Avviciniamoci per ascoltarlo. Non si può sperimentare la dolcezza del perdono se non si è prima conosciuto il dolore per il peccato commesso. Osserviamo come Davide utilizzi diversi termini per esprimere la propria concezione del peccato. Esso è, innanzi tutto, una trasgressione, uno sviamento dal sentiero. È peccato, cioè un errore, il mancare il bersaglio. È un’iniquità, un’ingiustizia, un torto commesso. È una frode, un inganno, una bugia. Davide vede il peccato in questo modo: guarda indietro, e lo vede come lo sviamento dal sentiero giusto. Egli ha oltrepassato il confine: si trattava di compiere solo un altro passo, poi – aveva pensato – sarebbe tornato indietro facilmente: non intendeva andare lontano: solamente vedere cosa ci fosse oltre. Così Davide iniziò questo percorso, e lo proseguì: giorno dopo giorno i pensieri divennero azioni, le azioni abitudini, e queste si consolidarono. Poi, un giorno, si svegliò, si riscoprì aggrappato all’orlo del precipizio, e guardò in alto. Come appariva diverso il sentiero del Signore! Lo aveva considerato una restrizione, un modello di vita troppo severo. Ma ora si sveglia, per scoprire che l’innocenza è perduta: tutto quel che di buono sarebbe potuto essere è ormai alle sue spalle, e l’uomo che stava per diventare libero è ora uno schiavo disperato di fronte alla constatazione delle proprie trasgressioni. Egli non può più tornare indietro: non può più alzarsi. Quali ricordi si affollano nella sua mente! Nei suoi pensieri il sentiero di Dio appare una via di piacere, e tutti i Suoi percorsi conducono alla pace. Oh! La freschezza di quella vita, la sicurezza benedetta, le speranze luminose, i buoni propositi! Non si può andare lontano nel peccato senza scoprire di essere usciti dal sentiero di Dio. Non si riesce a tornare indietro, né a risalire. Sotto ci sono solo tenebre spaventose e la prospettiva di un fallimento completo. Eppure, grazie a Dio, proprio quell’uomo viene a sedersi sulla vetta soleggiata della beatitudine: quella del peccato perdonato.

Riflessione

L'apostolo Paolo ci ha scritto nella sua Lettera ai Corinzi che tre cose non devono mancare in una vita perchè durano e sono:La Fede,la Speranza e l'Amore,ma la più grande di esse è l'amore (I Corinzi 13:13)..Quando vogliamo parlare di amore,le nostre parole non saranno mai sufficienti e capace di esaurire l'argomento,perchè l'amore più che descritto e commentato deve essere praticato,secondo come Gesù ci ha insegnato e amato..Io vi do un nuovo comandamento:che vi amate gli uni e gli altri.Come io vi ho amati,anche voi amatevi gli uni e gli altri (Giovanni 13:34)

Riflessione

SVEGLIATI E VIVI, ORA!


La maggior parte di noi siamo delle creature ottuse che guardano al futuro per cercare un compimento. Pensiamo che qualche evento futuro o qualche cambiamento nelle nostre circostanze ci porteranno gioia e pace. Diciamo: “Aspetto soltanto: il mio giorno sta per arrivare. In qualche modo, un giorno, da qualche parte. Non so cosa ci sia in serbo per me, ma sta arrivando”. Siamo come dei bambini che aspettano il Natale contando i giorni.

Davide una volta scrisse durante una stagione dolorosa e introspettiva della sua vita, in cui sentiva che il tempo stesse scorrendo troppo velocemente. Aveva realizzato così poco, pensava. Ogni cosa in quel momento sembrava invano. “ Sì, l'uomo va attorno come un'ombra; sì, invano si affaticano tutti e accumulano beni senza sapere chi li raccoglierà! Ma ora, o Signore, che aspetto?” (Salmo 39:6-7). Davide era depresso, si sentiva giù. La sua situazione in quel momento gli appariva così inutile, e con un cuore perplesso gridò: “Signore, ma cosa sto aspettando?”

"Cos’è che stai aspettando? Perché questo non è il giorno migliore della tua vita? Perché non puoi essere soddisfatto e gioioso ora? Non c’è niente là fuori che tu non abbia già in Gesù”.

Cosa stai aspettando? “Oh, il Signor Giusto”, risponderai, quella persona pia che pensi ti salverà dalla tua solitudine e riempirà la tua anima di gioia indescrivibile. Alcuni sono annoiati con i loro compagni e stanno aspettando che vadano in gloria perché cercano quel romanticismo che possa entrare nelle loro vite e portare via il loro senso di vuoto. No! Non c’è niente là fuori che ti cambierà o ti salverà da chi e da cosa sei già. Se pensi che qualcun altro risolverà il problema della tua solitudine, ti sbagli di grosso. Devi trovare liberazione, pace, speranza e gioia ora!

Gesù è l’unico che possa riempire quel vuoto. Svegliati e vivi!

Riflessione

VITTORIA NELLE PROVE. 


Esistono nella Bibbia alcune verità importanti anche per quanto concernano le prove che siamo tutti costretti a passare, nessuno escluso.
Ecco, alcuni esempi: 
- Ebrei 12:1-2.
“Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio.” 
Questo verso parla del fissare il nostro sguardo su Gesù. Anche in mezzo alle prove più difficile, è importante fissare il tuo sguardo su Cristo, e non sulla prova. 
- Giovanni 6:40 
“Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figlio e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.” 

La parola tradotta qui con “contempla” è un termine greco che vuol dire “osservare e meditare su”. 
Ci sono molti altri versi che parlano di come dobbiamo fissare i nostri occhi, ovvero, i nostri pensieri, su Gesù Cristo, e non sulle nostre difficoltà. Quando siamo nelle prove, la chiave è evitare il pericolo di fissare i nostri occhi sulle prove, e se stiamo venendo meno, anche sui nostri fallimenti. Dovremmo SEMPRE pensare innanzitutto al nostro Salvatore e Signore Gesù Cristo. 
Nel mezzo di una grave difficoltà, è bene ricordare verità come questa: 
- Filippesi 1:6 
“ ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.”


DIO condurrà, porterà a compimento la Sua buona opera in TE. Egli non permetterà che questa prova impedisca la sua opera nella tua vita. Al contrario, questa prova è PARTE della sua buona opera in te. 
Ricorda: 
- Giacomo 1:2-4
“Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza, e la costanza compia pienamente l’opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti. 
Qualcuno, leggendo questo verso biblico magari si chiederà o si sarà chiesto se è possibile gioire mentre si prova dolore durante la prova.
Ebbene, l’apostolo Giacomo chiarisce che la prova produce nella costanza una pazienza permettendo così che l’opera di Dio si compia in noi come anche “ammorbidimento di carattere” e rimanendo fermi nella fede, una volta superata la prova, si gioisce nel considerare che l’Eterno ci ha sorretti.
Concludendo, possiamo affermare con certezza biblica che sostenendoci nell’amore del Signore, qualunque peso appare meno pesante e Dio nell’amore, è più intenso nelle nostre vite!
Dio vi benedica!