Nel Vangelo di Matteo al cap. 4:17 è scritto: “Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino!”

Nella dimensione temporale, ho sempre ragionato in termini di passato, presente e futuro; la lettura della Bibbia mi è servita a capire che sbagliavo a porre un limite finale alla linea del tempo. Prima di incontrare ed accettare Gesù nella mia vita, per visualizzare il mio passato, osservare il mio presente ed immaginare il mio futuro, disegnavo mentalmente una linea retta, con un margine a sinistra che indicava l’inizio del mio passato, uno “più o meno” al centro per il qui ed ora ed un margine a destra che sanciva la fine della mia vita. I margini erano evidentemente la mia data di nascita, il giorno corrente e la data “XX/XX/XXXX” della mia morte. Tre date “certe” per tutti gli esseri viventi sul pianeta terra, con un’unica differenza: l’ampiezza dei due “segmenti”. Il primo, presente/passato è misurabile con certezza, il secondo, presente/futuro è vissuto con la sola certezza della sua fine. Ciascuno di noi infatti sa esattamente quanto tempo ha vissuto sino ad oggi, ammesso che le unità di misura convenzionalmente usate siano corrette ma nessuno può sapere quanto ancora ci resta da vivere. Ed ecco che allora cominciamo tutti, prima o poi, ad interrogarci sul perché siamo venuti al mondo, sulle scelte compiute sino ad oggi , sui risultati raggiunti e su quelli mancati e sulle nostre aspettative future. C’è chi si focalizza maggiormente sul segmento presente/passato, chi solo sul presente e chi invece sul segmento presente/futuro. Non esiste a parer mio una collocazione migliore di un’altra; esistono solo percezioni del tempo diverse tra loro. Io ad esempio, ho sempre mantenuto il mio “focus” sul presente, con lo sguardo costantemente proiettato avanti e quasi mai sullo specchietto retrovisore della mia vita. Non mi piace infatti vivere di ricordi, meno ancora di rimpianti e di rimorsi. Considero le esperienze passate come “accadute”, belle o brutte che siano. Il futuro invece mi attrae di più; per quanto incerto, rappresenta il tempo della speranza, dei desideri, dei sogni, ma anche del dubbio e della paura di finire chissà dove. Molte persone si avvicinano alla fede perché considerano la vita come un dono di Dio, oltre che un risultato biologico, frutto del meraviglioso lavoro di sinergia compiuto da nostri genitori. Pur condividendo questo pensiero, per me non è stato proprio così; io mi sono avvicinato alla Parola di Dio, pensando più alla morte che alla nascita. Infatti mi chiedevo spesso: “… ma è possibile che Dio mi ha donato la vita per poi un giorno riprendersi il regalo? Che senso ha vivere nella consapevolezza di dover morire?” Domande inquietanti, a cui ho attribuito una ricca varietà di risposte; nessuna di queste però mi dava “certezze”. Ora ho capito che una certezza c’è: si chiama “eternità”. Sono finalmente certo che esiste una dimensione temporale più ampia, che va ben oltre il futuro, che è più del futuro, perché eterno vuol dire “senza fine”. La Bibbia è davvero incoraggiante in questo senso; siamo tutti creature di Dio. Se crediamo in Lui diventiamo Suoi figli e chi diventa Suo figlio, sarà anche Suo erede e vivrà accanto a Lui per sempre. Ecco perché sbagliavo a porre un limite finale alla linea del tempo. Quella linea retta che disegnavo nella mia mente non ha nessun margine destro; prosegue all’infinito verso la vita eterna. Ora dunque ho una prospettiva temporale diversa e a quelle “benedette” domande, so esattamente cosa rispondere: Dio mi ha donato la vita terrena perché cosi ha voluto e per darmi la libertà di scegliere come, dove e con Chi continuare a vivere in eterno. Oggi sono perplesso quando incontro persone convinte che con la morte fisica tutto finisca. Se fosse davvero così, vivere secondo i principi dell’uomo anziché di Dio, tutto sommato sarebbe un rischio calcolato. Purtroppo così non è; l’eternità esiste per tutti, anche per coloro che non credono. Al termine dei nostri giorni sulla terra, dovremo tutti inginocchiarci dinanzi a Dio per il giudizio finale. In quel momento, ci troveremo dinanzi all’ultimo bivio; è per questo motivo che ti consiglio di decidere oggi quale strada intendi percorrere per l’eternità. Sappi però, che per coloro i quali non avranno creduto in Gesù Cristo, “la loro parte sarà lo stagno ardente di fuoco e di zolfo, che è la morte seconda” (Ap. 21:8).

Con “amore fraterno”, Antonio