Meditazione biblica

"TETELESTAI"

 

Questa parola greca (traduzione dell’equivalente parola aramaica effettivamente usata dal Cristo sulla croce) è l'ultima pronunciata sulla terra da Gesù. Nei Vangeli è tradotta con: "Tutto è compiuto". La sfumatura semantica esatta è: "Tutto è pagato", perché il termine greco è quello che si usava nelle transazioni commerciali per indicare che una fornitura di merci era stata totalmente saldata e non si poteva, né si doveva, pretendere più nulla in corrispettivo di pagamento. Gesù, con questo, indicava che il Suo sacrificio e la Sua condizione, per noi sostitutiva, è (per dirla con termini matematici) la sola necessaria e sufficiente affinché chiunque crede in Lui consegua ogni liberazione ed ogni vittoria. Con la nuova nascita, conseguenza dell'aver accettato Gesù come personale Salvatore, il nostro spirito esprime e diviene: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo (Galati 5:22). La parola spirito, in greco neotestamentario, è: "Pneuma". E' la nostra vera identità, la nostra realtà innata e più vera. Difatti noi SIAMO spirito, abbiamo un'anima (psiche) e abitiamo in un corpo (soma). Il corpo è per noi come la tuta spaziale degli astronauti, che ci permette di camminare sulla luna, o come lo scafandro che permette al palombaro di passeggiare in fondo al mare: senza lo spirito, non serve a nulla (Giovanni 6:63). La psiche (che è mente, pensiero, intelligenza, volontà, ego, immaginazione, simpatia-antipatia, attrazione-repulsione, creatività, desideri, sogni, propensioni, etc.) è invece lo strumento per esprimere noi stessi sulla terra. La volubilità e l'incostanza (in sostanza: la sua relatività) sono sue proprie caratteristiche, indicate dal fatto che lo stesso termine, in greco, indica anche la farfalla (!!!) che svolazza incessantemente senza fermarsi mai a lungo. In Matteo 16:25 Gesù dice: "Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor Mio e del Vangelo, la salverà". Qui il termine greco per "vita" non è "bios" o "zoe" come di solito ma, stranamente, "psiche," intendendo, Gesù, la rinuncia alla vita interiore dell'anima, alle nostre impressioni innate e/o indotte, alle tendenze, ai pensieri ed alle abitudini in cui così tanto ci trastulliamo e sguazziamo felici. Il nostro corpo e la nostra anima, al contrario dello spirito, non sono ancora salvati: solo quando saremo "nati al cielo" ed il nostro corpo sarà incorruttibile (1 Corinzi 15:42), lo saranno. La nostra lotta, qui sulla terra, è approssimarci ed esprimere sempre più, per quanto possibile, la perfezione che è già appannaggio del nostro pneuma e che già ci appartiene di diritto, non solo per il nostro vantaggio ma soprattutto per il beneficio durevole del nostro prossimo. Gesù si è fatto malattia affinché noi fossimo sani, si è fatto povertà affinché fossimo in nulla mancanti per poter aiutare anche gli altri, si è fatto morte affinché il nostro spirito viva nella continua comunione e vicinanza con Dio. Tutto questo è espresso dal termine "charis" cioè: “ Grazia”. Paradossalmente è la fede in questa incommensurabile e stupenda Grazia e non la fede nella "nostra" fede, che attualizza le promesse di Dio per noi. Non è la quantità o la qualità della nostra fede che muove la mano di Dio, ma la certezza nella potenza della Grazia che Gesù ha "apparecchiato" già per noi. Accettando questa Grazia, il nostro spirito si equipaggia, vive ed "incarna" appieno tutte le promesse di Vita (zoe= il tipo di vita di Dio) espresse nella Bibbia. Il problema è che noi viviamo costantemente consapevoli solo del corpo e dell'anima: nessuno di noi ha dubbi se sta bene o ha un malessere (livello del corpo), se si sente allegro o triste (livello dell'anima). La nostra consapevolezza è continuamente focalizzata in questi e non nello spirito, spirito che, in virtù della Grazia e della conseguente nuova nascita, è per sempre già libero, sano, felice, in pace, soddisfatto, appagato, ripieno del riposo di Dio, etc. L'Eterno ci vuole così anche più di quanto lo vogliamo noi per noi stessi! Non dobbiamo raggiungere alcunché, perché Gesù ha già provveduto per noi tutto ciò a cui giustamente aspiriamo (= tetelestai). Le benedizioni di Dio sono sempre presenti ed attive, come la corrente elettrica nei nostri impianti di casa e che si palesa solo se noi premiamo l'interruttore. O come le onde elettromagnetiche delle trasmissioni televisive che sono sempre presenti ma che necessitano di un apparecchio ricevente acceso, per trasformarsi in immagini fruibili. Proprio a causa di questo, in teoria, non ci sarebbe il bisogno di dire ad un credente nato di nuovo: "Dio ti benedica!" perché noi siamo già stati benedetti dalla croce di Gesù (Efesini 1:3) ed il nostro spirito già siede nei luoghi celesti (Efesini 2:6). Uno dei nomi di Dio, nell'Antico Testamento, è Jehova RAFA' che, di solito, è tradotto con "Dio che ti guarisce". Il termine RAFA' deriva dalla radice "rafah" che indica più precisamente: "Relax", rilassamento. Tutti noi conosciamo bene, ahimè, il lavoro deleterio dello stress sulle nostre condizioni di salute. La traduzione più esatta sarebbe (non lo dico io, certo...!): "Dio è la (mia) salute". In Salmi 46:10 è detto: "Fermatevi e sappiate che Io sono Dio". Ebbene, è stata tradotta come "fermatevi" la parola che in realtà è "rafah". Quindi leggasi: “Rilassatevi nella consapevolezza che Io (=Dio) sono la vostra salute, ...e poi la vostra pace (Shalom), la vostra provvisione sovrabbondante (Jireh), che sono sempre presente (Shamma), che Io sono la vostra vittoria (Nissi), la vostra giustizia (Tsidkenu), il vostro custode-pastore (Rohi)” e così via per tutti i nomi-aspetti dell'Eterno citati nella Bibbia. Il nostro lavoro consiste quindi nel sedimentare nella nostra coscienza tutte queste certezze che la Parola ci rammenta meravigliosamente in ogni pagina della Bibbia e rilassarci nella consapevolezza che siamo figli di Re, figli di un Padre-Madre amorevole che ci ama alla follia, che è sempre a nostro favore e che "tifa" continuamente per noi. Come vivere di più nello spirito? L'apostolo Paolo scrive: "Perché, se io prego in un’ altra lingua, il mio spirito ben prega, ma la mia mente (psiche) ri­mane improduttiva" (1 Cor. 14:14). Spegnere la mente carnale e pregare di più nello spirito è ciò che ci consente di vivere nella dimensione spirituale e quindi nella nostra unica e vera realtà di figli prediletti di Dio. A Dio tutta la gloria e la nostra più profonda gratitudine!                      

Tiziano