“… durante il viaggio il popolo si perse d’animo” (Numeri 21:4).

Non v’è nulla di esecrabile nel “perdersi d’animo” durante un lungo viaggio.

È comprensibile, umano, naturale.

Il problema è un altro: quando ci perdiamo d’animo, vien fuori quello che siamo veramente.

Quella generazione d’Israeliti nel momento in cui si perse d’animo, manifestò un’incredulità, un’amarezza e un disprezzo verso Dio e la Sua grazia tali da farli cadere sotto il Suo giudizio.

Il popolo parlò contro Dio e contro Mosè e disse: «Perché ci avete fatti salire fuori d’Egitto per farci morire in questo deserto? Poiché qui non c’è né pane né acqua, e siamo nauseati di questo cibo tanto leggero».

Allora il Signore mandò tra il popolo dei serpenti velenosi i quali mordevano la gente, e gran numero d’Israeliti morirono (Numeri 21:5, 6).

Soltanto per la misericordia divina fu data loro la possibilità di scampo dalla morte: un serpente di rame “innalzato nel deserto” cui riguardare con fede nel momento del bisogno, per essere liberati dal veleno mortale.

Carissimi fratelli e amici, queste cose avvennero loro per servire da esempio e sono state scritte per ammonire noi, che ci troviamo nella fase conclusiva delle epoche.

Nessuno ci può giudicare se nel nostro cammino verso le promesse che Dio ci ha fatto ci siamo persi o ci perderemo d’animo.

Non è il caso che “facciamo finta” di non avere di questi problemi per evitare l’imbarazzo di ammettere che non siamo perfetti.

Il rischio c’è ed è concreto.

Potremmo perderci d’animo quando saremo incompresi nel nostro servizio o quando il Signore ci riprenderà e ci correggerà nel Suo amore o se troveremo ostilità e difficoltà sulla nostra strada.

Quando dovesse accadere di trovarci in tali circostanze, perdersi d’animo sarà naturale… ma la nostra reazione sarà spirituale?

Lo Spirito Santo non ci ha lasciato senza guida, non abbiamo soltanto l’esempio di Israele che ci ammonisce dal commettere simili errori, ma quello, perfetto, di Cristo che ci fortifica e sprona a correre con perseveranza, sapendo che in Lui abbiamo tutto pienamente!

Perciò fratelli… deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta.

Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio.

Considerate perciò colui che ha sopportato una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori, affinché non vi stanchiate perdendovi d’animo (Ebrei 12:1-3).

Riguardiamo a Gesù, teniamo fisso su di Lui il nostro sguardo e, seppure dovessimo perderci d’animo, sarà soltanto per un momento, finché con fede non rialzeremo il capo e Lo vedremo incitarci, incoraggiarci, aspettarci a braccia aperte per riceverci nella gloria.

Non dimentichiamolo mai: poiché Egli vive, noi viviamo; siccome Egli ha vinto, noi vinciamo; giacché Egli è fedele, noi possiamo esserGli fedeli!

Tutto ciò è per Grazia, mediante la fede.

Carissimi, non perdiamoci d’animo!

Se stiamo facendo il bene e non siamo compresi, se siamo stati disubbidienti e Dio ci sta correggendo, se siamo provati nel lavoro o in famiglia, nella salute fisica o nel morale, vi supplichiamo nel nome del Signor Gesù: non perdiamoci d’animo!

Guardiamo a Cristo!

Consideriamo la Sua Persona, il Suo sacrificio, la Sua Risurrezione!

VediamoLo alla destra della gloria, dalla nostra parte, pronto a venirci incontro.

Non solo non ci perderemo d’animo, ma come Debora diremo… Anima mia, avanti, con forza!

Dio ci benedica.

Domenico Modugno