Repubblica Centrafricana: dobbiamo pregare per i Seleka

 

La testimonianza di un pastore fuggito alla morte per 3 volte. Il bivio della fede vissuta..  

car_pastIl pastore Yannick è fuggito tre volte alla morte (nella foto il pastore). La prima volta sono arrivati in otto ed era chiaro che solo uno di loro fosse centrafricano, mentre gli altri erano stranieri e non parlavano la lingua locale. “Ero sotto la doccia quando mia moglie mi ha avvertito. Gridava di scappare perché erano arrivati. Quando sono uscito erano molto vicini e mi hanno sparato, ma senza colpirmi. Poi sono riuscito a nascondermi fra i cespugli”.

I miliziani del gruppo Seleka sono tornati altre 2 volte, ma una volta il pastore Yannick non era presente e la successiva è scappato in tempo. Purtroppo però gli hanno rubato praticamente tutto. “Da quando sono venuti siamo costretti a dormire su stuoie. Hanno rubato tutti i miei vestiti, non mi è rimasto praticamente nulla. Ciò che indosso oggi mi è stato regalato da fratelli della chiesa. Sono stato costretto a mandare a vivere i miei figli dai loro nonni”.

La famiglia di Yannick ha passato momenti disperati in fuga dai Seleka. “Siccome sono pastore sono venuti direttamente da me. Non erano lì per ragionare con me, mi hanno semplicemente sparato”. Yannick spiega chetutti i pastori nell’area dove vive sono dei bersagli di questi ribelli perché predicano il messaggio di amore e pace del Vangelo. “Comunque io persevero. Sono pronto a morire per la causa di Gesù Cristo. Dio ci ha chiamati e noi dobbiamo rispondere. Non siamo sorpresi da quanto è successo. E’ previsto dalla Parola di Dio. I Seleka sono pedine nelle mani di un nemico più grande. Ma io credo che anche loro siano creature di Dio. Dobbiamo pregare per loro affinché anche loro possano conoscere Gesù come Signore e Salvatore, così non commetteranno più crimini simili. Vi chiedo preghiera anche per la Repubblica Centrafricana, i cristiani desiderano la pace. Pregate che la Parola di Dio sia predicata a tutti coloro che ancora non l’hanno udita”.

Le parole del pastore Yannick ci spronano a pregare e ad agire in favore dei cristiani perseguitati, ma ci pongono anche di fronte a un bivio: vivere una fede indulgente e comoda oppure abbracciare una fede viva e di testimonianza attiva.