Meditazione biblica

    

L’AMORE CRISTIANO

 

Cari fratelli, sorelle ed amici, pace del Signore.

Desidero riflettere, con voi, su alcuni argomenti per me, attualmente, importantissimi come l’amore unico e fondamentale fra credenti, distintivo unico della Chiesa di Gesù Cristo. Egli disse: “Da questo vedranno che siete Miei discepoli, dall’amore che vi portate l’uno verso l’altro”. Mi chiedo se in questi tempi questo è veramente il sentimento principale che c’è fra i cristiani. L’amore è compassione. Nella Parola di Dio troviamo scritto, che Gesù, vedendo le folle, ne ebbe compassione. Ma la compassione è anche partecipazione, azione. Gesù, infatti, non si commosse soltanto ma agì in favore di coloro che gli stavano dinanzi. Ultimamente ho sentito, con profondo dolore, credenti che, non avendo in loro stessi questo sentimento, di fronte alle necessità di altri loro fratelli hanno usato la vecchia frase, sintomo di distanza o ancora peggio di mancanza di partecipazione: “Fratello, sorella, preghiamo”, ma poi sono tornati, ognuno, alle proprie ordinarie faccende. Queste frettolose preghiere vengono fatte solamente per tacitare le proprie coscienze. Personalmente credo che questo comportamento stia portando tanti credenti a chiudersi in loro stessi, nel loro silenzio e nella loro solitudine. Comprendo che farsi carico delle difficoltà e dei problemi altrui sia gravoso ma il vero cristianesimo è, come abbiamo detto prima, portare i pesi gli uni degli altri. La volontà di ascoltare, oggi, è considerata una cosa troppo gravosa; dietro l’apparente facciata sorridente sembra di sentire le loro voci che dicono: “Perché dovrei caricarmi dei pesi altrui? Mi basta il mio!” Costoro, però, non sanno che c’è grande benedizione nel partecipare ad un’opera d’amore, che c’è vittoria in un altruistico servizio verso gli altri. Quanto tempo dedichiamo ad ascoltare sia la voce di Dio che quella dei nostri fratelli? Quanto tempo dedichiamo a pregare con loro e per loro? Forse ciò che sto dicendo può sembrare duro ma oggi si guarda, a volte, più al numero dei membri della propria chiesa che alle necessità dei singoli credenti. Eppure quanti, in mezzo alla massa, dicono: “Nessuno mi vede, nessuno mi conosce, nessuno si interessa a me!”. Quando penso che Gesù andò a recuperare l’unica pecora perduta fra le novantanove con il mio cuore rendo gloria a Dio. Non pensiamo solamente ad organizzare le tante attività (che pure sono necessarie per il buon andamento di una chiesa) ma prendiamoci cura, principalmente, dei bisognosi che vi sono nella fratellanza. Credo che i servi di Dio debbano essere canali di benedizione, consolazione e conforto perché guidati dallo Spirito Santo. La Parola di Dio non deve essere usata per colpire, giudicare o scoraggiare ma per rialzare coloro i quali si trovano nelle difficoltà. Cristo è morto per tutti, non esistono peccatori senza speranza. Per ogni anima recuperata a Cristo c’è festa in cielo. Allora preghiamo, speriamo ed adoperiamoci affinché l’amore di Dio risplenda nei cuori di tutti e tante anime abbattute possano trovare vero ristoro nella Chiesa di Cristo Gesù, unico capo e compitore della nostra fede.

  Pastore Giuseppe Tramentozzi