SALIRE AL MONTE DELL'ETERNO
“Mediterò su tutte le opere tue, e ripenserò alle tue gesta” (Salmo 77:12)

Ci sono soltanto due cose che possono liberarci dal mondo ed emanciparci dalla sua tirannia, ponendoci al di fuori e al di sopra di esso: la meditazione e il sonno. Pensiamo a un uomo che vive in città, rinchiuso in una piccola casa, dalla quale non vede che i mattoni dell’edificio di fronte, senza neppure un frammento di cielo. Immaginiamo si tratti di un orologiaio, seduto nel proprio laboratorio, intento al lavoro, con un occhio chiuso e una lente d’ingrandimento nell’altro. Quel delicato meccanismo esaurisce la sua visuale e occupa tutti i suoi pensieri. L’uomo, illimitato e immortale, rinchiuso e costretto davanti ad un oggetto tanto piccolo. Non voglio dire che ci sia qualcosa di male: egli non raggiungerebbe determinati risultati se non impiegasse il massimo impegno nel lavoro che deve svolgere. Se però tutto si limitasse a questo le sue potenzialità andrebbero sprecate e del tutto inutilizzate. Al termine della giornata, l’orologiaio esce da quell’ambiente angusto, e oltrepassa le mura della città. Finalmente può aprirsi a ciò che lo circonda. Sopra di lui si dispiega la grande distesa del cielo: c’è un senso di libertà in quell’estensione infinita, quasi come se una porta della gabbia fosse stata aperta e il prigioniero fosse volato via. La fresca brezza gli va incontro. Quell’uomo sembra appartenere a un altro mondo, nel quale la piccolezza si perde e l’egoismo viene dimenticato, un mondo in cui la memoria fa tesoro del passato e lo colma di gratitudine, come le luci che illuminano il cielo quando il sole è tramontato. Una nuova speranza risplende, come le stelle che si radunano sopra la sua testa, e il gentile buio della sera rimprovera la febbre della vita, scaricando il suo peso. La meditazione è in grado di compiere questo per noi. Ci affranca dalle piccolezze della vita: dischiude in noi facoltà nuove e più preziose. Contrassegna l’evasione dalla prigione in cui noi stessi ci siamo infilati, al fine di librarci verso il cielo. Meditare la Parola di Dio significa salire al monte dell’Eterno, all’aria aperta, dove la terra arretra e si nasconde tra la nebbia, e dove Dio scende per parlarci, per far passare davanti a noi la Sua benignità.